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PSYCHOMEDIA
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LIBRI - Recensioni e Presentazioni
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Roberto Speziale-Bagliacca
Colpa
Considerazioni su rimorso, vendetta e responsabilità
Casa Editrice Astrolabio, Roma, 2006
(24 euro, pp. 302)
Prefazione alla terza edizione di Jan de Viller
Prefazione alla terza edizione di Jan de Viller
Quando questo libro venne tradotto e pubblicato in lingua inglese, l'editore Routledge mi chiese un giudizio da introdurre sulla quarta di copertina: avendolo letto con avidità, pensai alcune cose che condensai in poche frasi. Scrissi che lo ritenevo un saggio che è insolitamente capace di appassionare, che a tratti commuove e diverte, mentre costruisce un passaggio obbligato verso un'ampia area del comportamento umano. Sono pagine che ci costringono a guardare in faccia alcuni antichi segreti della colpa. Aggiunsi che meritava di essere scoperto non solo da psicoanalisti e psicoterapeuti, filosofi e giuristi, ma anche dal comune lettore desideroso di allargare i propri orizzonti e, se mai ne esistono, da politici con istanze etiche.
Questo saggio di Speziale-Bagliacca è quanto mai avvincente: parte dalla Bibbia e da Freud, per poi attraversare ampi territori della cultura, occidentale e orientale, toccando Bach, Mozart e Rossini, non meno di Omero, Euripide e Shakespeare. Lungo il cammino imbarca un gran numero di personaggi diversi tra loro, da Chuang-Tzu a Kafka, da Conrad a Kierkegaard, da Dostoevskji a Proust, da Camus a Christa Wolf e Woody Allen; il tutto per arrivare a far comprendere le disarmoniche facce del 'marchio di Caino' che è impresso in ognuno di noi.
Ora che ho la possibilità di scrivere la prefazione alla terza edizione italiana, vorrei aggiungere qualcosa di meno generico. Speziale-Bagliacca ha innanzi tutto il merito di snidare, proporre alla discussione ma anche risolvere, alcuni dei grandi quesiti della psicoanalisi impostati e non risolti, quesiti che spesso si è preferito accantonare. Per esempio, di fronte al significato oscuro della frase "superamento della posizione depressiva" di Melanie Klein (che la stessa non ha mai chiarito e sulla quale si è recentemente rimuginato, a mio avviso a vuoto), l'autore, in maniera molto semplice e convincente, mostra come dietro di essa si celi proprio una chiave fondamentale per intendere il mondo della colpa, chiave che la Klein aveva solo intuito.
Speziale-Bagliacca porta a termine questo compito utilizzando la psicoanalisi stessa e la sociologia del potere (binomio già caro a Freud) e altre discipline: è così che il suo discorso si allarga e acquista un significato generale. Non credo che sia un caso che abbia impostato i suoi due saggi successivi in modo da costituire con questo una sorta di trilogia.(1) L'operazione è servita per completare gli argomenti solo accennati e per insistere, da angolazioni diverse, sui temi caldi sollevati da Colpa. Che sono molti. Ma la 'trilogia' ha un altro merito: descrive, nei suoi momenti essenziali, l'itinerario percorso dal movimento iniziato da Freud: dall'entusiasmo rivoluzionario dell'epoca pionieristica fino alla sua incorporazione da parte delle leggi del mercato. Di questo itinerario Speziale-Bagliacca mostra tutte le "pietre di inciampo", vale a dire i fatali fenomeni psicologici e sociologici che hanno prodotto lo psicanalismo deteriore.
L'autore insiste sulla necessità di abbandonare il mito di sé che la psicoanalisi, con il contributo dello stesso Freud, è andata costruendosi anche per negare talune difficoltà. Una operazione, questa, che ha l'ambizione di indicare un modello laico valido per smantellare ogni mito culturale e scientifico. La prima psicoanalisi non "guariva", contrariamente a quanto il mito dichiarava. Se una disciplina terapeutica non cura, riflette l'autore, si riduce a essere uno semplice caduco contributo alla storia delle idee. Cosa è avvenuto, allora? Perché oggi una certa psicoanalisi (da Freud ne sono derivate tante forme) è invece in grado di giovare veramente e stabilmente all'essere umano? Quali sono le teorie e le tecniche che hanno ostacolato, e ostacolano, questo risultato e quali quelle che lo hanno favorito? Questa sembra essere la domanda che sottende ogni pagina dei tre saggi, di cui questo volume crea le fondamenta.(2) Sì, perché - ci viene spiegato - l'individuo, che pure non deve ignorare i propri sensi di colpa, dalla colpa deve essere messo in grado di non farsi condizionare. Cosa che equivale a introdurlo a una più concreta e creativa disponibilità.
Diversamente da taluni storici critici della psicoanalisi, come Paul Roazen o Frank Sulloway, Speziale-Bagliacca, che pure ha un taglio storico assai critico, ricostruisce la crescita della psicoanalisi, così come i suoi arresti e i suoi arretramenti, senza un implicito giudizio morale. Al contrario, pur senza giustificare, mostra che gli errori erano tragicamente inevitabili e che ciò che conta è riconoscerli e cercare di porvi rimedio. Per questo scopo si serve anche delle caratteristiche psicologiche degli artefici della moderna psicoanalisi (qui soprattutto quelle di Winnicott e di Melanie Klein).
Sostiene che, a determinate condizioni (precisate nel dettaglio), occorre indagare la personalità dei capiscuola per comprendere in che modo i loro conflitti irrisolti abbiano influito sulle loro formulazioni teoriche e tecniche. C'è chi si è opposto a questo orientamento, vuoi ritenendolo qualcosa che non si deve fare tout court, perché lesivo della privacy dei maestri, anche se la loro storia è nota e loro sono defunti da tempo, vuoi sostenendo che sarebbe possibile fare una storia critica della psicoanalisi senza ricorrervi. Quest'ultima posizione a me personalmente sembra contraddetta dal fatto che il coinvolgimento emotivo che Speziale-Bagliacca ottiene, al pari di altri autori come Robert Rodmann biografo di Winnicott e Charles Strozier biografo di Kohut, va a tutto vantaggio di una comprensione penetrante non puramente intellettuale. E' la lezione ripresa da Antonio Damasio. E' solo sollevando quella giusta dose di emozioni che scaturisce dalla descrizione delle loro vicende umane, spesso drammatiche, e del loro modo d'essere analisti, che ai leader carismatici vengono restituiti quei tratti umani che li rendono più avvicinabili, più vicini a ognuno di noi. Si tratta di sottrarli al tempo chiuso del mito.
Riprendendo questo punto sull'International Journal of Psychoanalysis, Almatea Kluzer sottolineerà un altro vantaggio messo in risalto da Speziale-Bagliacca: solo scavando nel suo intimo è possibile individuare l'ideologia di un autore e le sue ricadute sui rapporti umani che ha intrecciato.(3) Evidenziare questi rapporti risultano essenziali perché, dopo tutto, le teorie di ogni scienza umana traggono origine dall'esperienza, come avvertiva Bion.
Non avrei dubbi nel dire che l'apporto maggiore di questo lavoro è quello di aver mostrato che la colpa non è unicamente uno stato psicofisico o un concetto legale e morale, ma è anche un modo onnipotente di pensare che induce a determinate reazioni (è una 'logica', una "visione del mondo"). A questa logica se ne contrappone un'altra che viene qui chiamata della responsabilità tragica. La prima giudica, la seconda cerca di capire le molteplici cause in gioco. E' quest'ultima che occorre assumere per venire a capo dei conflitti creati dalla colpa. Ma l'impresa deve superare non pochi ostacoli e non tutti ce la fanno.
Qual è l'incidenza nella vita d'ogni giorno di questa verità? L'autore parte dal fatto che la psicoanalisi, dimostrando l'esistenza attiva dell'inconscio, sede di scontri, ha rivelato che siamo psicologicamente determinati da forze che si oppongono alle nostre libere scelte, vale a dire che il nostro Io non è padrone in casa propria, come diceva sinteticamente Freud. Questo fatto, spesso non sondato a sufficienza anche dagli psicoanalisti, mina alla radice il concetto di libero arbitrio su cui si fonda la convivenza del mondo occidentale, nonostante le numerose voci che si sono levate a dissentire, da Galeno di Pergamo, a Hume, ai giuristi dell'Illuminismo. Il capitolo terzo di Colpa è di per sé un saggio esemplare. Scritto con talento narrativo, riesce a prendere per mano il lettore e fargli afferrare, attraverso lo straordinario caso di un paziente, proprio quest'ultima che è la più spinosa delle questioni. In sintesi: siamo liberi o determinati da forze più grandi di noi? E, se è vera quest'ultima ipotesi, che ne è della responsabilità, dell'importanza dell'impulso a riparare e a espiare? Sono i temi sui quali da secoli la cultura europea non solo si divide, ma sovente sembra avere idee confuse.
Nella Prefazione all'edizione inglese, Frank Kermode faceva notare che l'abbondanza di informazioni sul controtransfert di questo libro è un punto di interesse generale: "Si tratta di un fenomeno di particolare interesse perché sembra abbia dichiarato la sua presenza piuttosto tardi nella storia e nella teoria della disciplina", un fenomeno che implica una relazione tra analista e analizzato ben diversa di quanto si fosse ipotizzato agli inizi ma che pure "ha forti analogie con altre situazioni come il rapporto tra insegnate e allievo".(4)
Forse una chiave riassuntiva per comprendere Speziale-Bagliacca è una certa idiosincrasia che prova per gli stereotipi, sia che riguardino i miti e le tradizioni, sia che prendano di mira le interpretazioni letterarie o altro. In Colpa troviamo un 'interludio' in cui questa intolleranza per i luoghi comuni si manifesta: mi riferisco al capitolo dieci dove l'autore smentisce la capacità di re Salomone di scoprire la vera madre nel celebre episodio del Giudizio biblico.
Questo libro convoglia e restituisce le sfumature della colpa: a una prima lettura non è facile tenerle costantemente presenti, per cui il lettore può incorrere in fraintendimenti; inoltre l'autore evita ogni forma di ipocrisia e questo può aggiungere qualche turbamento.
Quando uscì la prima edizione di Colpa, John S. Bailey su L'Indice consigliò due itinerari, una lettura senza note e una seconda con le note.5 Io suggerirei una modifica: le note sono per lo studioso (l'autore è un professore universitario e doveva avere in mente le esigenze del ricercatore), invece il lettore comune ha comunque due possibili letture, una difilato per apprezzare la piacevolezza con cui questo libro riesce a catturare su temi così ardui, e una seconda lettura, questa volta con soste, come si conviene ai libri da tenere sul comodino e centellinare con una particolarissima attenzione.
Note:
1) Freud messo a fuoco. Passando dai padri alle madri (Bollati Boringhieri, 2000) e Ubi maior.Il tempo e la cura delle lacerazioni del Sé (Astrolabio, 2004).
2) In particolare a questo tema trattato in Colpa, è dedicato il saggio Ubi maior.
3) Recensione a Ubi maior, Int. J. Psychoanal., 86, 5, 2005, 1505-1510.
4) Frank Kermode, Forward, in Roberto Speziale-Bagliacca, Guilt, Revenge, Remorse and Responsibility after Freud, Hove and New York, Brunner Routledge, 2004.
5) L'Indice dei libri del mese, 5, 1998, p. 40.
Indice
Prefazione di Jan de Viller
Un rimando
CAPITOLO PRIMO
Una prospettiva antica
La funzione dell'analista
Colpa e peccato
Colpa e vendetta
CAPITOLO SECONDO
Uso e abuso della teoria
Le due colpe
Una critica
Le Erinni e il risentimento
La modalità persecutoria e l'onnipotenza
L'adulto figlio del bambino
CAPITOLO TERZO
Il "paradosso schizofrenico" e le due logiche
Anatomia della logica della colpa
La logica della colpa e il suo superamento
La colpa segnale
Logica manichea e creatività
CAPITOLO QUARTO
La ricerca di un nome
In preparazione di una querelle
Melanie Klein vista da Winnicott
"...dovrebbe conoscere Melanie Klein"
'Pining', 'concern' e la 'responsabilità 124
CAPITOLO QUINTO
La responsabilità
Una lettera alla propria analista
Argomento "ad hominem"
Un rifiuto responsabile
CAPITOLO SESTO
La pupilla si dilata: il controtransfert
L'analista specchio: prime incrinature
Le critiche del paziente
CAPITOLO SETTIMO
Il diavolo con le mammelle: un interludio
CAPITOLO OTTAVO
L'ideologia e la colpa
Il buon padre che nutre
Accettare e contenere
CAPITOLO NONO
Il doppio legame e la colpa
I codici e la colpa
Re Salomone
CAPITOLO DECIMO
Preconscio e coscienza
Il contenimento
La mente che contiene
La tenuta
CAPITOLO UNDICESIMO
Identificazione proiettiva e contenimento
L'attenzione e la colpa
La colpa e l'atmosfera
Conclusioni
Appendice: una nota ragionata sui termini
Post scriptum
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