Questo numero speciale, curato da Phillip Blumberg e Irwin Hirsch, è dedicato al
rapporto tra la psicoanalisi e i media
(un tema che Blechner aveva annunciato nell'editoriale del n. 2/2008, dove
peraltro era stato già pubblicato un simposio sul "rapporto tra psicoanalisi e
arte, cultura e i media"; vedi la segnalazione a p. 432 del n. 3/2008 di
Psicoterapia e Scienze Umane). A un gruppo di scrittori, critici
letterari e psicoanalisti - sette in tutto: quattro psicoanalisti (Robinson,
Tylim, Celenza e Baht), due scrittori (Menaker e Hustvedt) e un critico
letterario (Konigsberg) - è stato chiesto di discutere il modo con cui la
psicoanalisi viene rappresentata in film,
romanzi, televisione, ecc., e in particolare di rispondere a quattro domande
riguardanti temi quali i seguenti: il lavoro dello psicoanalista viene ritratto
dai media in modo meno accurato di quello di altre professioni? Come mai
spesso gli psicoanalisti vengono rappresentati dai media in modo
negativo, caricaturale o immorale? Le tematiche che emergono nella relazione
paziente-terapeuta riflettono problemi generali della società? Vi sono esempi in
cui il lavoro dello psicoanalista è stato rappresentato in modo fedele e
rispettoso della sua complessità? Irwin Hirsch,
che è uno dei due curatori di questo numero speciale, nella sua discussione
finale commenta gli scritti dei sette autori invitati a intervenire, e tra le
altre cose osserva che la rappresentazione dell'analista che vediamo nei
media - spesso così distorta e caricaturale - sembra essere proprio una
proiezione inconscia del mondo interno dell'artista, quindi come nella
concezione tradizionale del transfert (mentre la prospettiva relazionale viene
postulata una sua co-costruzione). |