Il 5 maggio 2012 si è
tenuto al New York Psychoanalytic Institute
il terzo convegno della serie Minding the Gap ("Colmare il divario"),
dedicato al tema "Il sogno: psicoanalisi o neurobiologia?", titolo appunto di
questo numero speciale che ne raccoglie gli atti. Lois Oppenheim, che ha curato
quella serie di convegni e che cura questo numero, riassume qui la storia del
dibattito. Allan Hobson (autore del primo articolo, che può essere scaricato
full-text in PDF dalla pagina Internet
http://www.wawhite.org/uploads/CPS.049.0142.pdf) non è un analista ma un
professore di psichiatria ad Harvard, e noto per aver pubblicato nel n. 12/1977
dell'American Journal of Psychiatry uno studio in cui criticava duramente
la teoria freudiana del sogno.
Hobson (che è autore anche del
libro Dreaming: An Introduction to the Science of Sleep.
New York: Oxford University Press, 2003) aveva criticato la teoria
freudiana del sogno sostenendo l'ipotesi della "sintesi di attivazione", secondo
la quale i sogni sono il prodotto di una attivazione del bulbo cerebrale durante
la fase REM, che poi il cervello cerca di "interpretare" producendo, in modo un
po' casuale, i sogni. Nel suo intervento Hobson riassume i principali temi di un
suo prossimo libro - che probabilmente si intitolerà Ego Damage and Repair
oppure Ego Ergo Sum: Toward a Psychodynamic Neurology - dove propone una
sua nuova teoria del sogno basata sul concetto di "protocoscienza". Tra le altre
cose dice che non è vero che il sogno sia, come diceva Freud, il "guardiano del
sonno", ma che i sogni REM rappresentano un "programma di realtà virtuale" per
la coscienza, per la quale si è evoluto il sonno REM e non viceversa, quindi il
sogno REM non serve a proteggere il sonno. Rinnega il concetto di inconscio
rimosso, e anche la struttura tripartita Io/Es/Super-Io che propone di
rimpiazzare con un modello basato su un'unica istanza, l'Io. L'Es va
abbandonato, e le strutture sottocorticali non sono affatto la sede di istinti
che disturbano e vanno rimossi o tenuti sotto controllo, ma sono "libere da
conflitti" e hanno un'importante funzione di supporto allo sviluppo dell'Io.
Rimpiazza i concetti di processo primario e secondario con quelli di coscienza
primaria (o "protocoscienza") e secondaria, che possono essere in conflitto tra
loro, ma per una disfunzione e non certo per un motivo intrinseco. Nella "protocoscienza"
l'Io comprenderebbe il processo sia primario sia secondario, e il sogno sarebbe
un tipo di psicosi "organica" e "non motivata". Dice anche che il sogno è, per
definizione, il modello di una "psicosi organica".
Mark Solms - che reagì
duramente al duro attacco alla teoria freudiana da parte di Hobson del 1977, in
un dibattito che durò anni (vi fu dedicato anche il
n. 6/2000 della rivista Behavioral and Brain Sciences) - ribatte a
Hobson, dicendo che in un certo senso si riavvicina a Freud, in quanto vi può
essere una certa somiglianza tra la "protocoscienza" e il processo primario.
Tra gli autori che
intervengono in questo numero vi sono inoltre Mark Blechner, noto esperto del
sogno (si veda ad esempio il suo articolo di testa del n. 2/1998 di
Contemporary Psychoanalysis, segnalato a p. 169 del
n.
4/1998 di
Psicoterapia e Scienze Umane, dove compie anche una revisione della
letteratura sul sogno), Paul Lippmann (autore di un articolo sul sogno nel
n. 2/2008 di
Psicoterapia e
Scienze Umane), e così via.
La seconda parte del
fascicolo contiene lavori sugli aspetti clinici del lavoro sui sogni, e
precisamente le relazioni presentate il 20 aprile 2012 a un panel di un
convegno della
Division 39 (Psicoanalisi) dell'American
Psychological Association.
Nel complesso, si può dire
che questo dibattito mostra ancora una volta quanto il sogno abbia riconquistato
un posto importante nel dibattito psicoanalitico, posto che per tanto tempo
aveva perso. |