In questa
post-fazione Greenberg riprende tutti gli articoli del fascicolo, cogliendone
alcuni aspetti e discutendoli: commenta l'articolo di Sander Abend (che
interviene dal punto di vista della psicoanalisi classica, basata sulla teoria
del conflitto, sull'uso del controtransfert in senso tradizionale ecc.),
Beatrice Beebe & Frank Lachmann (che intervengono dal punto di vista della infant
research in psicoanalisi, dove l'interazione madre-bambino è vita come un
sistema diadico in cui "i processi di regolazione del Sé e dell'altro
emergono insieme in un modo reciproco e interpenetrante", per cui il
riferimento alla concezione relazionale della interazione terapeuta-paziente è
immediato), James Fosshage (che interviene dal punto di vista della Psicologia
del Sé e dell'approccio costruttivista), Jeremy Safran (che interviene dal
punto di vista della ricerca empirica, soprattutto sul concetto di alleanza
terapeutica, e si chiede ironicamente se la "svolta relazionale" e la
ricerca empirica possano essere considerate "strane compagne di letto"
oppure se possano essere unite in un "matrimonio post-moderno"), e
Stephen Seligman (che interviene dal punto di vista della osservazione del
bambino e della infant observation). Conclude questa rassegna di articoli
un saggio recensione di Lawrence Jacobson sui due ultimi libri di Mitchell: Il
modello relazionale: dall'attaccamento all'intersoggettività, del 2000,
e L'amore può durare? Il destino dell'amore romantico, del 2002. In
questo saggio-recensione viene messo in risalto come Mitchell nell'ultima fase
della sua vita, una volta che la cultura della prospettiva relazionale fu
consolidata e si impose con un fondamentale punto di riferimento che non poteva
più in alcun modo essere ignorata o liquidata dal vecchio establishment
o mainstream psicoanalitico (la Psicologia dell'Io), cioè usci da una
sua fase che possiamo definire in un certo qual modo "difensiva", poté
finalmente dedicarsi con maggiore attenzione ad evitare certi pericoli in cui
poteva incorrere il nuovo paradigma della psicoanalisi relazionale. Questi
pericoli consistono nel fare l'errore uguale e contrario che aveva fatto la
psicoanalisi tradizionale: liquidare troppo facilmente la prospettiva "individuale"
biologica, "pulsionale", in altre parole il contributo proveniente non
dalla cultura ma dalla natura dell'uomo. Se è vero che l'ottica relazionale
si è sempre dichiarata attenta ad una prospettiva "dialettica", che
tenesse conto di tutte le possibili variabili nella loro pluralità, sarebbe un
errore enorme a questo punto irrigidirsi in una posizione eccessivamente
settaria e parziale in senso relazionale. E' per questo che Lawrence Jacobson
intitola questo suo saggio-recensione "Il ritorno a Freud da parte di
Mitchell".
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