Maurizio Mottola Venerdì 14 e sabato 15 gennaio 2011 si è svolto a Roma il convegno “Errori in Psicoterapia”, promosso dalla rivista Idee in Psicoterapia. Allo psichiatra e psicoterapeuta Piero Petrini, tra gli organizzatori dell’evento, abbiamo posto alcune domande. Anche in psicoterapia esistono degli errori: quali e come fronteggiarli? Riassumere un congresso centrato sugli “errori in psicoterapia” brevemente, con 14 interventi in plenaria sugli errori in genere in psicoterapia, e 20 interventi sui diversi “modelli della mente”, e sugli errori a seconda del modello, e tre workshop, non è proprio agevole. Possiamo sottolineare che tre, quattro anni fa, un congresso del genere sarebbe stato impossibile da realizzare. Come sarebbe stato impossibile realizzare una rivista con più modelli; come sarebbe stato impossibile organizzare un congresso come quello che faremo a settembre che conta, a tutto oggi 2100 iscritti. Gli errori, sintetizzando il molto che è emerso, dipendono, per quelli generali, innanzitutto da una cattiva formazione del terapeuta. Questo avviene per esempio, quando la formazione viene troppo “autoriferita”, con modelli distanti dalle ricerche internazionali, e dove ai giovani terapeuti non viene fatto capire che “ogni psicoterapia ha un limite”. Poi dipendono dalla personalità del terapeuta, dalla sua formazione mentale, dal suo legame con l’etica professionale; quest’ultima deve, a mio parere, essere il faro illuminante di ogni medico e psicologo. Ancora, dalla capacità del terapeuta di lavorare in equipe, anche a distanza, quindi dalla necessità del terapeuta di mettersi in discussione e di dialogare con altri professionisti, sempre con il concetto di base che il paziente è il nostro vero obiettivo, e la sua salute deve essere al centro del nostro lavoro. Il modo per fronteggiare gli errori è innanzitutto la predisposizione a riconoscerli. Non dobbiamo riversare all’esterno le nostre difficoltà, i nostri errori, i nostri danni. Indispensabile nella formazione di ogni terapeuta, una buona dose di umiltà. L’umiltà di sottoporsi alla verifica e alla supervisione; l’umiltà di sottoporsi al confronto; l’umiltà di riferire al paziente dei nostri errori, quando è utile, di discernere con lui, e di abdicare al ruolo di terapeuta quando l’errore è troppo cogente. Quali temi sono scaturiti dalla tavola rotonda conclusiva con i Direttori delle Scuole di formazione in psicoterapia? E’ scaturita la soddisfazione di avere lavorato tutti insieme, con pari dignità; si è messo in evidenza la necessità di portare avanti il dialogo ed il confronto, fin dal congresso prossimo della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia a maggio 2011; poi nel congresso di settembre 2011della Società Italiana di Psicoterapia. Infine la rivista Idee in Psicoterapia organizzerà un convegno nel maggio 2012 sui “Modelli della Mente”, facendo intervenire nel congresso un caposcuola ed un allievo dell’ultimo anno con una ricerca, un caso clinico, una teoria. Lei è componente della Commissione del Ministero dell’Istruzione Università Ricerca (MIUR) per la valutazione dell’idoneità delle scuole di formazione in psicoterapia: qual è l’attuale situazione? C’è la necessità, più volte manifestata dalla commissione in toto, di avere uno spazio per una approfondita valutazione dell’attuale. La commissione continua ad essere sopraffatta, nelle riunioni ridotte, da proposte di nuove scuole, e non riesce a svolgere l’altro compito, che è quello della verifica. Inoltre la situazione economica del paese, l’assenza di fondi nei ministeri ha impedito ai membri della commissione di riunirsi (i membri della commissione prendono solo un rimborso spese di viaggio!). Tutto questo incide sulla possibile valutazione di qualità e di efficienza delle scuole da parte della commissione stessa. Nonostante, a mio parere, delle commissioni di cui ho fatto parte, questa sia, grazie al presidente professor Nino Dazzi e a tutti i colleghi, la migliore commissione a cui ho partecipato, tanto impegno e tanti sforzi potrebbero essere vani, se non si riesce a portare a termine un discorso di miglioramento della qualità delle scuole e di verifica. Una parte del lavoro può essere soddisfatto dal “data base” attivato e dall’inserimento da parte delle scuole dei dati computerizzati. Ma il grosso del lavoro non può che essere svolto con programmi che devono scaturire da una regolarità degli incontri. |