Chi si occupa di gastroenterologia o di psicosomatica sa che per anni
la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn, forme principali della Inflammatory
Bowel Disease (IBD), sono state considerate malattie psicosomatiche,
nel senso che fattori psicologici erano ritenuti causativi della malattia.
Questa concezione era supportata anche dal fatto che l’etiologia della
IBD è ancora sconosciuta. Nel corso degli anni, questa visione è
radicalmente cambiata ed oggi la letteratura mostra dati controversi sul
ruolo dello stress nelle riacutizzazioni di malattia. La IBD infatti è
una malattia infiammatoria cronica dell'intestino che ha improvvise riacutizzazioni
imprevedibili e che possono causare effetti gravissimi.
Generalmente, le reviews su questo argomento seguono una strada empirica,
ovvero valutano i risultati ottenuti studiando insieme stress e riacutizzazioni.
In questo lavoro, Maunder segue invece una strada diversa, che potremmo
definire teoretica. Egli infatti prende in considerazione quei fattori
che la letteratura ha evidenziato essere presenti tanto nello stress quanto
nell'infiammazione intestinale. Tali fattori sono: sostanza P, proteina
intestinale vasoattiva (VIP), TNF-alfa, HSP, radicali liberi dell’ossigeno
e ossidanti, e infine i glucorticoidi endogeni. I legami fra stress e intestino
(il cosidetto brain-gut axis) legittimano l'idea dell’esistenza di possibili
mediatori dello stress. Infatti vi è una estesa comunicazione neuro-immunitaria
nell’intestino assicurata dal ìsistema nervoso entericoî che si stima abbia
un numero di neuroni pari a quelli spinali. Ora, il sistema nervoso centrale
non ha connessioni dirette con i tessuti intestinali, per cui la comunicazione
cervello-intestino avviene attraverso strade di mediazione assicurate
dal sistema nervoso autonomo direttamente o attraverso il sistema nervoso
enterico o mediante la strada ipotalamo-ipofisi-sistema immunitario.
La review analizza uno ad uno i sei fattori comuni a intestino e stress.
Dopo averne spiegato i meccanismi intestinali, l’autore esamina il loro
ruolo di possibili mediatori dello stress (stimolazione, inibizione e regolazione).
I risultati a cui giunge la review sono:
- Vi sono evidenze sparse ma non ancora definitive che il rilascio
della sostanza P (che ha un ruolo pro-infianmmatorio intestinale)
nell'intestino aumenta in risposta allo stress;
- Vi sono evidenze sparse che la VIP abbia un effetto regolatore nell'infiammazione
intestinale e che un suo disfunzionamento in risposta allo stress possa
avere un effetto sia periferico (aumento dell’infiammazione intestinale)
che centrale (danneggiamento della funzione regolatrice)
- Si sa che la distribuzione di TNF-alfa (una citochina con molte caratteristiche
in comune con alcune interleuchine, come IL-1 e IL-6) nell'intestino è
molto limitata e che ha un certo ruolo nella IBD (probabilmente di ipertrofia
nel corso dell’infiammazione) ma non se ne conoscono i meccanismi precisi.
Così come si sa che lo stress inibisce la produzione ed il rilascio
di TNF-alfa, per cui si può ipotizzare che tale sostanza possa essere
iper-prodotta in risposta allo stress. Tuttavia, non esistono studi consistenti
su questo aspetto.
- Gli effetti anti-infiammatori dei glucocorticoidi sono molto noti,
tanto che l'uso di steroidi esogeni nella terapia della IBD è prassi
clinica consolidata. Così come è noto che la reazione acuta
da stress implica il rilascio di glucocorticoidi circolanti soprattutto
dalla corteccia surrenale. E' però interessante notare che si ipotizza
che nello stress cronico vi sia una sostanziale ipocortisolemia, come evidenziato
in soggetti che sviluppano PTSD dopo esposizione a stressors eccezionali.
A questo riguardo, alcuni studi hanno evidenziato che il 35-40% dei pazienti
IBD afferenti a centri clinici di tertiary care è stato vittima
di abusi sessuali in passato o di traumi fisici severi.
- Si sa che lo stress ossidante avviene quando la produzione di radicali
liberi dell'ossigeno è superiore alla capacità delle difese
locali di farvi fronte attraverso, ad esempio, la produzione di molecole
anti-ossidanti endogene. Vi sono anche evidenze dirette che l'infiammazione
cronica nella IBD aumenta la produzione di metaboliti reattivi di ossigeno
e nitrogeno. E' possibile, dai risultati finora ottenuti, ipotizzare che
l’attivazione di agenti anti-ossidanti abbia un ruolo protettivo a livello
tissutale periferico (ad esempio mediante vasodilatazione e conseguente
aumento di perfusione) mentre danneggi le cellule nervose a livello centrale.
- La produzione di HSP costituisce una difesa fondamentale delle cellule
contro una varietà di stressors. Inoltre anticorpi a HSP sono stati
trovati in pazienti IBD ma non in soggetti sani, facendo ipotizzare che
lo stress cronico possa inibire la difesa cellulare fornita dalla HSP,
ma ci sono ancora pochi studi in tal senso, per lo più effettuati
su animali.
Le conclusioni a cui giunge questa review sono due. Uno, gli effetti
dello stress sono regolati da sistemi altamente interdipendenti. Due, gli
effetti dei mediatori sono altamente specifici alla localizzazione della
loro sede di attività. Ciò significa che studi futuri su
stress e IBD devono necessariamente focalizzarsi sugli aspetti neuroendocrini
e immunitari comuni a cavallo tra stress psicologico e sistemi biologici
ed inoltre devono prevedere fasi di sperimentazione sia in vivo che in
vitro.
Robert Maunder
Department of Psychiatry
Mount Sinai Hospital and University of Toronto
9th Floor, 600 University Avenue
Toronto, Ontario M5G 1X5 (Canada)
Phone: +1 416 586 3200
Fax: +1 416 586 8654
Email: rmaunder@mtsinai.on.ca
|