Conversazione con Valeria Licata Maurizio Mottola Lunedì 28 marzo 2011 si è svolto a Napoli, all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il convegno Il Camice Invisibile. La psicologia in ambito sanitario. Alla psicologa e psicoterapeuta Valeria Licata, tra le relatrici del convegno, abbiamo posto alcune domande. Di che cosa ha trattato nella sua relazione Emozioni e stili di vita? In particolare ho trattato dei fattori di rischio psicosociale in cardiologia, approfondendo tra l'altro il tema del rapporto tra emozioni e cardiopatia. Le emozioni sono risposte socio-biologiche di adattamento e negli esseri umani rappresentano il passaggio dall'automatismo dei riflessi condizionati alla composita e differenziata articolazione dell'interazione con l'ambiente circostante. Le emozioni, sganciando l'essere umano dall'automatismo dell'arco riflesso, gli consentono una varietà di risposte di adattamento -proprie della specie umana- ed il sistema limbico permette l'accumulo della memoria. La maggior parte delle ricerche empiriche riporta dati su specifiche emozioni come rabbia, disgusto, paura, tristezza, gioia, sorpresa, indicate come primarie; la vergogna, la colpa, l'orgoglio, l'imbarazzo, il rammarico ed altre vengono indicate invece come emozioni secondarie o complesse. Le risposte emozionali di base, cioè le emozioni primarie, si sono evolute per fornire risposte di adattamento efficaci ai problemi posti dall'ambiente. Queste emozioni, inoltre, costituiscono le componenti elementari a partire dalle quali si costruiscono tutte le emozioni secondarie. Comunque le emozioni possono essere considerate non solo come il frutto dell'evoluzione biologica, ma anche in relazione alle trasformazioni sociali e storiche che contribuiscono a formare la personalità. Quindi filogeneticamente la comparsa dell'emozionarsi rappresenta un'ulteriore evoluzione della specie umana, a cui si è aggiunto lo sviluppo della corteccia cerebrale, con l'ampliarsi delle funzioni cognitive che hanno consentito il progredire del processo di civilizzazione. Questo vuol dire che nell'essere umano gli stadi precedenti permangono accanto agli stadi più recenti di sviluppo. Il progressivo processo di cognitivizzazione si aggiunge all'assetto emozionale e si contempera ed integra con esso. Nel rapporto emozione/cognizione è proprio l'aspetto emozionale che prevale spesso su quello cognitivo. Qual è lo specifico del progetto Psico-Cardio, di cui è referente nell'Unità Operativa di Psicologia Clinica e Formazione Psicodinamica del Distretto 31 - Asl Napoli 1 Centro?
L'Unità Operativa di Psicologia Clinica e Formazione Psicodinamica (UOPC) del Distretto 31 - Asl Napoli 1 Centro, in collaborazione con l'Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC) del Presidio Ospedaliero "Santa Maria di Loreto Mare" di Napoli ha articolato un progetto finalizzato ad offrire un supporto psicologico e di confronto tra pazienti con pregresso recente infarto del miocardio acuto (IMA), al fine di prevenire manifestazioni di disagio psicologico. Il progetto ha avuto inizio nel marzo 2008, dopo una lunga fase di elaborazione costituita da un lavoro teorico e di ricerca, nel quale sono state utilizzate le pregresse conoscenze inerenti la costituzione di gruppi, il percorso e le caratteristiche dei gruppi di self-help, le teorizzazioni sul supporto psicologico, nonché le produzioni forniteci dalla psicoanalisi dei gruppi. Il gruppo è caratterizzato da una decina di componenti, in prevalenza di sesso maschile. I partecipanti si differenziano per estrazione sociale, livello di istruzione ed esperienze lavorative, mentre ad accomunarli è un pregresso recente IMA. Gli incontri di gruppo avvengono con cadenza quindicinale presso l'UOPC ed hanno la durata di un'ora e mezzo. Durante gli incontri con il gruppo ci si sofferma su svariate tematiche di interesse, quali: Fattori di rischio di malattie cardiovascolari; Adozione di uno stile di vita sano; Importanza dell'esercizio fisico; Alimentazione; Eliminazione dell'abitudine tabagica; Fattori di rischio psicosociale; Ansia, depressione e cardiopatia; Sessualità e cardiopatia; Disfunzione erettile; Vissuti e stili comportamentali che accompagnano l'infarto; Coping e cardiopatia. Nel gruppo ciascun membro può esprimere i propri dubbi, le proprie perplessità e porre domande circa la propria patologia.
Che ruolo può avere attualmente la psicologia in ambito sanitario?
Il lavoro condotto rientra nel campo della Psicologia della Salute, ha la finalità di consentire agli utenti che vi prendono parte di acquisire maggiori informazioni circa la propria patologia, le misure da adottare per svolgere uno stile di vita sano, ma soprattutto si cerca di creare uno spazio di riflessione in cui ciascun membro possa esprimere le proprie emozioni ed i propri pensieri. Tutto questo rientra nel campo della riabilitazione intesa non solo rivolta al versante fisico, ma anche verso l'individuo nella sua totalità, nella consapevolezza che non esiste alcun confine netto tra mente e corpo. Ricerche recenti hanno evidenziato e confermato come le emozioni e le esperienze stressanti, fattori psicosociali, ansia e depressione coinvolgano direttamente il cuore attraverso il sistema nervoso autonomo e indirettamente attraverso le vie neuroendocrine. La ricerca si è principalmente concentrata sul ruolo della depressione ed in minore misura su quello dell'ansia. In particolar modo è stato possibile evidenziare che l'insorgenza della depressione in soggetti sani può predire lo sviluppo della malattia cardiaca; inoltre la depressione è legata a problemi di ipertensione. Il rischio di mortalità in pazienti depressi è cinque volte superiore rispetto a soggetti che non presentano tale problematica. Le probabilità che insorga un evento cardiaco aumentano in casi di depressione, inoltre aumenterebbe anche la mortalità. La depressione può costituire oltretutto un fattore di rischio secondario, in quanto porterebbe l'individuo a non aderire alle prescrizioni mediche. Ad avere un'influenza negativa sulla salute del cuore sono anche ansia e stress. Diversi studi mostrano un aumento di morbilità e mortalità per cause cardiache in soggetti ansiosi e in casi di stress. Gli effetti dello stress variano a seconda della durata e dell'intensità. Se prolungato, infatti, lo stress causa il rilascio di cortisolo che aumenterebbe la pressione, gli acidi grassi, lo zucchero e fattori coagulanti nel sangue, elementi -questi- che aumenterebbero il rischio di cardiopatie. Le malattie cardiovascolari costituiscono uno dei più importanti problemi di sanità pubblica ed in Italia rappresentano la prima causa di morte e la principale causa di inabilità nella popolazione anziana. Anche nel campo delle malattie cardiovascolari l'intervento del Servizio Sanitario Nazionale deve essere in primo luogo rivolto alla prevenzione. Recenti ricerche hanno inoltre evidenziato come esperienze stressanti ed emozioni associate, fattori psicosociali, depressione ed ansia abbiano un importante ruolo nell'insorgenza, nel decorso e negli esiti della cardiopatia. Di qui l'importanza nel promuovere azioni di informazione e comunicazione sull'importanza dell'adozione di stili di vita sani, di una corretta alimentazione, della riduzione della pressione arteriosa, dell'abolizione del fumo, del controllo della glicemia, dei lipidi e del peso corporeo. È inoltre necessario procedere all'individuazione precoce dei soggetti affetti da cardiopatia per prevenirne l'aggravarsi e il manifestarsi di eventi acuti. D'altra parte il peso sociale ed assistenziale delle malattie cardiovascolari è notevolmente cresciuto, tanto che i Piani Sanitari Nazionali hanno sollecitato gli organi locali a sviluppare programmi di intervento nel tentativo di limitare un inevitabile aumento di morbilità e mortalità cardiovascolare. Studi recenti hanno poi evidenziato che spesso soggetti che hanno subito un infarto (IMA) presentano, una volta dimessi, ansia e depressione, e circa la metà di essi ha difficoltà a modificare il proprio stile di vita, con una maggiore incidenza di morte precoce, a differenza di coloro che non presentano tale fenomenologia. Le patologie cardiovascolari (e le altre patologie cronico-degenerative) si avvantaggiano dunque di interventi della psicologia in ambito sanitario. |