Suzanne Little introduce questa sezione dedicata
all'impatto della tradizione interpersonale sulla
psicoanalisi contemporanea. I quattro interventi qui pubblicati (di
Steven Tublin, Suzanne Little, Irwin
Hirsch, Mark Blechner e Christopher Bonovitz) furono originariamente presentati
al convegno primaverile del 2011 della "Divisione di
psicoanalisi" dell'American Psychological Association. L'ultimo
intervento è la discussione critica di tre di questi contributi (quelli di Hirsch, Blechner e Bonovitz) da parte Edgar Levenson (figura prestigiosa del
William Alanson White Institute, e autore di libri tradotti anche in
italiano), che argomenta che "qualcosa è andato perduto durante la traduzione"
("Lost in translation" è il titolo del suo pezzo, che riecheggia quello del noto
film del 2003 di Sofia Coppola). In sostanza, Levenson sostiene che il passaggio
del tempo e il viraggio di paradigmi hanno fatto slittare il significato di
certe parole, che ai tempi di Sullivan volevano dire cose un po' diverse. Ad
esempio, l'attuale tendenza da parte di molti analisti relazionali di rimettere
in atto deprivazioni precoci e compensarle con nuove esperienze è cosa ben
diversa dall'obiettivo sullivaniano di "demistificare l'esperienza attuale"; per Sullivan il presente non è semplicemente distorto da esperienze passate (come
secondo l'ottica freudiana), ma è "frainteso", ed è per questo che insisteva
sull'importanza dell'analisi del "qui e ora" e sul meticoloso lavoro di
chiarificazione dei significati della relazione interpersonale e delle proprie
percezioni, spesso bloccate dall'ansia. |