Imiparmine and Diet Counseling with Psychological Support in
the Treatment of Obese Binge Eaters: A Randomized, Placebo-Controlled Double-Blind
Study
K. Laederach-Hoffman et al
Uno studio randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo di
imipramina più counselling nutrizionale in 31 obesi abboffatori.
I pazienti sono stati trattati per 8 settimane, e poi seguiti in follow-up
per 6 mesi. Nel periodo iniziale, non sono state registrate differenze
significative. Queste sono invece emerse nella fase di follow-up a favore
del gruppo trattato con imipramina, che ha continuato a perdere peso, a
differenza del gruppo in placebo. Anche i risultati della scala Hamilton
per la depressione erano a favore dei trattati in imipramina. I risultati
suggeriscono che l’aggiunta di impramina a basse dosi è utile nel
trattamento di obesi binge-eater.
Binge Eating and Substance Use among Male and Femal Adolescents
H.E. Ross and F. Ivis
Uno studio interessante, che dimostra come i binge eaters abbiano
una maggiore propensione generale verso l’abuso di sostanze, in particolare
cannabis e stupefacenti diversi da tabacco ed alcol. Il fenomeno riguarda
sia i maschi che le femmine, con poche differenze. La più importante
è una maggiore propensione delle femmine al ricorso a tecniche compensatorie
dopo l’abboffata rispetto ai maschi.
Impulsivity, Dietary Control and the Urge to Binge in Bulimic Syndromes
H. Steiger, P.M. Lehoux, and L. Gauvin
In genere si ritiene che l’abboffata sia una conseguenza di periodi
di restrizione dietetica, una sorta di contraccolpo di discontrollo dopo
un periodo di ipercontrollo. Questo modello teorico in qualche modo
svaluta il significato del sintomo bingeing, riducendolo a conseguenza
della restrizione dietetica, la quale quindi rimarrebbe il core
della malattia alimentare anche nella variante bulimica. Questo studio
esplora vie alternative. Esso esamina il possibile ruolo di mediatore dell’impulsività
verso le abboffate. 51 donne con disturbi alimentari dello spettro bulimico
sono state istruite nella auto-osservazione quotidiana del loro grado di
controllo cognitivo del comportamento alimentare. L’impulsività
è stata invece misurata con uno strumento autosomministrato. Lo
studio ha dimostrato che, sebbene la maggioranza dei soggetti mostrasse
effettivamente che il mediatore principale delle abboffate è il
controllo alimentare, esiste una minoranza di soggetti in cui l’impulsività
svolge a sua volta un importante ruolo di mediazione.
Altered Fat Distribution After Recovery of Weight in Patients with
Anorexia Nervosa
T. Iketani et al.
Le anoressiche sottopeso hanno perso soprattutto la massa grassa del
tronco, della pelvi e degli arti superiori ed inferiori. Dopo un periodo
di cura e di recupero di peso, solo la massa grassa del tronco e della
pelvi ritorna ai livelli normali, mentre quella degli arti rimane sottorappresentata.
Si avrebbe quindi una situazione di obesità addominale. Questa modificazione
della distribuzione del grasso dipenderebbe dalla alterazione degli steroidi
sessuali avvenuta nel periodo di amenorrea. Infatti questo tipo di redistribuzione
della massa grassa è spesso osservata anche nelle donne in menopausa.
Body Fat, Caloric Intake, and Plasma Leptin levels in Women with
Anorexia Nervosa
S.A. Lear, R.P. Pauly, and C.L. Birmimgham
I livelli plasmatici di leptina sono proporzionalmente ridotti in rapporto
al calo di peso nelle pazienti anoressiche.
Changes in the Presenting Features of Females with Anorexia Nervosa
in Northeast Scotland, 1965-1991
J.M. Eagles et al.
Dal 1965 al 1991 è aumentato il tasso di prevalenza dell’anoressia
della Scozia nordorientale del 5,3%. Le possibili ragioni di questo aumento
potrebbero essere molte, tra le quali non sono da escludersi una maggiore
capacità ed attenzione da parte dei clinici nell’identificare i
casi di minore gravità. Pertanto, Eagles e i suoi collaboratori
hanno esaminato la modificazione nel periodo considerato della durata di
malattia, dell’età di esordio e del BMI come indicatori di gravità.
I risultati hanno dimostrato che questi due parametri sono rimasti invariati
(l’aumento del BMI è da imputarsi all’abbassamento della statura).
Non è stato osservato nemmeno un abbassamento dell’età di
esordio. In base a questi risultati sembrerebbe, dunque, che l’aumento
della prevalenza dell’anoressia sia genuino, non essendosi modificati gli
indicatori di gravità misurati dagli autori.
Binge Eating Severity, Self-Concept, Dieting Self-Efficacy and Social
Support during Treatment of Binge
Eating Disorder
G.K. Goodrick et al.
Uno studio correlazionale che dimostra come il miglioramento del sintomo
delle abboffate si accompagni ad un miglioramento della visione di sé
(self-concept), del controllo dietetico e del supporto sociale.
Measuring Binge eating in Adolescents: Adolescent and Parent Versions
of the Questionnaire of Eating
and Weight Patterns
W.G. Johnson et al.
Studio di validazione delle proprietà psicometriche della versione
per adolescenti del Questionnaire of Eating and Weight Patterns (QEWP-A).
Naturalistc Sleep Monitoring in Women Suffering from Bulimia Nervosa
Y. Latzer et al.
Vi sono varie evidenze che il ritmo sonno-veglia delle bulimiche sia
disturbato. Questo studio controllato dimostra che le bulimiche soffrono
di addormentamento e risveglio ritardato di 1 ora in media rispetto ai
controlli.
Eating Disorders and Psychiatric Disorders in the First Degree Relatives
of Obese Probands with Binge Eating Disorder and Obese Non-Binge Eating
Disorder Controls
Y.E. Lee et al.
La relazione tra l’obesità ed i disturbi alimentari classici,
anoressia e bulimia, è stata ora affermata, ora negata. Le affinità
sono state cercate soprattutto nel supposto stile alimentare con abboffate
di un sottogruppo di obesi. La categoria diagnostica del BED (Binge Eating
Disorder) ,peraltro mai uscita dal ghetto delle diagnosi utilizzabili a
fini di ricerca nel DSM-IV, costituirebbe quindi il nodo che unisce obesità
e disturbi alimentari. Questo studio cerca di esaminare la questione sperimentalmente.
Esso paragona la familiarità per i disturbi alimentari e per altre
patologie psichiatriche tra obesi BED e non BED. I risultati sono però
negativi: non vi è alcuna differenza significativa.
Emotional Eating and Eating Psychopathology in Nonclinical Groups: A
Cross-Cultural Comparison of Women in Japan and the United Kingdom
G. Waller and M. Matoba
Il rapporto tra le emozioni ed i disturbi alimentari è un tema
affascinante. Già da tempo è stato riscontrato un legame
tra emozioni negative (rabbia, depressione ed ansietà) e abboffata
bulimica. Secondo alcuni autori, l’abboffata ha la funzione di ridurre
la consapevolezza di questi stati d’animo negativi. Secondo altri, invece,
l’abboffata è la conseguenza di una anche lieve riduzione della
consapevolezza di queste emozioni negative, una sorta di sollievo che fa
abbassare la guardia ed quindi induce l’abboffata.
Tuttavia, è stato anche notato che le emozioni negative sembrano
non svolgere questa funzione mediatrice nelle culture non occidentali.
E’ la conclusione cui giunge anche questo studio, che ha confrontato donne
giapponesi, donne britanniche e donne giapponesi emigrate nel Regno Unito.
Somministrando la EES (Emotional Eating Scale) e lo EDI (Eating Disorder
Inventory) è emerso solo nelle britanniche e nelle giapponesi emigrate
vi era questo legame tra emozioni negative e l’alimentazione eccessiva.
Carnitine Levels in patients with Skeletal Myopathy due to Anorexia
Nervosa before and after Refeeding
J. Morton et al.
E’ da tempo noto che l’anoressia nervosa determina un tipo specifico
di miopatia scheletrica. In questo studio si cerca di stabilire quale sia
il ruolo della carnitina in questo processo. Poiché è stato
osservato che in un gruppo di pazienti anoressiche gravemente sottopeso
i livelli di carnitina sono rimasti invariati dopo che il peso era tornato
alla normalità, si è giunti alla conclusione che la carnitina
non svolge alcun ruolo nello sviluppo della miopatia scheletrica dell’anoressia.
|