Mauro Cibin*, Giuseppe Marin**, Francesco Pedroni***, Ina Hinnenthall**** Roberto Ravera*****, Paola Bozzola******, Gian Paolo Guelfi*******
* Dipartimento per le Dipendenze, Az U.L.S.S. 13, Dolo Venezia ** U.O. di Medicina e Gastroenterologia, Ospedale di Dolo Venezia. *** Villa Quadrifoglio, Cosio dArroscia IM **** SerT Imperia, ASL 1 - Regione Liguria ***** SerT Sanremo, Asl 1 - Regione Liguria ****** Coordinamento Veneto Strutture di Accoglienza (COVEST). ******* Docente di Psichiatria delle Tossicodipendenze, Università di Genova. La opportunità di ricoverare utenti con Alcolismo e/o con Problemi Alcolcorrelati in reparti per acuti, in particolare Medicina, Neurologia, Psichiatria, è evenienza comune. Speculare a questo aspetto è il riconoscimento di problemi o patologie alcol-correlate in utenti ricoverati per altri motivi, nei reparti già citati, ma anche in Ortopedia-Traumatologia, Chirurgia, Gastroenterologia, Pmeumologia, ed altri; studi condotti su questultimo tema indicano che dal 15 al 35 % dei ricoverati presenta problemi o patologie alcol-correlate, che possono non essere rilevate qualora non si ponga particolare attenzione e non si usino appropriati strumenti di screening. ( 1- 2- 3- 4). I ricoveri di questo tipo hanno in genere durata breve o media, sono centrati sulla disintossicazione dallalcol, il trattamento della sindrome di Astinenza, la valutazione diagnostica delle patologie presenti. Tradizionalmente il ricovero si conclude con la raccomandazione di non bere, ed una terapia medica appropriata per le patologie riscontrate. Non sono infrequenti situazioni di porta girevole in cui il paziente viene periodicamente ricoverato per laggravarsi dei problemi alcolcorrelati, senza che mai vi sia un intervento mirato al di fuori del ricovero. Programmare interventi after care ha dunque oltre che una importante valenza terapeutica, anche un significato non indifferente nei processi di razionalizzazione della spesa sanitaria. Più utili, dal punto di vista del trattamento e riabilitazione dellalcolismo in senso stretto appaiono strutture residenziali (ricovero riabilitativo) comprendenti sia momenti di tipo sanitario-ospedaliero che momenti comunitari centrati sul recupero di abilità sociali, e sullavvio già durante la degenza di programmi a lungo termine. Recentemente si è anche prospettato (ed in alcuni casi realizzato) lutilizzo per una parte di questi pazienti di strutture residenziali riabilitative (Comunità Terapeutiche - CT) già presenti nelle nostre realtà e finora indirizzate quasi esclusivamente ad utenti con problemi connessi alla dipendenza da droghe illegali (TD). Va fin dallinizio sottolineato come sia nel caso del ricovero riabilitativo che in quello delle Comunità Terapeutiche la questione non si pone come un semplice cambiamento di etichetta, ma come un processo di cambiamento di strutture, programmi, professionalità, atteggiamenti. Nel presente capitolo illustreremo dapprima le opportunità che si offrono ad una struttura di ricovero tradizionale al fine di introdurre elementi riabilitativi, quindi quella che dovrebbe essere la organizzazione di un ricovero riabilitativo o di un programma comunitario finalizzato al trattamento della Dipendenza Alcolica.
Negli ultimi anni in molti reparti di degenza la situazione è andata modificandosi grazie alla crescente coscienza tra il personale sanitario della necessità di offrire al paziente alcoldipendente un trattamento specifico, che andasse oltre i limiti temporali del ricovero; il periodo della degenza è infatti un momento privilegiato perché il paziente non beve, è più lucido, è più consapevole della situazione, i familiari sono in genere più disponibili. Gli interventi più attuati sono: A) di tipo professionale, 1. Sensibilizzazione del personale del reparto al rilievo dei problemi alcol corrrelati ed al primo approccio con questo tipo di pazienti ( 5-6 ) 2. Ove esista una struttura alcologica del Sistema Sanitario (SerT, Noa, Ambulatori di Alcologia presso Reparti Ospedalieri); consistono essenzialmente in una presa di contatto durante il ricovero da parte delloperatore che lo seguirà nellafter-care. In situazioni più strutturate sono stati organizzati momenti informativi o motivazionali e contatto con le famiglie nel corso del ricovero ( 7) .
B) di tipo non professionale, tramite il contatto durante la degenza con gruppi di autoaiuto e volontariato (Alcolisti Anonimi - AA, Familiari AlAnon, Club per Alcolisti in Trattamento - C.A.T.) sia a livello individuale o familiare sia tramite lorganizzazione nel reparto di riunioni di tali gruppi (8 - 9 ) Qualunque intervento residenziale è giocoforza limitato nel tempo: in assenza di un contatto con questa rete (o in assenza di questa rete) si rischia di creare strutture anche di elevata competenza, ma di fatto quasi inutili, di mettere in moto viaggi della speranza che spesso danno al paziente ed ai familiari illusioni, seguite dalla penosa sensazione che il proprio problema sia senza via duscita.
LA RETE ALCOLOGICA
- Ricovero in strutture per acuti o riabilitativo. IL MODELLO RIPORTATO E QUELLO ADOTTATO DALLA REGIONE VENETO (11)
Negli Stati Uniti esistono da tempo strutture residenziali differenziate e simili a quelle descritte sopra come per acuti, ricovero riabilitativo, comunità terapeutiche. Il nostro interesse si rivolge alle strutture riabilitative e comunitarie, che nella accezione statunitense (ma che si sta diffondendo anche in Europa) costituiscono un continuum in cui la differenza è data dalla più o meno forte presenza di componenti sanitarie: se la struttura interviene anche in fase di disintossicazione, o se vi è un programma specializzato per pazienti con doppia diagnosi psichiatrica, questa presenza sarà maggiore; al contrario ove lindirizzo sia verso popolazioni con prevalenti problemi sociali o familiari.
Il Minnesota Model fu ideato nel 1950 ed ebbe immediatamente una vastissima diffusione. Si fonda sulla applicazione in setting professionale della teorizzazione e della pratica di Alcolisti Anonimi, prevedendo lintervento sia di professionisti in senso tradizionale che di counselors. Questi ultimi sono in gran parte alcolisti inattivati, abitualmente aderenti ad Alcolisti Anonimi, che hanno ricevuto un apposito training. Una terza fase nello sviluppo di programmi riabilitativi residenziali negli Stati Uniti parte dallesigenza di valutare con esattezza il costo/beneficio rispetto a programmi ambulatoriali o di comunità. Pettinati e coll., riportano che lapproccio residenziale è più efficace nella fase iniziale del trattamento di pazienti con problemi multipli. Gli autori concludono che pur essendo il costo della residenzialità maggiore in termini assoluti, la valutazione del costo/beneficio rispetto pazienti selezionati in maniera accurata non rileva grandi differenze (14) .
In Europa la situazione è molto variabile da luogo a luogo: in Gran Bretagna e nei paesi scandinavi appare simile a quella statunitense. In Germania ed in generale nellarea di lingua tedesca da un lato ed in Francia dallaltro vengono applicati modelli diversificati, con la presenza sia di programmi residenziali che territoriali (inclusi gruppi di autoaiuto).
I programmi comunitari in Italia si strutturano a partire degli anni sessanta come risposta alla diffusione delleroina ed al ritardo ed alla disorganizzazione delle strutture pubbliche. Pur inizialmente frequentemente improntate da atteggiamenti fortemente ideologizzati ( spesso speculari o complementari ad atteggiamenti analoghi dei Servizi Pubblici), le Comunità Terapeutiche private sono oggi organizzazioni aperte al dialogo ed alla collaborazione con la struttura pubblica, disponibili ad utilizzare gli strumenti di recupero più efficaci in ciacuna fase del percorso del paziente. In alcune regioni (ad esempio il Veneto) le Comunità Terapeutiche fanno parte a tutti gli effetti del sistema delle dipendenze , sistema fondato sulla collaborazione piena e paritaria del sistema assistenziale pubblico (SerT) e delle Comunità stesse (denominate anche Enti Ausiliari, o, in una accezione più vasta, comprendente tutto il privato non finalizzato al lucro Terzo Settore). Vi sono molte analogie tra ricovero riabilitativo e comunità terapeutica soprattutto per limpostazione dei programmi. Per questo tenteremo di ipotizzare di seguito un programma terapeutico che possa servire come base di riflessione per entrambe le esperienze, specificando ove opportuno le differenze.
Come rilevato dai paragrafi precedenti, attualmente tre principi sembrano essere significativi per la costruzione di un programma efficace e sostenibile economicamente rispetto ai programmi territoriale: Nella Tabella 2 sono riportate le indicazioni al trattamento riabilitativo residenziale. Talora la mancanza di strutture territoriali può semprare una indicazione al trattamento residenziale. Pur comprendendo la necessità di dare comunque risposte a situazioni disperate, a nostro modo di vedere tale situazione è invece una controindicazione: si è chiaramente precisato che il programma residenziale senza riferimento territoriale è inutile .
INDICAZIONI AL TRATTAMENTO RIABILITATIVO RESIDENZIALE
1) Difficoltà al trattamento territoriale
2) Problematiche complesse
Un elemento importante di questa fase è la Valutazione Organica. La possibilità di gestire problematiche organiche infatti deve essere calibrato alle competenze sanitarie della struttura. In questo settore ha particolare importanza la valutazione dello stato di intossicazione e del rischio di grave sindrome di astinenza. Le CT devono dotarsi della possibilità di una valutazione medica, diretta o tramite strutture di fiducia del Sistema Sanitario Pubblico. E opinione degli Autori che vada per quanto possibile evitato tutto ciò che distragga dagli intenti riabilitativi del programma. In questo senso è opportuno consigliare che problematiche organiche gravi o comunque potenzialmente impegnative vengano valutate e curate in ambiente specificamente sanitario.
PROGRAMMA INTEGRATO PER UTENTI CON ABUSO/DIPENDENZA ALCOLICA / I
- Preparazione
- Fase A: Detox
- Fase B: Valutazione per aree
Non appena il paziente è in grado di sostenerla, è opportuno passare alla Valutazione per Aree, secondo il protocollo presentato nella Tabella 5. La valutazione per Aree ha lo scopo di fornire la diagnosi secondo i sistemi classificativi internazionali (DSM, ICD), un profilo del paziente che ne evidenzi le problematiche attive, quelle attualmente inattive ma di cui tenere conto, le risorse e le potenziali leve terapeutiche. Terminato linquadramento si procederà ad una Riunione dEquipe, ove i dati raccolti vengano discussi, si individuerà un Programma di trattamento, ed un gestore del caso, cioè un professionista che funga da raccordo tra i vari interventi e segua il paziente in itinere.
PROGRAMMA TERAPEUTICO Non individuate specifiche problematiche: intervento aspecifico
Gruppo di Informazione ed Interazione Si sono individuate specifiche problematiche: intervento mirato
Farmacoterapia del Craving e dei Disturbi Mentali
Uno degli obiettivi della Degenza Riabilitativa è individuare, tramite linquadramento diagnostico e la risposta al trattamento durante la degenza stessa, un programma terapeutico a medio e lungo termine. Tale programma va definito prima in via teorica ed ipotetica, in una riunione dequipe che valuti i dati raccolti durante il ricovero; va quindi proposto e discusso con il paziente ed i familiari. E importante che la struttura non dia una indicazione generica, ma fornisca per quanto possibile nomi ed indirizzi, siano essi di professionisti che di gruppi AA. o CAT.
DEFINIZIONE AFTERCARE A. Individuazione programma aftercare:
Professionale:
Non professionale: B. Discussione programma con paziente e famiglia. C. Individuazione struttura territoriale di riferimento
Negli ultimi anni si assiste ad una rivalutazione del ruolo della residenzialità, sia ospedaliera-riabilitativa, sia in Comunità Terapeutica nel trattamento dellalcolismo. Questa rivalutazione parte da una profonda riformulazione del programma residenziale stesso, che viene ad assumere specifiche caratteristiche: - La centratura su un programma diagnostico-terapeutico personalizzato, di durata relativamente breve (indicativamente da 20 a 60 gg. per le strutture sanitarie, fino a sei mesi per le CT). - La preferenza per situazioni problematiche ( scarsa motivazione, mancata risposta a trattamenti non residenziali, problemi psicopatologici, problemi sociali e familiariÉ..). - La limitazione degli aspetti organici rispetto a quelli riabilitativi, motivazionali, psicologico-psichiatrici, sociali e familiari. - La disponibilità di una vasta gamma di strumenti diagnostici e terapeutici, da applicare in maniera personalizzata, rispetto alle specifiche problematiche dellutente. - Lindividuazione di un programma after-care personalizzato, sulla base delle informazioni racccolte durante la degenza.
Punto di partenza per la costruzione di strutture di questo tipo è la formazione del personale:
1) Cibin M., Zotti S., Rossetto L. et al., Applicazione del C.A.G.E. ai pazienti maschi di un reparto di Medicina Generale, Rivista Italiana di Alcologia, 3, 3, 15 (Abstract), 1984. 2) Chermack S.T., Singer K., Beresford T.P., et al., Screening for alcoholism among medical inpatients: how important is corroboration of patient self-report? Alcohol Clin Exp Res 22,7, 1393, 1998 . 3) Rambaldi A., Gluud C., Belli A., et al., Prevalence of alcohol problems among adult somatic in-patients in Naples. Alcohol Alcohol 130, 4, 441, 1995. 4) John U., Rumpf H.J., Hapke U.,Estimating prevalence of alcohol abuse and dependence in one General Hospital: an approach to reduce sample selection bias. Alcohol Alcohol 34, 5, 786, 1999. 5) Zampieri N., Tavella G., Carraro M. et al., Ruolo dellinfermiere nel trattamento di pazienti con Abuso e dipendenza Alcolica, Atti del IV Congresso Nazionale Società Italiana di Alcologia, Castel San Pietro Terme, maggio 1986. 6) Stefanini G.F.,Caputo F., Lizzani L., et al., Different efficacy of alcohol education tools among trainee nurses. Hepatogastroenterology 46, 27, 1910, 1999. 7) M. Cibin, L. Giannini, G. Canton et al., La consulenza a pazienti con Disturbo da abuso o Dipendenza da alcol: uno studio preliminare. Atti del IV Congresso Società Italiana di Alcologia, Castel San Pietro Terme, maggio 1986 8) Jean G., Scappaticci R., Silvani A. et al. Lintervento terapeutico nelle epatopatie etiliche. Considerazioni sulla collaborazione tra reparto di medicina generale e gruppi di Alcolisti Anonimi. Clinica Europea, 25, 610, 1986. 9) Patussi V., Tumino E., Poldrugo F., The development of the alcoholic Treatment Club system in Italy: 15 years of experiences. Contemporary Drug Problem, 23, 1, 29, 1996. 10) Panepinto W., Galanter M., Bender S.H., et al., Alcoholics transition from ward to clinic; group orientation improves retention. J Stud Alcohol, 41, 9, 940, 1980. 11) Cibin M., Formazione e progettualità verso la costruzione di un sistema alcologico integrato nel Veneto. Il Seme e lAlbero, 9, 78, 1996. 12) Stinchfield R., Owen P.,Hazelden's model of treatment and its outcome.Addict Behav 23, 5, 669, 1998. 13) Mendelson J. and Mello N.K. The diagnosis and treatment of Alcoholism. McGraw Hill Book Company, New York. Trad.it. La Dipendenza Alcolica, Piccin, Padova, 1984. 14) Pettinati H.M., Meyers K., Evans B.D., et al., Inpatient alcohol treatment in a private healthcare setting: which patients benefit and at what cost? Am J Addict 8, 3, 220, 1999. 15) Cibin M., Orlandini D., Rampazzo L. (a cura di) , Alcologia, Prevenzione, Progettualità Regionale, Regione del Veneto, Assessorato alle Politiche Sociali, Padova, 2000.
17) Aricò S., Zannero A., Galatola G., et al. Family compliance to a treatment programme for alcoholics: a prospective study of prognostic factors. Alcohol Alcohol. 29, 6, 679,1994. 18) M. Cibin, Alcolisti Anonimi: lo strano caso di un gruppo terapeutico "spontaneo", in "I Gruppi Terapeutici nei Disturbi da Uso di Sostanze", a cura di G. Ricci, M.Cibin, G. Tonellato , La Garangola, Padova, 1999.
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