Il costrutto di alexithymia si è ormai affermato nel panorama
delle scienze dello psy, sganciandosi dall'iniziale esclusivo riferimento
alle patologie psicosomatiche. Negli ultimi 10 anni, con la pubblicazione
della Toronto Alexithymia Scale (TAS) nella prima versione con 26 items
(TAS-26) e nell'ultima versione più breve con 20 items (TAS-20),
si sono accumulate numerose e convincenti evidenze empiriche secondo cui
l'alexithymia (i) è concepita come un disturbo complessivo della
regolazione affettiva, (ii) è trasversale alle classiche distinzioni
fra malattie organiche e disturbi psichiatrici, (iii) ha una elevata prevalenza
in molti disturbi dello spettro ansioso e depressivo. Uno degli argomenti
più controversi riguarda l’associazione fra alexithymia e quell’insieme
di sintomi ansioso-depressivi che viene collettivamente definitivo come
negative affects. Ed in particolare se alexithymia e affetti negativi siano
costrutti distinti o sovrapposti. Nessuno studio è fino ad oggi
riuscito a dare una risposta definitiva a questo problema.
Nel lavoro che stiamo qui considerando, gli autori (dell'Istituto di
Psichiatria di Parma) tentano di affrontare la questione studiando un campione
particolare di soggetti. Hanno analizzato individui che si sono rivolti
successivamente al Pronto Soccorso dell'ospedale universitario parmense
e che soddisfacevano i criteri DSM-IV per disturbi dello spettro ansioso
e dell'umore nell'arco di 120 giorni, confrontandoli con soggetti di controllo
che si rivolgevano allo stesso servizio ma senza disturbi psichiatrici.
Il rationale di questa selezione è giustificato dagli autori dal
fatto che questi soggetti credono fondamentalmente di avere un disturbo
somatico e per rivolgersi al Pronto Soccorso è sufficiente il solo
auto-invio. Sono stati quindi studiati 113 pazienti psichiatrici e 113
soggetti di controllo comparati per età per mezzo della TAS-20 e
dell'Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS). Studiare questo particolare
gruppo di persone espone a notevoli problemi di valutazione. Si tratta
infatti di soggetti che solitamente, oltre a rivolgersi a cure mediche
di emergenza, hanno sintomi somatoformi multipli, comorbidità per
disturbi di personalità, timori ipocondriaci marcati, lunga storia
di somatizzazione, abuso di farmaci ed esami medici, comportamento anormale
di malattia, oltre ad un notevole livello di stress cronico. Ciò
potrebbe aumentare il livello della cosidetta alexithymia secondaria, di
tipo reattivo, ed impone anche di controllare una serie di variabili di
somatizzazione per poter comparare parallelamente ed effettivamente i controlli.
Mentre gli autori riconoscono il primo problema (alexithymia secondaria),
non si fa alcun cenno nel lavoro alla correzione per fattori di confusione
relativi al processo di somatizzazione.
I risultati sono stati i seguenti:
- i pazienti psichiatrici sono risultati significativamente più
alessitimici dei controlli, sia confrontando la TAS-20 che verificando
l'associazione fra TAS-20 e HADS con la regressione multipla, dopo aver
corretto per le variabili confondenti (età, sesso, istruzione, gravità
del disturbo fisico e della disabilità funzionale);
- il punteggio del Fattore 1 della TAS-20 (difficoltà di identificazione
delle emozioni) è risultato positivamente correlato alla sottoscala
per l'ansia dell’HADS ma non a quella della depressione.
Inoltre, all'analisi
fattoriale effettuata sugli items della TAS-20 e dell'HADS, il primo fattore
significativo (dei 5 complessivi che spiegavano il 40% della varianza totale)
è risultato composto da tutti i 7 items della sottoscala per l’ansia
dell'HADS e da 4 dei 7 items inclusi nel Fattore 1 della TAS-20. Ciò
indica che i soggetti con deficit di identificazione cognitiva delle emozioni
tendono maggiormente ad evitare di elaborare cognitivamente le sensazioni
fisiologiche dell’arousal emotivo, e quindi ad avere disturbi ansiosi associati,
soprattutto di panico.
- il punteggio del fattore 2 della TAS-20 (difficoltà di comunicazione
delle emozioni) è risultata positivamente correlato alla sottoscala
per la depressione dell’HADS ma non a quella dell’ansia. Inoltre, all'analisi
fattoriale, il secondo fattore è risultato composto solo dai 7 items
della sottoscala HADS per la depressione e nessun item della TAS-20. Ciò
indica che, sebbene alexithymia e depressione siano associati, i due costrutti
sono tuttavia indipendenti.
Nel commentare questo studio, Mark Lumley (Alexithymia and negative
emotional conditions) si chiede quale possa essere il significato dell’associazione
fra alexithymia e negative affects. Lumley, giustamente, afferma che questo
risultato non deve sorprendere. Secondo l'attuale concezione, elaborata
dal gruppo di Toronto di Taylor e colleghi, l'alexithymia è un deficit
della capacità di elaborare e modulare gli affetti, per cui è
un fattore aspecifico di vulnerabilità per una gran varietà
di disturbi che, da un punto di vista descrittivo, appartengono a categorie
differenziate nella classificazione psichiatrica per sindromi discrete.
Lumley, inoltre, espone un interessante punto di vista. Uno dei punti
che vengono spesso obiettati è su come si possa valutare l'alexithymia
attraverso un questionario auto-somministrato se il disturbo riguarda proprio
l'incapacità di elaborare il proprio stato psicologico. L'autore
americano propone quindi anche per l'alexithymia, così come viene
oggi proposto per gran parte dei costrutti psicologici, una validazione
di tipo non solo tradizionale (validità convergente e divergente)
ma ispirata alla nozione di matrice multitratto-multimetodo di Campbell
e Fiske. Secondo questa impostazione, un costrutto psicologico deve essere
validato non soltanto con altri costrutti (validità multitratto
convergente e divergente) ma anche con metodi diversi che valutano lo stesso
costrutto (validità multimetodo). In questo caso, la TAS dovrebbe
correlare in maniera sostanziale con altri metodi di valutazione dell'alexithymia
di tipo non-autosomministrato (ad esempio con strumenti di valutazione
clinica etero-somministrati come la versione modificata del Beth Israel
Questionnaire, il California Q-Set Alexithymia Prototype, l’Observer Alexithymia
Scale, ecc), ed in misura sensibilmente maggiore rispetto a strumenti auto-somministrati
che valutano costrutti diversi. Se così non fosse, ci potrebbe essere
il sospetto di una shared method variance, ossia di una varianza comune
dovuta allo strumento e non al costrutto indagato. Lumley stesso, insieme
a Richard Lane, è impegnato in un progetto di ricerca in questo
senso. Quest'idea ci piace molto essendo anche noi impegnati in un progetto
di ricerca simile allo scopo di confrontare strumenti di auto-valutazione
dell'alexithymia con misure indirette fornite da strumenti di assessment
differenti non dotati di face validity, come il test di Rorschach.
1 C. Marchesi
Istituto di Clinica Psichiatrica
Università di Parma
Piazzale Matteotti 9
43100 Parma
Phone: +39 0521 259523
Fax: +39 0521 230611
Email: marchesi@unipr.it
2 Mark A. Lumley
Department of Psychology
Wayne State University
Detroit, MI 48202 (USA)
Phone: +1 313 577 2838
Fax: +1 313 577 7636
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