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on-line del n. 1-2/2024 di Contemporary Psychoanalysis
Negli ultimi anni la rivista Contemporary
Psychoanalysis (organo del William Alanson White Institute di New
York, culla della psicoanalisi relazionale) ha avuto difficoltà nel far uscire
regolarmente quattro numeri all’anno: ad esempio, dal 2019 al 2022 è stato
pubblicato un numero doppio ogni anno, nel 2023 sono usciti due numeri doppi (cioè
due fascicoli invece di quattro), il primo fascicolo del 2024 (anch’esso un
numero doppio) è uscito nel marzo 2025, cioè con grande ritardo, e ad agosto
2025 non sono usciti altri numeri del 2024 e ovviamente nessun numero del 2025.
Un anno fa avevamo chiesto alle due editor (Ruth H. Livingston e Susan
Fabrick) se la rivista stesse attraversando un periodo difficile, ma ci era
stato risposto che non vi erano problemi particolari; quest’anno però questi
grossi ritardi sembrano indicare alcune difficoltà. Abbiamo di nuovo chiesto
informazioni, e le due editor ci hanno risposto che la rivista in effetti
sta subendo ritardi, e il n. 3/4 del 2024, anch’esso doppio, uscirà non prima di
settembre 2025. Ci limitiamo quindi a commentare l’unico fascicolo uscito dopo
l’ultimo nostro commento.
Il n. 1/2 del 2024 è intitolato "Il
perturbante, rivisitato. La comunicazione transpersonale nel campo
interpersonale" ed è curato da Rande Brown, che aveva dedicato a questo tema uno
dei Colloquia annuali della William Alanson White Psychoanalytic
Society di cui nel 2021-22 era presidente (in passato questi Colloquia
erano in presenza, ma dopo la pandemia di COVID-19 si tengono on-line,
col vantaggio che sono molto più frequentati, con un pubblico anche
internazionale). Rande Brown, che è buddhista, si è sempre interessata alla
intersezione tra buddhismo, spiritualità e psicologia, e - come scrive nella
presentazione di questo numero speciale - "un aumento della consapevolezza degli
stati non dualistici e della fusione di soggetto e oggetto indica un potenziale
cambiamento di paradigma nella teoria psicoanalitica sulla natura della
coscienza stessa e preannuncia una svolta entusiasmante nel nostro campo" (p.
2). Nove sono gli autori che Rande Brown ha invitato a intervenire in questo
numero speciale sul perturbante, e qui accenniamo molto succintamente ai
contenuti dei loro contributi.
Nei primi due articoli, Neil Altman e Tony
Bass, anche se da prospettive diverse, affermano che il perturbante è endemico
alla psicoanalisi stessa, e aleggia sempre sullo sfondo. Lori C. Bohm confronta
il posto del perturbante nelle concettualizzazioni junghiana e interpersonale,
ipotizzando un ponte tra queste due importanti ma disparate tradizioni. Janine
de Peyer sostiene con forza che il confine illusorio tra sé e l’altro è sempre
più messo in discussione dalla psicoanalisi contemporanea, e accenna,
presentando del materiale clinico, anche alla telepatia. Robert Langan dice che
"la trascendenza del Sé egoistico diventa una fuga dal dualismo sé/altro, una
fuga verso la libertà, verso l’essere umanamente con, per e fondamentalmente
l’uno dell’altro" (p. 79). Terri Rubenstein cerca di fondere i punti di vista
orientali e occidentali sottolineando l’integrazione di empatia (psicologia
occidentale) e compassione (buddhismo). Morgan Stebbins, analista junghiano e
insegnante buddhista, affronta il tema del perturbante attraverso la lente del
concetto junghiano di sincronicità. Mary Tennes, utilizzando concetti derivati
dalla fisica teorica, dall’alchimia, dallo Zen e dalla comprensione delle
immagini, esplora come potremmo avvicinarci al territorio del perturbante in un
modo che ci consenta di andare oltre l’intersoggettività e di aprirci alla sua
natura radicale. Anche Sara Weber cerca di integrare il pensiero occidentale con
quello orientale, e lo fa parlando delle "prospettive dei filosofi e praticanti
buddhisti, della fisica quantistica, dei nativi americani, dei poeti e degli
attori, che descrivono le loro esperienze della natura della mente che non è
limitata dalla dualità di sé e dell’altro, dal tempo lineare e dallo spazio
fisico, tutti interconnessi in un vasto campo energetico che scorre all’infinito"
(p. 167), così ché il perturbante può "sorgere", considerando l’universo un
campo energetico vibrante e interconnesso, noi compresi, con la conseguenza che
l’intero universo è "cosciente"; l’intento di Sara Weber insomma è quello di
aprire il lettore a una consapevolezza che, come recita il titolo del suo
articolo, è "vasta come il cielo".
Scorrendo i titoli e i contenuti di questo
numero doppio di Contemporary Psychoanalysis dedicato al "perturbante
rivisitato", potremmo dire che si commenta da solo. CMolti articoli hanno una
tonalità che si può definire inspirational, e questo del resto è un
tratto che caratterizza la direzione - anzi, la deriva - che stanno prendendo
settori sempre più vasti della psicoanalisi contemporanea. |