"...E nella vita ci sono più cose di quel che è contenuto in qualsiasi particolare credo, filosofia, punto di vista, forma di vita o che altro, sicché non si dovrebbe mai essere ammaestrati a dormire nella bara di un particolare insieme di idee, giorno e notte, e un autore che presenta una tesi ai suoi lettori non dovrebbe mai essere così miope da credere che non ci sia più nulla da dire."
Paul K. Feyerabend, 1989
"Non ebbi con Dilke una disputa, ma una discussione su diversi argomenti: molte cose mi si agitavano nella mente e ad un dato punto fui colpito dall'idea di quale dovesse essere, soprattutto in Letteratura, la qualità essenziale dell'Uomo dell'Effettività, qualità che Shakespeare possedeva in modo così eminente. Mi riferisco alla Capacità Negativa, cioè quella capacità che un uomo possiede se sa perseverare nelle incertezze, attraverso i misteri e i dubbi, senza lasciarsi andare ad una agitata ricerca di fatti e ragioni."
J. Keats, 1817
"Si potrebbe fissare il prezzo dei pensieri. Alcuni costano molto, altri poco. E con che cosa si pagano i pensieri? Io credo così: con il coraggio."
Ludwig Wittgenstein,
Wilfred Bion, negli anni '70, in "Attention and Interpretation. A scientific Approach to Insight in Psycho - Analysis and Groups" proponeva la "PSICOANALISI SCIENTIFICA" per superare l'impasse seguente:
"L'importanza dell'inconscio non deve renderci ciechi sul fatto che, oltre alle nostre memorie e desideri inconsci trattati psicoanaliticamente, esiste il problema di come trattare i nostri desideri e ricordi coscienti. Che genere di è necessaria per la conoscenza."
Il titolo della nostra relazione "La memoria come sogno", è una espressione linguistica non esaustiva di "Dream - like memory".
Anche le definizioni dell' Oxford English Dictionary, (second edition, vol. IV, 1989) di Dream - like, (a.) come: Like a dream; unsubstantial, vague, shadowy, or ideal, as a dream, non ci sono di molto aiuto.
Potremmo intendere dream like memory, in italiano, come una memoria che condivide caratteristiche proprie del sogno.
Bion usa questa espressione nel libro, sopra citato, alla pagina 95 della edizione italiana:
"La memoria sognante (per noi ) (dream - like memory) è la memoria della realtà psichica, ed è la stoffa di cui è fatta l'analisi. Invece, quella che è in relazione con uno sfondo d'esperienza sensuale non è adatta ai fenomeni della vita mentale, i quali sono senza forma, intangibili, invisibili, inodori, senza gusto. Questi elementi psichicamente reali (nel senso di appartenere alla realtà psichica) sono ciò con cui l'analista deve lavorare. (É) il sacrificio della memoria e del desiderio conduce alla crescita della sognante, che è una parte dell'esperienza della realtà psicoanalitica. La trasformazione dell'esperienza emotiva in crescita mentale dell'analista e dell'analizzando accresce le difficoltà che ambedue incontrano nel ricordare ciò che ha avuto luogo; l'esperienza, nella misura in cui contribuisce alla crescita, cessa di essere riconoscibile, se non viene assimilata, essa si aggiunge agli elementi che vengono ricordati e dimenticati. Il desiderio ostacola la trasformazione dal conoscere e dal capire all'essere, ostacola K 0" (pag.97).
Bion (1987) esplicita con ancora maggiore intensità questo concetto più volte in Cogitations (pag.290): "Lo psicoanalista dovrebbe ripromettersi di raggiungere uno stato mentale tale da sentire, ad ogni seduta, di non aver mai visto prima quel paziente. Se sente di averlo già visto, sta trattando il paziente sbagliato."
"La Memoria in quanto registrazione dei fatti porta sempre fuori strada, poiché è distorta dall'influenza di forze inconsce. I Desideri interferiscono con l'operazione mentale del giudizio, perché portano la mente a distrarsi quando invece l'osservazione è essenziale. I Desideri distorcono il giudizio in quanto selezionano ed eliminano del materiale da sottoporre a giudizio."
Ed ancora nel 1976 scriveva ("A proposito di una citazione tratta da Freud"): "Voglio che il lettore si unisca a me e cerchi di raggiungere le stesse profondità di ignoranza che io sono riuscito a raggiungere, tornare a uno stato mentale denudato il più possibile di preconcezioni, teorie ecc. Quello che sto chiedendo è veramente una specie di gesto di acrobazia mentale."
Per questa acrobazia mentale la rete di salvataggio, per Bion è la "Griglia" che è stata, a nostro parere "validata" dalle recenti scoperte delle neuroscienze.
Dalla letteratura più recente al riguardo, si evidenziano diversi tipi di memoria, quella "procedurale" e quella "dichiarativa" (Squire, 1986).
Secondo Franco De Masi (2000) l'ipotesi quasi certa, è quella dell'esistenza di una memoria inconscia o implicita; anzi di più memorie di esperienze immagazzinate inconsciamente, ognuna delle quali é operante all'interno di differenti sottosistemi. Inoltre l'emotività ha una vita inconscia, separata dai sistemi di elaborazione superiore, che sono presenti nel pensiero, nel ragionamento e nella coscienza.
Per Le Doux la memoria implicita è la MEMORIA EMOTIVA, ovvero una memoria basata sull'emozione creata da una paura. Questo processo mentale interagisce con la MEMORIA DICHIARATIVA (filogeneticamente più recente), che è il processo conscio con cui viene riportata alla mente una precedente esperienza.
L'inconscio delle neuroscienze coincide con l'inconsapevole e non con il rimosso: è semplicemente inconscio emotivo e pertanto è ben lontano dall'inconscio dinamico freudiano.(De Masi F., 2000)
Possiamo immaginare la dream-like memory compresa tra la memoria emotiva, situata in aree filogeneticamente più antiche dell'encefalo quali l'amigdala, e la memoria dichiarativa mediata dall'ippocampo e da aree della corteccia cerebrale più recente.
La "acrobazia mentale" che Bion raccomanda al suo lettore ha un antecedente sia in S. Freud, la lettera a Lou Andreas-Salomè del 25 maggio 1916: "So di essermi artificialmente accecato mentre lavoro allo scopo di concentrare tutta la luce sull'unico passaggio buio" e sia nello scritto della M. Klein del 1927 (Contributo a un simposio sull'analisi infantile 1927): "Se si affronta l'analisi infantile con mente sgombra si riescono a scoprire anche i mezzi e i modi di accedere alle profondità più recondite."
Noi crediamo che Bion non contraddica quanto Freud aveva affermato riguardo al sogno in psicoanalisi, piuttosto riteniamo che Bion ampli le concezioni freudiane aggiungendo al concetto di quello di . (*)
Il materiale inconscio pre - verbale deve essere continuamente sottoposto al lavoro del sogno, che opera fuori dalla coscienza. Bion si occupa della nascita delle emozioni, della simbolizzazione affettiva, delle basi della vita psichica e ritiene il sogno, come l'inconscio, una comunicazione intrapsichica e interrelazionale e non una costruzione da interpretare. (De Masi F., 2000)
Parthenope nel seminario romano del '98, "Il sogno", sostiene che: "Bion aveva l'idea di un flusso di incoscienza, non nel senso di essere incosciente, ma nel senso di non essere consapevole. (É) Si può dire che noi sogniamo sempre, ma non siamo sempre consapevoli dei nostri sogni. (É) Bion ha teorizzato un concetto che ha mutuato da una idea francese che è quello della (É) Bion ha preso questa idea (rêverie materna) e l'ha importata dentro la psicoanalisi con l'idea di lavorare ". Questo, (senza memoria e senza desiderio), è per Parthenope: "É qualcosa che si collega credo con l'infanzia di Bion in India e con un incontro con una cultura che aveva dei tempi molto diversi dai nostri, comunque molto diversi dalla cultura inglese dell'epoca. (É) Bion proveniva da una famiglia che non era strettamente inglese, anzi era molto poco inglese in realtà, (É) era una sorta di ibrido euro-asiatico. Ibrido che si è rivelato molto importante nello sviluppo ulteriore di quello che era allora un bambino; perché Bion ha certamente assorbito moltissimo della cultura indiana."
Infatti Bion nasce nel villaggio attualmente chiamato Muttra nel 1897, che era l'antica Mathura, città "santa" luogo di sincretismo religioso in quanto cara sia all'Induismo (Krishna), che al Buddismo, che successivamente all'Islam. Terra dove il tempo è scandito dal succedersi dei monsoni, aspettati e temuti. Luogo dove la parola hindi "Kal" significa sia ieri che domani.
Riteniamo che quando Bion dice che il pensiero non ha bisogno di nessuno che lo pensi, esprima in sé quella parte della cultura indiana che ricerca il perfetto raccoglimento e " l'in Ð centramento" della attenzione (samâdhi).
A questo proposito M. Epstein sostiene che: "Quando Freud parlò del sentimento oceanico come apoteosi del sentimento mistico, e quando Fromm esaltò il benessere come risultato della meditazione buddhista, trascuravano un punto semplice ma essenziale; la meditazione non si limita a creazione di stati di benessere, ma riguarda anche la distruzione della credenza in un sé dotato di esistenza intrinseca".
Lo stesso titolo, della trilogia romanzata del pensiero psicoanalitico di Bion, "Memoria del futuro" ("Il sogno", "Presentare il passato", "The dawn of oblivion") risente della cultura indiana.
In India il "sogno", nella sua dimensione cosmogonica racchiude passato - presente - futuro, simboleggiando un "tempo" sospeso, fantasma all'interno del "dio Ð sognante".
Il sogno "Éappartiene al dominio delle cose che sono e insieme non sono, chiamato alternamente (mayavirupa) nella letteratura brahamanica, (sambhogakaya) nei testi buddisti e taosticamente espresso con l'ideogramma che designa il mutamento ." (G.Marchianò,1984)
In India si ritiene che la "vera conoscenza" non sia raggiungibile attraverso processi razionali, anzi, la "ragione", distoglie, satura la possibilità di conoscere. La vera realtà quindi è avvicinabile solo distanziandosi dallo stato di veglia, immergendosi in una dimensione meditativa - contemplativa della mente, più vicina a quella del sogno.
Nella cultura indiana lo stato di "sogno" è uno stato intermedio tra il "sonno profondo" e quello della "veglia"; nel passaggio dal sonno alla veglia attraverso la fase mediatrice del sogno, in cui si plasmano le forme virtuali, Vißnu si rende conto che queste forme sono una proiezione di se stesso, il che è agli antipodi della nostra percezione ordinaria in cui le forme si mostrano fuori di noi. (G.Marchianò, 1984)
L'Occidente, in contrasto con l'Oriente, ha trascurato la dimensione onirica quale strumento di conoscenza, privilegiando lo stato di veglia.
Con S. Freud c'è un recupero della dimensione onirica, sia come via privilegiata per la ricerca interiore, per avvicinare materiale inconscio, ma anche come filo conduttore verso l'ignoto, l'insondabile: "Ogni sogno ha perlomeno un punto di insondabilità, quasi un ombelico attraverso il quale è congiunto all'ignoto"; ed ancora : "Anche nei sogni meglio interpretati è spesso necessario lasciare un punto all'oscuro, perché nel corso dell'interpretazione si nota che in quel punto ha inizio un groviglio di pensiero onirici che non si lascia sbrogliare, ma che non ha fornito altri contributi al contenuto del sogno. Questo è allora l'ombelico del sogno, il punto in cui esso affonda nell'ignoto". (S.Freud, 1899)
Possiamo riconoscere che l'esperienza del ha da sempre incantato ogni forma di cultura e civiltà. Si tratta infatti di una esperienza ubiquitaria e fondamentale, che, in Oriente, è stata affiancata alla dimensione contemplativa, in Occidente invece, ha trovato nel linguaggio della poesia ed artistico in generale, un modello preferenziale di espressione. A questo punto ci piace citare Virgilio che nel VI canto dell'Eneide dice che:
"Gemelle sono le porte del sogno: si dice che l'una sia di corno, dalla quale escono facilmente le vere ombre; l'altra splendente, delicatamente lavorata in bianco avorio, è quella per la quale i mani mandano in terra i falsi sogni."
Borges nel 1985 così commentò questi versi di Virgilio:
"A giudicare dalla scelta dei materiali si direbbe che il poeta abbia oscuramente intuìto che i sogni che prevedono il futuro sono meno preziosi dei sogni fallaci, invenzione spontanea dell'uomo che dorme."
Per quanto riguarda il Bion, definito "mistico", a nostro parere è un pensatore, che da storico, ha preso in considerazione la "memoria del passato", da psicoanalista prende in considerazione la memoria primordiale(**), il protomentale(***), gli elementi C della Griglia(****) (pensieri onirici, miti, sogni). Quello che ritiene Bion vada cercato, attraverso l'atteggiamento mentale del "mistico" o "genio" o "scienziato", è la Realtà Psichica "O", che è il più possibile "a - sensoriale".
A nostro parere vale per Bion quello che Gargani (1999) scrive a proposito di una affermazione di Wittgenstein riguardo : "ÉNon abbiamo a disposizione subito la verità (altrimenti non esisterebbe nemmeno il suo problema), e nondimeno ogni volta nella verità bisogna trovarcisi già da sempre. (É) La verità nella quale dobbiamo già trovarci e abitare, per poterla esprimere, è uno stato che è acquisito attraverso una spietata disciplina interiore; dunque non attraverso un passivo atteggiamento estatico, ma attraverso il lavoro dell'assoggettamento interiore di noi stessi."
Possiamo quindi affermare che la proposta di Bion di una psicoanalisi scientifica prende in considerazione un "allenamento della mente" attraverso cui si metta da parte la memoria, il desiderio, persino quello di comprendere e di guarire, per poter vivere ciò che ci propone l'incontro e andare a cercare la parte più "profonda" nostra e dell'altro (at-one-ment) "O".
Può questa "psicoanalisi scientifica" spaventare gli psicoanalisti?
Ancora oggi riteniamo valido il pensiero di A.Green che nella recensione di "Attenzione e Interpretazione" del 1973, affermava:
"Without any doubt, the psichoanalytic groups will put quite a show of resistence before they recognize themselves in Bion's descriptions".
Si può allora parlare della psicoanalisi scientifica come terapia anche se questa non si pone questo fine?
Può tollerare lo psicoanalista e l'analizzando il terrore della follia che un simile approccio inevitabilmente suscita?
Si pone allora un conflitto etico e si può dire che questa disciplina può essere praticata solo da uno psicoanalista che si è sottoposto con rigore a questo apprendimento; è raccomandabile soltanto allo psicoanalista che sia stato condotto dalla propria psico - analisi, almeno a riconoscere le posizioni schizo - paranoide e depressiva.
Le raccomandazioni di Bion (astensione dalle percezioni sensoriali e dalle esperienze ad esse connesse), ricordano i suggerimenti dello yoga nella tradizione indiana dove si tende a "con-iug-are", a congiungere parti di sé superando momenti "catastrofici" e paure.
Nel 1,15 yoga sutra:
"il distacco è il risultato che raggiunge chi ha cessato di sentir sete per gli oggetti veduti o uditi e controlla gli oggetti (dei sensi)."
Nel 1,43 yoga sutra:
"La (più alta) samâdhi (estasi) senza ragionamento verbale è raggiunta quando la memoria è purificata da tutti i (materiali) attribuiti (e) può fermarsi sulle idee (universali, in se stesse) senza aggiunzioni individualizzanti." Pataòjali
L'intero sistema yoga è basato sul concetto che la mente è il principale fattore che ci lega alla terra e ci libera, ad un tempo, dalla schiavitù di tutte le forme. Perciò la disciplina yogica s'incentra sull'arte del controllo mentale, della purificazione della mente e della scienza mentale attraverso cui possiamo ottenere la "gnosi".(É) Le varie forme di "estasi meditazionale" sono raggiunte a vari livelli, di cui il più basso è il livello verbale, vibrazionale, razionale; il più alto è lo stato di contemplazione dell'idea pura senza parola, di là dalle parole, dai nomi e dalle forme, quell'idea pura che è descritta quando si raggiunge il : "estasi - meditazionale" (non argomentativa). ( A.Elenjimittam, 1984)
Per lo Yoga Sutra, lo yoga è "soppressione delle modificazioni della coscienza", per accedere al samâdhi: identificazione, unione piena fra il conoscente, l'atto del conoscere e l'oggetto conosciuto. Il samâdhi (che significa unione) è possibile solo se la coscienza "viene progressivamente permeata dall'istante di arresto della propria attività". In altre parole, la verità si situa non in un pensiero, ma nel vuoto fra due pensieri, e in tale vuoto, in tale silenzio è possibile rimanere più - che - coscienti. (G.Comolli, 1994)
Vi sono numerosi modi di dire silenzio nella Hindi (una delle lingue indiane moderne), per esempio, come più significative, abbiamo le espressioni món e sannâta, entrambe di derivazione sanscrita.
Sannata è un termine che esprime oltre a silenzio anche uno stato vicino alla paura, terrore, shock, costernazione, ed esprime un suono penetrante che ha l'effetto "ipnoide" del rumore del vento o della pioggia.
Món deriva dal sanscrito mauna, sostantivo neutro, "silenzio" la condizione nella quale l'Unione può veramente realizzarsi. Il silenzio onnicomprensivo del Sé. Il silenzio che simboleggia ed esprime la Coscienza dell'Assoluto, cioè la consapevolezza dell'Identità con Brahman - nirguna (senza attributi), è uno dei tre attributi del Conoscitore o del samnyasin (il Rinunciante: colui che ha fatto voto di rinuncia alle illusioni del mondo).
Mauna deriva a sua volta da Muni ( sostantivo maschile, "asceta che pratica il silenzio", colui che conosce il valore del silenzio). Questo stato di silenzio mauna è uno dei tre attributi, secondo Îankara, delle tre funzioni proprie del Samnyasin quale Conoscitore (jnanin) e possessore della Conoscenza.
I tre attributi del Samnyasin infatti sono:
o fanciullezza mentale (in senso positivo), purezza, non espansione, noi potremmo dire ;
o sapienza, si riferisce alla funzione dell'insegnamento in quanto è qualificato ad impartire l'istruzione (upadesha) nella Conoscenza;
o perfetto silenzio, nella mente, nella parola e nell'azione. (Glossario sanscrito, 1988)
Non consideriamo queste delle divagazioni più o meno erudite, ma piuttosto riteniamo che sia, come dice Lorena Preta " indispensabile nell'attuale momento di crisi di un sapere acquisito il fare ricorso in maniera più diretta a campi contigui della propria ricerca e qualche volta anche molto distanti, senza per questo temere la confusione, anzi esaltando quel fenomeno di che sembra essere inizialmente molto fecondo."
Corrao, nel commentare il primo volume di "Memoria del futuro" - "Il sogno", ritiene l'enigma della conoscenza, racchiuso all'interno del mitologhema del , "luogo di contraddizioni, anzi emblema simbolico della contraddizione, al di là delle divaricazioni e divagazioni letterarie e delle loro sfumature interpretative, lascia scorgere una coerente di senso, metaforica e mitica insieme, che consente l'esperienza di un perturbante Ergriffenheit, cioè di un enigmatico, oscuro , dominati, attratti e guidati da una verità che supera l'Intelletto e la Coscienza."
Possiamo immaginare la per Bion come una sorta di bussola, la lanterna che illumina il cammino, ma che cosa racchiude al suo interno quale è il suo flusso di senso? E' veramente come un labirinto (edificio di pietra degno di ammirazione), al cui interno canali di movimento coreici ne sottolineano la componente dinamica e trasformativa.
Non si torna indietro dal labirinto, dice Massimo Raveri, si esce trasformati.
Egli (1992) sostiene che "L'asceta comprende che il mostro sono i fantasmi, le angosce della sua mente, risvegliate nella meditazione dal del suo inconscio. Se è riuscito a dominarne l'orrore, può davvero. (É) Pensare è entrare nel labirinto, più esattamente è far essere e apparire il labirinto. (É) Nel labirinto non ci si perde, ci si trova. è dunque la soluzione della sfida di conoscenza; ma questa verità, così essenziale, e chiara, ha la forma logica di un , è una proposizione autoreferenziale che ingenera un circolo vizioso e infinito. E' un altro enigma".
"...We are such stuff
As dreams are made on; and our little life
Is rounded with a sleep..."
W. Shakespeare, "The Tempest"
NOTE
(*) Il lavoro - del - sogno - è continuo, giorno e notte. Esso opera sulla base degli stimoli che riceve, i quali provengono dal di dentro e dal di fuori della psiche. (Bion, Cogitations, p. 82)
(**) Il si stratifica sul pensiero embrionale (quello che provvede a collegare le varie impressioni sensoriali e la coscienza).
"La MENTE PRIMORDIALE è una reliquia di parti del nostro retaggio ancestrale come la fessura branchiale, indizi di una struttura anatomica da pesce, o di una coda rudimentale." (Bion, 1978, "Discussioni con W. R. Bion", p.16, Loescher editore, Torino, 1984))
Invece il pensiero preverbale primitivo, che il neonato acquisisce alla nascita, è collegato alla funzione visiva e si esprime attraverso ciò che potremmo definire degli ideogrammi. Questa modalità di pensare è strettamente connessa alla capacità di eseguire introiezioni e proiezioni di oggetti ben armonizzati e, a forziori con la coscienza di averle.
(***) Protomentale. "Per spiegare ciò che accade agli assunti di base inoperanti ho postulato l'esistenza di un sistema proto - mentale, in cui attività fisica e attività psichica si trovano in uno stato indifferenziato; esso si trova al di fuori del campo considerato generalmente utile alla ricerca psicologica." ( Bion, 1961, "Esperienze nei gruppi", Armando Roma 1971, pag. 164).
(****) La griglia "è analoga a un regolo in fisica ed è formata a partire da una matrice di teorie allo scopo di agevolare l'osservazione e non come sostituto di essa". (Bion, 1970, p. 10)
La griglia segue il principio dell'ordinamento degli elementi secondo il sistema periodico di Mendeleev. In verticale sono elencati i singoli elementi, che vanno dai fattori più semplici del protomentale (elementi beta) ai fattori più astratti (calcolo algebrico); in orizzontale sono allineate, dalla più semplice alla più complessa, le funzioni del giudizio, dai primi gradini (ipotesi definitorie) fino ad arrivare alle conclusioni effettive del giudizio (azione). ( Gaburri E e Ferro A., vol. primo, p. 336, Trattato di Psicoanalisi, a cura di Semi A., Raffaello Cortina Editore, Milano 199
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05 Bion W. R.(1992) Cogitations. Armando Editore, Roma 1996.
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12 Bion Talamo P. "Il sogno", seminario tenuto il 10 giugno del 1998 presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università degli studi di Roma
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17 Borges J.L. "Libro di sogni" Franco Maria Ricci editore 1985
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24 Collezione Vidya, "Glossario sanscrito" AÏram Vidya, Roma, 1988
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