Nel sottogruppo, del cui lavoro sono stata relatrice in plenaria, era stata proposta la possibilità, da parte del conduttore, di orientare il discorso secondo vari livelli di analisi delle problematiche, oggetto di discussione: dalle manifestazioni di componenti individuali a quelle che riguardano gruppi eistituzioni, fino a considerazioni sulla diffusione del web a livello globale. I partecipanti sono stati anche invitati a tener conto della dimensione del problema in relazione alle età della vita, quindi del diverso impatto su adolescenti, adulti e anziani.
Il gruppo considera queste indicazioni, ma prevalentemente orienta la sua attenzione al continuum che va dai fenomeni emergenti nella vita quotidiana fino a quelli più specificatamente indicabili come patologici. Le prime produzioni sono di tipo metaforico e riguardano il mito della Sirena, il pericolo quindi della fascinazione.
Molti sono i contributi che si riferiscono a questo tipo di pericolo,e sono incentrati soprattutto sullidea che la frequentazione della rete implichi una perdita: una perdita di tempo (non cè più tempo per stare insieme), di fisicità (ci si parla da lontano, ma sono poi necessarie delle cartoline, qualcosa di fisico, quasi un surrogato di una stretta di mano). In seguito il gruppo passa ad evidenziare cambiamenti, che definisce patologici: il web mette tutti in relazione, ma nessuno è davvero impegnato in uno scambio, propone molti confini così imprecisi, da lasciare aperte immaginazioni e aspettative, fino alla megalomania o al delirio, oppure al contrario induce al ritiro autistico oppure voyeuristico fino alla perversione.
La domanda quindi sembra evolversi in questo modo: Il web viene vissuto a questo livello di sofferenza da personalità già predisposte a questi comportamenti patologici oppure è il web stesso che fa ammalare? Come un pendolo, ora le riflessioni del gruppo ritornano a visioni più felici dellutilizzazione della rete. Cè chi racconta di un nuovo e più intenso rapporto tra persone anziane e lontane da tempo, che ritrovano il gusto di stare insieme, di conversare su piccoli accadimenti della vita quotidiana.
A questo punto il gruppo parla di una dimensione etica, che va ancora cercata e che dovrebbe regolamentare i rapporti, porre dei confini (ci vorrebbe una patente come per guidare), in una situazione che per definizione tende allo sconfinato, alla non separazione, a soddisfare ogni esigenza, riducendo lo spazio e il tempo, in cui la frustrazione può stimolare limmaginazione, produrre metafore e fondare la possibilità di una creazione simbolica.
Alla fine tuttavia prevale lidea che Internet sia solo un amplificatore di fenomeni a livello individuale e culturale. Queste riflessioni mi hanno indotto a proporre in plenaria unestrema condensazione del lavoro del gruppo, utilizzando un verso di una poetessa, L. De Monticelli che scrive:
e lutto e meraviglia sono un nodo .... Laccoppiamento di queste due parole con un forte legame, un nodo, indica con grande evidenza il percorso fatto dal gruppo intorno a questo argomento: gli elementi, i vissuti di perdita non possono essere disgiunti (e qui sta la fatica psichica), della meraviglia, della scoperta di un nuovo modo di relazionarsi con il mondo.
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Annamaria Burlini
Via Ponchielli, 6
20129 Milano
E-mail: annamariaburlini@tin.it