Questo
articolo discute le difficoltà incontrate dal terapeuta quando tratta pazienti
con disturbi dell'attaccamento con stile di tipo disorganizzato-disorientato.
Viene teorizzato che nello sviluppo precoce questi pazienti si ritirano dal
contatto autentico con le figure di attaccamento e si rifugiano in un mondo di
rapporti "fittizi" (fictive) come difesa da un ambiente materno
maligno e punitivo. Si formano di conseguenza modelli operativi interni (internal
working models) caratterizzati dal rapporto con questi oggetti fittizi che
rendono incoerenti le narrative di attaccamento. Questi modelli rimangono
fissati nella "conoscenza relazionale implicita", cioè nella memoria
procedurale, e si crea a una discrepanza tra questo tipo di memoria e la memoria
episodica esplicita. Il concetto di "oggetto fittizio", secondo l'autrice,
include aspetti dei concetti di "difesa morale" di Fairbairn, di
"modelli
operativi interni idealizzati" di Bowlby, di ãmodalità io-tu illusorieä
di Sullivan, di "oggetti falsamente idealizzati" di Riesenberg-Malcolm e
Roth, e della "inversione della funzione alfa" di Bion. L'articolo
si conclude con un dettagliato esempio cinico in cui viene bene esemplificata la
problematica discussa.
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