Tesi di Laurea di Laila Fantoni
Il minore sessualmente abusato: vicende processuali e trattamento terapeutico
Capitolo III - Il trattamento terapeutico del minore sessualmente abusato
2. La terapia familiare
Al termine della fase diagnostica di un caso di abuso sessuale si dovrebbe avere un'idea sufficientemente chiara della necessità del bambino abusato, della trattabilità della situazione familiare e di cosa è necessario predisporre a livello sociale per il proseguimento dell'intervento. È necessario che tutti i professionisti impegnati nel caso si confrontino sulle possibili soluzioni, accordandosi anche con gli organi giudiziari. A volte può essere necessario il coinvolgimento di colleghi di altri servizi del territorio per effettuare interventi sul contesto sociale e per eliminare alcuni fattori di rischio che possono essere stati concause della violenza stessa (ad esempio può essere necessario prendere contatto con i servizi sociali per ridurre l'emarginazione sociale, o per la terapia di disintossicazione di una patologia di loro competenza per i genitori tossicomani). La situazione, infatti, dovrebbe essere presa in carico da una equipe di terapeuti, che potrebbero confrontarsi sull'intervento, durante la sua progettazione ed il suo svolgimento, e condividerne la responsabilità (9).
Il trattamento dell'abuso all'infanzia si è modificato nel corso di questi ultimi anni. Ancora pochi anni fa era centrato o sulle vittime, con interventi di area sociale come l'allontanamento del minore, o sui colpevoli, con interventi di area giudiziaria. In ogni caso l'entità familiare risultava profondamente sconvolta e con la conseguenza di un grave danno per il bambino abusato. Col tempo le ricerche psicologiche hanno situato la violenza all'infanzia in un contesto allargato multiproblematico, dove si intrecciavano un complesso di relazioni psicologiche, sociali ed economiche: ciò ha focalizzato l'attenzione sull'intero gruppo familiare, nel tentativo di recuperare tutto il gruppo attraverso una trasformazione dei legami relazionali e comunicativi (10). Questa ideologia diversa, che privilegia il recupero e non la criminalizzazione, costituisce una sfida, rispetto alle inevitabili rotture provocate dall'abuso, nei confronti del solo intervento sociale o della sola attività giudiziaria che non portavano a nessuna trasformazione (11).
Sono stati predisposti diversi modelli di intervento terapeutico, tutti centrati sulla terapia familiare, a cui può essere data maggiore o minore importanza a seconda delle diverse situazioni.
Prima di poter predisporre un trattamento terapeutico è necessario fare una valutazione-terapia della situazione abusante. Principalmente dovrà essere considerata la riorganizzazione delle risorse familiari intorno alla rottura del segreto sull'abuso, che probabilmente farà emergere problemi pregressi di ogni singolo componente della famiglia, che verranno violentemente riattivati a contatto con una crisi tanto grave. È molto alto il grado di sofferenza connessa al raggiungimento di una nuova consapevolezza della situazione. È necessario del tempo perché questo stato d'angoscia sedimenti almeno al punto da diventare comunicabile ed elaborabile, tempo che andrà aspettato prima di giungere a conclusioni sulle risorse familiari (12).
Attraverso la fase di valutazione sarà anche necessario raggiungere, il più precocemente possibile, una previsione di quali siano gli individui su cui è realistico contare per assicurare protezione al minore, che deve trovare un ambito sufficientemente stabile ed affettivamente valido per continuare il proprio percorso evolutivo, in attesa che un successivo lavoro psicologico possa renderlo ancora più adeguato a tutte le sue necessità di riparazione (13).
Gli adulti considerati "protettivi" dovrebbero avere due attitudini complementari:
&Mac183; la capacità di provvedere ad una tempestiva e duratura tutela del minore, assicurando così l'interruzione definitiva dell'esperienza traumatica (e ciò implica la loro consapevolezza che l'abuso si è realmente verificato);
&Mac183; e la capacità di confrontarsi con il trauma avvenuto e con le conseguenze ad ogni livello.
Purtroppo non sempre esiste questa ricchezza di risorse: anzi sono frequenti i casi in cui si verifica uno "scollamento" tra i due fattori, con la conseguenza di un trascinamento in direzione negativa anche di quella attitudine che l'adulto possiede e che inizialmente sembrava sufficientemente valida (14). Ne discende che predisporre un intervento valutativo di una conveniente durata potrà garantire informazioni utili anche sulle risorse effettive a disposizione della vittima, con la quale non è neppure pensabile un progetto di cura se non dopo aver attivato un assetto di vita contenitivo, stabile ed affettivo.
La proposta terapeutica viene fatta ai genitori in un incontro, durante il quale vengono comunicati loro gli elementi di sofferenza, sia del bambino che della famiglia, emersi negli accertamenti effettuati. È importante raccogliere le loro reazioni a questa comunicazione perché possono offrire indicazioni utili sulla prognosi dell'intervento stesso (15).
L'aspetto problematico fondamentale di una terapia familiare riguarda ciò che è avvenuto "prima" del comportamento disfunsionale: si ritiene, infatti, che nessuna ricostruzione efficace delle relazioni potrà aver luogo senza che siano messi a fuoco gli errori che hanno accompagnato il sorgere e il protrarsi delle situazione traumatica (16). Tale trattamento tenta di realizzare il recupero dell'intero gruppo familiare attraverso il cambiamento dei meccanismi comunicativi e dei giochi interattivi, evitando le rotture che si hanno necessariamente se si procede unicamente in modo punitivo (17).
Il trattamento accettato
Può accadere che nei genitori si evidenzi una preoccupazione reale per il benessere psicofisico del figlio (una preoccupazione che prescinde dal timore che il minore possa essere allontanato dalla famiglia) e che emergano angosce e problematiche che provocano una richiesta spontanea di aiuto. Sembrerebbe il caso ideale naturalmente, ma sorprendentemente sono proprio i casi di violenza intrafamiliare quelli in cui si verifica più spesso una risposta di questo tipo. Nei casi di violenza extrafamiliare c'è maggior tendenza a negare e rimuovere l'episodio di violenza e le sue conseguenze psichiche, tendendo a far prevalere una logica di vendetta giudiziaria, senza tener conto delle conseguenze che l'iter giudiziario provoca nel bambino vittima dell'abuso.
In questi casi ad esito favorevole è possibile, senza aspettare che sia il giudice a disporre la terapia dopo l'accertamento del caso, proporre direttamente una proposta terapeutica articolata, stabilendo un preciso contatto con la famiglia del minore (18).
Il trattamento non accettato
La proposta terapeutica può essere, però, anche rifiutata dalla famiglia. Questo è un evento frequente nelle violenze sessuali extrafamiliari, in cui i genitori, accecati dal loro bisogno di vendicarsi dell'abusante in sede giudiziaria, minimizzano o trascurano del tutto le esigenze di riparazione del danno psicologico che ha subito la vittima.
Purtroppo non esistono strumenti per far accettare un intervento in questi casi, ma è possibile pensare ad una forma di tutela da parte di una rete di servizi per accorgersi in tempo dei segni di un eventuale scompenso psichico del minore. La segnalazione di rischio ai servizi sociali e al servizio materno-infantile può contribuire ad attuare un'azione di prevenzione e controllo, ma le difficoltà che si incontrano nella collaborazione e nell'integrazione di un intervento di rete, rendono estremamente difficoltoso, attualmente, questo percorso (19).
Quando il rifiuto della proposta terapeutica avviene nei casi di abuso intrafamiliare, se il rischio per la vittima di subìre altri episodi di abuso è troppo elevato o se le condizioni del contesto ambientale sono fortemente degradate, si deve ricorrere agli interventi sociali e a quelli giudiziari in un'ottica di controllo, ma non sempre di riparazione.
Gli interventi possibili possono essere vari: l'allontanamento dell'abusante dalla famiglia, l'allontanamento del minore abusato, l'affidamento intrafamiliare e l'affidamento preadottivo extrafamiliare. Tutti questi provvedimenti hanno ripercussioni drammatiche sul bambino che, oltre alla violenza sessuale, subisce una perdita affettiva.
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