La prima cosa che mi viene da ricordare è la sostanziale transgenerazionalità del gruppo: partecipano al gruppo persone che rappresentano cronologicamente le diverse tappe della rivoluzione informatica e della diffusione della presenza progressivamente sempre più quotidiana e ordinaria dei mezzi elettronici nella nostra vita. Da chi il computer lha scoperto nella maturità a chi lha ricevuto come regalo per la sua prima promozione scolastica.
Per avviare il lavoro del gruppo propongo una pista di riflessione che ho provato a costruire a partire dagli stimoli che mi giungevano dalle relazioni presentate nella mattinata, e che schematicamente potrebbe essere rappresentata da tre assi lungo i quali collocare tre diversi livelli di analisi:
- primo asse: dimensione individuale (soggettività), gruppale (relazioni) e sociale (rapporti)
- secondo asse: cicli di vita (bambini, adolescenti, adulti, anziani)
- terzo asse: potenzialità, patologie, regolamentazioni.
La proposta comincia a produrre le prime reazioni riflessive e il pensiero del gruppo oscilla tra la paura del grande fratello (Internet come strumento nato in ambiente militare) e il desiderio di una nuova forma di libertà (un anziano ritrova, attraverso la posta elettronica, il proprio fratello emigrato in America e ristabilisce una relazione fino ad allora affidata a rare lettere, che però erano anche un avvenimento).
Dopo racconti che mettono progressivamente in evidenza linevitabilità per molti di fare i conti con questa nuova dimensione della modernità, appare progressivamente allorizzonte il fantasma della Verità:
Cosa è vero e cosa è falso di ciò che appare sullo schermo del nostro computer quando siamo immersi nella Grande Rete?
- Come faccio a fidarmi di quello che vedo, sento e leggo?
- Chi mi tutela?
- Chi filtra le informazioni?
Si propone allora la questione morale del mezzo di comunicazione che sta invadendo le nostre case e i nostri luoghi di lavoro, si parla di etica per la deregulation, di patente per la gestione ciò che si nasconde (latente) dietro al monitor, si parla infine di educazione alluso del mezzo telematico.
Questo tipo di problemi si mettono in evidenza rispetto soprattutto alluso di Internet nellinfanzia e nelladolescenza: il computer come educativo/diseducativo
Si fa avanti anche il problema della percezione del tempo che cambia improvvisamente, cioè vola navigando nel mare del grande ipertesto telematico e qualcuno propone che, a proposito di educazione, si possa introdurre anche la modica quantità necessità derivante dalle potessibili dipendenze (e perversioni) che la rete fatalmente induce.
Il campo delle problematiche e delle patologie connesse alla diffusione del web, oggetto del gruppo, viene esplorato in modo molto puntuale, ma la paura che guida questo tipo di pensieri è spesso contrastata o forse negata, dalle riflessioni sulle esperienze buone, sulle potenzialità evolutive nella comunicazione e nella dilatazione della percezione del mondo che dalla finestra di Internet viene fornita a chi lo utilizza.
Credo che il contributo conclusivo di Anna Maria Burlini recorder del nostro gruppo abbia colto in modo pieno ciò che il tema aveva prodotto nelle riflessioni scaturite nel corso di quellora e mezza tra i partecipanti: E lutto e meraviglia
sono un nodo
Non ricordo se già allora avessi fatto questa associazione, in ogni caso la ripropongo qui ora: La perdita (il lutto) mi pare possa riguardare il passaggio epocale che Internet segna nella nostra civiltà, un passaggio che apre anche al timore (angoscia) di fronte alle meraviglie del futuro.
Mi viene in mente però che entrambe le cose, dice la poetessa, sono contenute nel nodo che in fondo è lelemento essenziale e costitutivo della Rete.
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Michele Presutti
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