Questo articolo merita di
essere segnalato perchè si può ritenere un esempio di un trend oggi molto
diffuso, quello delle "confessioni" di aspetti personali della propria vita da
parte degli psicoanalisti. Qui non si tratta per la verità di una vera e propria
self-revelation o self-disclosure, poichè l'autrice racconta la
sua analisi fatta molti anni fa, quindi nel ruolo di paziente. Però si può dire
sia anche una self-disclosure nella misura in cui parla molto di episodi
privati della sua vita e dei propri genitori, in un certo senso insomma
"denudandosi" di fronte al lettore (viene in mente Įl'analista in mutandeČ di
cui ha parlato P.F. Galli a p. 154 del suo articolo "Tecnica e teoria della
tecnica in psicoanalisi tra arcaico e postmoderno", in
Psicoterapia e
Scienze Umane, n.
2/2006). In
breve, ecco il curioso episodio alluso in modo divertente dal gioco di parole
del titolo ("Lapsus linguae o scivolamento di lingua"): una volta il suo
analista mentre la salutava alla fine di una seduta la baciò e le mise la lingua
in bocca, e abbracciandola le fece ben sentire che aveva una erezione. Non solo,
ma lungo tutta l'analisi nè questo analista "ortodosso" nè la paziente parlarono
di questo episodio, come se non fosse mai accaduto. L'autrice è
Muriel Dimen, analista colta e nota
per i suoi numerosi contributi (tra i tanti suoi lavori si può ricordare il
libro
Sexuality, Intimacy, Power. Hillsdale, NJ: Analytic Press, 2003), e
questo articolo - lungo ben 45 pagine e di qualità letteraria - sembra anche un
pretesto per prendere in rassegna svariate problematiche della psicoanalisi. Gli
autori citati però sono così tanti e provenienti da contesti teorici storici
disparati, che si rimane un po' frastornati. A titolo di esempio, eccone alcuni:
Lewis Aron, Jessica Benjamin, Wilfred Bion, Dale Boesky, il Boston Group
di Daniel N. Stern, John Bowlby, Charles Brenner, Philip Bromberg, Judith Butler,
Marie Cardinal (autrice francese del libro del 1976 Le parole per dirlo),
èmile Durkheim, Michael Eigen,
Ronald Fairbairn, Sandor Ferenczi, Peter Fonagy, Michel Foucault, Glen Gabbard,
Erving Goffman, Andrè Green, Harry Guntrip, Otto Kernberg, Masud Khan, Heinz
Kohut, Julia Kristeva, Jaques Lacan, Jean Laplanche, Edgar Levenson, Joseph
Lichtenberg, Margaret Little, Hans Loewald, Joice McDougall, Herbert Meltzer,
Juliet Mitchell, Steve Mitchell, Tom Ogden, Owen Renik, James Strachey, Harry
Stack Sullivan, Daniel Widlocher, Donald Winnicott, ecc.; viene persino citata
Histoire d'O di Anne Declos (e l'analista viene liberamente chiamato "Mr.
O"). Di fronte a tale sfoggio di cultura (psicoanalitica e non), si paga però il
prezzo di una ridotta coerenza interna, come se le varie teorizzazioni fossero
accostate l'una all'altra in un susseguirsi di suggestive evocazioni. Non viene
citato, tra l'altro, il libro di Tilmann Moser del 1974 Lo psicoanalista sul
divano (Milano: Feltrinelli, 1975), che si può dire sia stato l'antesignano
del "genere", con la polemica che ne seguì circa la neutralità analitica, tanto
nella prefazione al testo scritta da Kohut quanto nella critica fatta poi da
Yela Lowenfeld;
interessante fu anche la posizione di Helmuth Dahmer, all'epoca direttore della
rivista tedesca Psyche, che sosteneva
che l'unico problema fosse la riuscita o meno dell'analisi di Moser (si rimanda
alla Nota redazionale della
rubrica "Tracce"
del n. 2/2010 di
Psicoterapia e
Scienze Umane dove è stata ripubblicata la
introduzione di Marianna Bolko alla edizione italiana del libro di Moser).
Questo articolo di Muriel
Dimen può essere scaricato full-text in PDF dalla pagina Internet
http://www.wawhite.org/uploads/Journals/CP47-1-DIMEN.pdf. |