In questa presentazione, il neo-direttore della rivista (Donnel B. Stern, che ha
preso il posto di Jay Greenberg dal numero
precedente) introduce e descrive brevemente tutti gli articoli del
fascicolo, che è dedicato alla memoria di Ruth Moulton e a uno dei temi che le
furono più cari, il rapporto tra psicoanalisi e femminismo. La Moulton fu una
delle analiste più importanti e più coinvolte nella storia del William
Alanson White Institute di New York, figura chiave anche a livello
amministrativo. Nell'articolo successivo Marylou Lionells ne racconta la vita in
modo avvincente, mostrando molto bene l'intreccio tra vicende teoriche,
istituzionali e affettive, queste ultime indispensabili per comprendere appieno
la storia di una disciplina. La Moulton iniziò la sua analisi personale nel
1941con Clara Thompson (che fu analizzata da Ferenczi), e visse in prima persona
tutte le prime grandi fratture istituzionali della psicoanalisi americana, prima
la scissione del gruppo di Karen Horney dal New York Psychoanalytic Institute
(quando, dopo le dimissioni, la Horney, William Silverberg e altri a cui era
stato negato il diritto di insegnamento uscirono in strada e marciarono lungo la
Fifth Avenue di New York tenendosi per mano e cantando inni libertari), e
poi quella tra la Horney e la Thompson a causa di Erich Fromm (per l'apparente e
incredibile motivo, anche se vi erano motivi più profondi e affettivi, che non
aveva la laurea in medicina, allora un requisito importante per gli analisti -
vedi la storia del processo, a questo proposito al sito http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt53-54.htm),
e poi la fondazione del W.A. White Institute di New York, la
collaborazione tra questo gruppo e il gruppo di Washington con Harry Stack
Sullivan, Frida Fromm-Reichmann, l'importante ruolo dei coniugi Rioch così via.
Si accenna anche ai rapporti informali che allora vi erano tra i pazienti e i
loro analisti, anche nelle note vacanze estive che questa comunità
psicoanalitica allargata era solita passare nella penisola di Cape Cod (nel
Massachusetts), attorno alla casa sul mare dei coniugi Thompson (la cui casa,
dopo la morte di Clara Thompson nel 1958, fu affittata proprio dalla Moulton che
continuò la tradizione delle riunioni con i cocktail pomeridiani sotto al
portico di fronte al mare). L'autrice di questo articolo (Marylou Lionells) fu
paziente della Moulton, e racconta anche di un invito estivo alla sua casa dove
fecero bagni in mare e passarono un pomeriggio insieme (e questo nonostante che
dal 1960 al 1970 la Moulton fosse direttrice severa e temuta del Training
Committee del W.A. White Institute - va segnalato anche che verso la
fine degli anni '60 il clima culturale cambiò e divennero meno ben visti i
rapporti informali tra pazienti e analisti).
Nell'articolo seguente, Stanley Cohen ci racconta che Ruth Moulton, assieme
ad Alberta Szalita, ebbe un ruolo molto importante a cavallo degli anni '70
anche nel riuscire a mantenere un rapporto di collaborazione e mutuo rispetto
tra il W.A. White Institute e il Columbia University Center for
Psychoanalytic Training and Research, un altro istituto di New York,
affiliato alla American Psychoanalytic Association (la Moulton e la
Szalita erano affiliate ad entrambi gli istituti). Sue Shapiro narra
approfonditamente la complessa affascinante storia del rapporto tra femminismo e
psicoanalisi interpersonale. Jane Flax traccia un profilo di tre importanti
prime donne della psicoanalisi interpersonale americana: Karen Horney, Clara
Thompson, e Ruth Moulton (per dare una idea della importanza di Ruth Moulton,
basti dire che una delle più prestigiose riviste culturali newyorkesi, il New
York Time Magazine, dedicò un articolo a lei come "psicoanalista
femminista") . Edgar Levenson ripercorre la storia della nascita della
psicoanalisi interpersonale alla luce della storia del femminismo. Michelle
Price Miletic analizza la eredità della Horney e le sue idee sulla psicologia
femminile. Emily Kuriloff affronta il tema del rapporto tra Sullivan e il
femminismo. E così via. Anche i libri recensiti i questo numero toccano temi
che hanno a che fare con tematiche per certi versi connesse: a parte la
biografia di Kohut scritta da Strozier (qui recensita), gli altri due
saggi-recensione sono su libri di Jack Drescher (un autore noto ai lettori di Psicoterapia
e scienze umane per alcuni suoi articoli pubblicati in italiano, vedi ad
esempio http://www.psychomedia.it/pm-revs/journrev/psu/psu-2001-3-a.htm)
su tematiche della omosessualità.
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