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Atti del 1°Congresso OPIFER

"Prospettive relazionali in psicoanalisi"


Tavola Rotonda - Il corpo dentro e fuori

La comunicazione non verbale: considerazioni introduttive

Gianni Azzola



Come ben sappiamo la maggior parte delle comunicazioni umane sono di tipo non verbale. Watzlawick asserisce che il linguaggio non verbale o analogico definisce la relazione, al di là anche dello stesso contenuto della comunicazione.I segnali sul piano del contenuto e su quello della relazione possono essere congruienti e convincenti oppure incongruenti e confondere, facilitando o ostacolando il lavoro interpretativo e costruttivo della terapia.
Eppure la psicoterapia si concentra maggiormente sull'ascolto e sull'uso del linguaggio verbale, nonostante parole, sentimenti e pensieri siano tanto influenzati proprio dal non-verbale. Solo attualmente, anche per la riscoperta e la rivalutazione del contro-transfert, silenzi, gesti e suoni vengono valorizzati e riconosciuti attraverso le reazioni emotive e fisiche che suscitano dentro.
Non vengono, però, decifrati e colti quei segnali analogici, relativi ad affetti repressi o rimossi, che possono rivelare verità nascoste, a volte anche allo stesso paziente. La parola è sotto il controllo dell'io, può essere falsificata e già di per sè presenta precisi limiti espressivi in quanto precostituita. E' come se potessimo indossare solo abiti già fatti, che non sempre si adattano a noi. Il corpo, invece, è plasmabile e si esprime liberamente nell'ambiente, sotto la spinta delle due forze primordiali dell'espansione e della conservazione, l'una che si sviluppa in un ambiente favorevole, l'altra che tende a rompere il contatto con un ambiente minaccioso, per concentrarsi sui processi interni ( vedi leggi della fisiognomica e dell' orgonomia reichiana ).
Mentre la parola può mentire, il corpo non mente, anzi rivela, e nei suoi movimenti trovano spazio anche quegli affetti, che l'io rimuove dal pensiero e dall'espressione verbale.
Naturalmente conoscere il vocabolario del corpo può suscitare reazioni, atteggiamenti e utilizzi diversi. Da un lato può stimolare parti interne avide, predatrici che tendono a saccheggiare il corpo della madre, per fuggire la dipendenza e affermare il proprio potere e controllo su di essa, dall'altro lato può, invece, facilitare il contatto empatico col paziente e aiutarlo a fidarsi, al fine di migliorarne la consapevolezza di sè. Il paziente, sentendo che riusciamo a intuire il suo stato d'animo, anche senza esplicitarlo, può sentire anche maggior fiducia nella nostra capacità di comprensione e, quindi, anche in sè stesso.
La capacità di decodificare i messaggi non verbali permette anche di migliorare il "timing" dell'intervento terapeutico e di verificare se e come il paziente "incorpori" le interpretazioni, aprendosi o meno alla relazione, se e quando è opportuno o meno fornire una spiegazione, o se ciò potrebbe, invece, causare chiusure difensive anticipate ecc. ecc.
Dall'esame del corpo, osservandone la forma, la postura e gli atteggiamenti, possiamo dedurre il carattere, come ha scoperto W. Reich. Louis Corman ha invece dimostrato il rapporto tra viso e personalità, fondando la morfopsicologia.
Queste osservazioni sono però interessanti per un uso diagnostico.
Dalla paralinguistica,dalla mimica, dalla gestualità e dalla prossemica possiamo comprendere, invece, direttamente emozioni e sentimenti e manifestazioni di rifiuto o di gradimento, connesse a pensieri che subiscono una censura da parte dell'io razionale. La repressione dell'io provoca un accumulo di tensione in alcune aree particolarmente significative del corpo stesso, che deve essere scaricata attraverso il movimento, il grattamento e altri atti analogici. Questi movimenti di scarica tensionale sottraggono prezioso materiale. Essi non rappresentano altro che dei microagiti corporei, da recuperare come informazioni utili per il lavoro di elaborazione e di contenimento terapeutico.
La conoscenza di questo vocabolario diviene uno strumento indispensabile per arricchire il bagaglio comunicativo e interpretativo dello psicoterapeuta.

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