In questa lunga intervista (di quasi 60 pagine) Edgar
Levenson - a cui è dedicato ogni articolo di questo numero - parla del suo
percorso culturale e del suo modo di concepire la psicoanalisi e la psicoterapia
in generale. Levenson è una figura carismatica del William Alanson White
Institute, è un po’ considerato il principale teorico del gruppo, ed
autore di numerosissimi articoli su Contemporary Psychoanalysis e di tre
importanti libri: The Fallacy of Understanding del 1972, L’ambiguità
del cambiamento del 1983 (tradotto in italiano da Astrolabio nel 1985), The
Purloined Self del 1991 (in italiano è uscito anche il suo saggio Un
modello olografico di cambiamento psicoanalitico. Forte dei Marmi: Edizioni
Psichiatria e Territorio, 1989). Tra i tantissimi aspetti toccati in questa
intervista vi è l’influenza che ebbe su Levenson, agli inizi del suo percorso
di ricerca, Alfred Korzybsky, il fondatore della General Semantics
(infatti uno dei primi articoli di Levenson, del 1961, intitolato "Jam to-morrow
- jam yesterday. Cultural time perception and neurotic problem solving", fu
proprio sulla rivista ETC: A Review of General Semantics, organo della General
Semantics Society). Korzybsky, tra le altre cose, teorizzò il fenomeno per
cui più cresce l’ansia più aumenta il livello di astrazione, allo stesso
modo con cui - come diceva Clara Thompson, da cui Levenson andava in
supervisione - quando ci accorgiamo di pensare a un paziente in termini
diagnostici può significare che siamo già coinvolti in problemi
controtransferali. Questo tipo di osservazioni venivano utilizzate già negli
anni 1960 da Levenson per riflettere sulla natura della relazione
terapeuta-paziente e sui significati della "presenza" dell’analista di fronte
al paziente.
Questa intervista a Edgar Levenson, a cura di Irwin
Hirsch e Victor P. Iannuzzi, è preceduta da una introduzione di Victor P.
Iannuzzi e seguita da un elenco delle pubblicazioni di Edgar Levenson dal 1958
al 2003, sempre a cura di Victor P. Iannuzzi, e poi da interventi di discussione
da parte di Larry Friedman, Marylou Lionells, Arthur Feiner, Donnel B. Stern
(direttore di Contemporary Psychoanalysis),
John Gedo, Joseph Schwartz, Karen Maroda, Irene Fast, e Arnold Rothstein.
Alla fine c’è una risposta di Edgar Levenson e una "sinossi" dei vari
commenti a cura di Emily Kuriloff.
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