Il lavoro clinico con le famiglie: conversazione con Alberto Vito Maurizio Mottola Martedì 24 maggio 2011 si è svolto a Napoli il seminario didattico “Il lavoro clinico con le famiglie”, organizzato dalla sede di Napoli della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare, con interventi e relazioni di Carmine Saccu, Leonardo Abazia, Verbena Cocuzza, Concetta Rossi, Alfredo Rubino, Alberto Vito, Monica Vitolo. Allo psicologo e psicoterapeuta Alberto Vito, responsabile dell’Unità Operativa Struttura Semplice Dipartimentale (U.O.S.D.) Psicologia Ospedaliera dell’ Azienda Ospedaliera dei Colli Monaldi-Cotugno-CTO, tra i promotori dell’evento, abbiamo posto alcune domande. Di che cosa si è trattato nel seminario didattico Il lavoro clinico con le famiglie? Nella prima parte, il professor Carmine Saccu ha presentato il proprio modello di intervento clinico che prevede, oltre all’attenzione delle dinamiche familiari, un’analisi del vissuto del terapeuta. Il professor Saccu è stato un pioniere della terapia familiare in Italia e da decenni ha sviluppato un originale metodo sia formativo che clinico. La sua creatività e l’uso originale sia della sfera cognitiva che emozionale del terapeuta costituiscono un riferimento indispensabile per tantissimi terapeuti che egli ha formato in Europa. Si tratta di uno degli autentici pionieri della psicoterapia, che ha portato un proprio contributo originale ed è un’opportunità formativa notevole poterlo vedere descrivere il proprio lavoro. Nella seconda parte della giornata, vi è stata una tavola rotonda, a cui hanno partecipato psicologi accomunati da esperienze significative di lavoro con famiglie in diversi contesti pubblici, sul ruolo della terapia familiare nei Servizi pubblici. In che misura si riesce ad espletare nel servizio pubblico Il lavoro clinico con le famiglie? Il modello della terapia familiare ha avuto uno straordinario successo nel nostro paese e nella nostra regione. Tale modello è stato particolarmente apprezzato in quanto è risultato appropriato per essere utilizzato nei Servizi pubblici. Ciò grazie alla possibilità della presa in carico dell’intero sistema familiare, grazie alla rapidità del raggiungimento degli obiettivi ed all’efficacia in particolari situazioni critiche, quali terapie di coppia, famiglie con bambini sintomatici e famiglie con pazienti gravi. Tuttavia, negli ultimi anni, nonostante una crescente richiesta di cura del disagio psicologico, le Strutture pubbliche appaiono strutturalmente più carenti nel dotarsi di adeguati servizi per rispondere a tale esigenza. A suo avviso che spazio riescono ad avere operativamente le psicoterapie nell'attuale situazione di pletora di psicoterapeuti e di scuole di psicoterapia? A causa di un sempre crescente numero di scuole di formazione con orientamenti diversi di psicoterapeuti e di nuove figure professionali può risultare difficile e complesso orientarsi per l’utente che vuole intraprendere un percorso di psicoterapia. Analogamente per i giovani psicologi può essere difficile orientarsi tra una vasta offerta di proposte formative. Per tale motivo, mi sembra meritorio tale Convegno in quanto rappresenta un momento di confronto tra operatori dei Servizi Pubblici ed una Scuola privata di formazione in psicoterapia (autorizzata dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca -MIUR-), per individuare possibili momenti di integrazione. ______________________________________________________________________________________ Cenni teorici Si possono distinguere diverse tipologie di Terapia Familiare, particolarmente legate al nome ed all’opera dei loro fondatori: - Terapie psicoanalitiche volte a conciliare il modello psicoanalitico con quello sistemico (Nathan Ackerman, autore di vari testi di Terapia Familiare in chiave psicodinamica e fondatore dell’autorevole rivista Family Process); - Terapie strutturali centrate sullo studio della famiglia quale sistema interattivo e gerarchico, come ha teorizzato Salvador Minuchin con le sue ricerche nel campo della neuropsichiatria infantile e delle famiglie svantaggiate; - Terapie intergenerazionali secondo cui i disturbi del comportamento acquistano senso se inseriti nella storia familiare, che va ricostruita su almeno tre generazioni, come hanno sostenuto Murray Bowen e James Framo per l’importanza data ai processi di appartenenza e di distacco dalle famiglie di origine; - Terapie sistemiche / strategiche derivanti dalle ricerche sulla schizofrenia e sulla comunicazione umana effettuate dal gruppo di Palo Alto, che ha inaugurato la Terapia Familiare ad indirizzo sistemico/strategico: sistemico in quanto considera la famiglia un sistema governato da regole; strategico in quanto lo scopo è colpire il sintomo patologico nell’immediato (qui e ora) con tecniche paradossali. È’ un tipo di terapia praticata, almeno agli esordi della loro attività, da Jay Haley, Virginia Satir, ed in Italia da Mara Selvini Palazzoli con la sua équipe. Tra gli strategici si può annoverare anche l’ipnologo Milton Erickson per i suoi rivoluzionari interventi di tipo paradossale; - Terapie esperienziali caratterizzate dalla personale esperienza del terapeuta e dalla sua specifica personalità, come incontro umano del terapeuta con la famiglia al di fuori delle grandi correnti teoriche. È una modalità particolarmente praticata da Carl Whitaker; - Modello di intervento clinico, in cui l’attenzione alle dinamiche familiari è accompagnata dall’analisi del vissuto del terapeuta. Tale intervento è risultato particolarmente efficace nelle terapie di coppie, di famiglie con bambini sintomatici e con pazienti gravi ed è stato elaborato da Carmine Saccu. |