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PSYCHOMEDIA
SCIENZA E PENSIERO
Psichiatria e Sistemi Complessi



Rete di Collegamento Basale

La definizione di una struttura elaborante la ”intelligenza” emotiva e le sue vie espressive.

Dr. Antonio Bramante


Il seguente è il primo di tre articoli in successione, nei quali il Dr. Antonio Bramante si propone di ricostruire le modalità
patogenetiche dei disturbi psichici ed alcune ipotesi del funzionamento della mente. Esse risultano applicabili ad una ottica Neuropsicologica suscettibile di una modellizzazione secondo la Teoria delle Reti Neurali.




Premessa
Le recenti acquisizioni ed i modelli che rinvengono da altre discipline permettono di elaborare teorie innovative nel campo delle Neuroscienze, superare le divisioni concettuali, interpretare il funzionamento della mente.
Inoltre assistiamo al progressivo miglioramento della obiettività Neurofisiologica, della migliore definizione clinica, della ricerca Farmacologica.
Servono adesso teorie interpretative sul funzionamento della Psiche più articolate ed omnicomprensive capaci di spiegare in maniera coerente i fenomeni psichici, gli aspetti neuro-fisiologici e quelli farmacologici.

Ritengo che un’ottica consensuale alle Reti Neurali Artificiali (RNA) permetterà notevoli passi in avanti, superando le divisioni e le incertezze di questo settore, nel tentativo di costruire interpretazioni del funzionamento psichico capaci di spiegare il funzionamento attuale e prevedere le dinamiche in osservazione.
In effetti, si moltiplicano di giorno in giorno i centri e gli studiosi che si applicano nel reinterpretare la mente in ottiche affini all’Intelligenza Artificiale (IA). Soprattutto vengono osservate le funzioni Corticali Superiori (logica, capacità di astrazione, capacità di elaborazione e calcolo).

Nella patologia Psichiatrica gli aspetti esclusivamente cognitivi non appaiono di primario interesse, necessita invece un modello interpretativo della Psiche che studi gli aspetti motivazionali, le dinamiche emozionali (che sono il reale oggetto eziopatogenetico dei disturbi psichici ed il bersaglio della terapie) e di come interagiscono sul funzionamento psichico globale, tale teoria si presta meglio ad una modellizzazione secondo le reti neurali.

Ci sembra opportuno utilizzare anche i dati provenienti dalla pratica clinica, dalle varie teorie psicoterapiche (specie quella analitica e bioenergetica), dalla embriogenesi, dalla anatomia funzionale del SNC, dagli studi etologico/filogenetici, dal funzionamento dei farmaci psicotropi. Tuttio ciò abbiamo cercato di integrarlo in una ottica epistemologica.
Un modello siffatto può inoltre avvantaggiarsi della verifica operabile con le moderne metodiche d’indagine neurofisiologica (misurazioni ormonali, EEG, TAC, RMN, PET, SPECT, RMNf, tests immunologici ecc.).

La migliorata conoscenza dei meccanismi patogenetici dei disagi psichici consentirebbe anche di reimpostare l’approccio attuale diagnostico-farmacologico (ora imprecisamente orientati in maniera sindromica), psicoterapico e riabilitativo con indubbi vantaggi terapeutici.
Quindi necessita un modello interpretativo unico che permetta intendere/integrare le funzionalità fisiologica e patologica come influenzate da fattori psico-sensoriali, farmaco-biologici, traumatico-vascolari-nutrizionali.
Inferenzialmente parlando si ha l’”intuizione” che tale modello esista (osservando le rindondanze e le prevedibilità) e guidi l’arte clinica, ma non è facile coglierlo appieno.

Aspetti Anatomici e Filogenetici
Il cervello nel suo complesso ha una disposizione globalmente centrifuga (cosiddetta a “Strati di Cipolla”) che corrisponde poi alla evoluzione Filogenetica della specie umana.
Le specie inferiori, più antiche, hanno presentato struttura del sistema nervoso più semplice che con l’evoluzione si è andata arricchendo di maggiore complessità. Nulla degli aspetti anatomici e funzionali dei nostri progenitori è andato perso ma ad essi si sono sovrapposte strutture via vi più complesse fino a costituire l’organizzazione del Sistema Nervoso attuale dei primati. Da ciò una serie di similarità anatomico funzionali che consentono studi in parallelo con le altre specie.

Osservando in maniera semplificata l’evoluzione del Sistema Nervoso Centrale (SNC) dei cordati gli individui sono passati dall’avere un unico filo mediano di cellule nervose (corrispondente ai primordi del midollo spinale) allo sviluppo di strutture privilegiate per la sopravvivenza dell’individuo e della specie (corrispondenti al tronco-encefalo), poi allo sviluppo di strutture più elaborate per l’acquisizione di nutrienti (corrispondenti al Rinencefalo), poi allo sviluppo di strutture per la risoluzione di problemi complessi (corrispondente al Telencefalo).

Dal punto di vista funzionale esiste una notevole autonomia delle arre centrali rispetto a quelle periferiche (corticali) così che eventuali danni per quanto estesi della corteccia non compromettano a breve termine la sopravvivenza dell’individuo ed anzi ne lasciano inalteate o addirittura disinibite alcune attività (es. la “pseudorabbia” nel gattino decorticato da esperimento).

La gestione Emotiva è primariamente Paleoencefalica, soprattutto a livello Limbico (Rinencefalo) ma in strettissima connessione anatomica e funzionale con il Tronco-Encefalo.
Il Paleo-encefalo è la componente che possediamo in comune anche con specie animali meno corticalizzate ed è deputata agli aspetti gestionali minimi per la sopravvivenza dell’individuo.
Da essa dipende la sopravvivenza del soggetto animale tanto come gestione interna (specie gestione - sopravvivenza dell’individuo singolo-sé, o di specie, con Tronco ed Oblongata) quanto come aspetti di “Significanza” e basali del comportamento.
Il numero di circuiti, o canali, utilizzati da tali strutture è minore di quello corticale ed anatomicamente più individualizzato. Inoltre il sistema appare abbastanza “chiuso” nelle sue interazioni e quindi più definibile.
Tali aree appare come via preferenziale comune per supportare "Stati Emotivi" e segnapassi di "Ritmi" biologici.
In sede Troncoencefalica esistono poi i nuclei fondamentali per l’esercizio delle cosiddette funzioni vitali: nuclei vegetativi per le funzionalità Autonomiche (centri del respiro, del battito cardiaco, nuclei salivatori), una serie di importanti connessioni con l’ipotalamo ed i centri di produzione-modulazione di alcune attività neuroendocrine ecc.
Per quanto riguarda i fattori interni, lo stato di efficienza fisica e psichica dipende dal funzionamento armonico ed integrato di queste strutture.

Osservazioni cliniche
I mafunzionamenti dl SNC possibili sono numerosissimi e ne possono conseguire una enorme varietà di sindromi (insiemi di sintomi) possono corrispondere a cause organiche note oppure a cause funzionali più o meno conosciute.
Per quanto variabili tali sindromi sembrano però poter essere interpretati identificando delle rindondanze che permettono di intuire le linee generali del funzionamento fisiologico e patologico dando luogo a modelli interpretativi.

Alcune delle condizioni cliniche seguenti appaiono come esempi molto interessanti.
In Neurologia
La Dissoluzione Jacksoniana è un sintomo del decadimento delle funzioni cerebrali nella anziano affetto da deficit vascolari o Alzheimer, in tali casi si ha una perdita (detta “discendente”) delle funzioni partendo dalle più elevate (integrate, altruistiche, recenti) con evidenziazione di aspetti di grettezza, avarizia, aggressività, egoismo (tratti già presenti nella personalità ma incredibilmente evidenziantesi) ed atteggiamenti inammissibili per la cultura e la mentalità del soggetto del quale egli si stupisce (es. pedofilia), dalla semplice alterazione della personalità si hanno poi gli inizi di perdita di funzioni e capacità: perdita della capacità di guida, perdita dell’uso di oggetti complessi, poi di volta in volta sempre più semplici), in seguito cominciano ad essere intaccati gli aspetti della vita autonomica (lavarsi, vestirsi, orientasi) con l’ulteriore aggravio vengono perse le capacità di alimentarsi e/o di svolgere le funzioni evacuative ordinatamente, infine vengono perse le funzioni vitali (battito cuore, respiro, pressione arteriosa).
Anatomicamente corrisponde ad una progressiva lesione atrofica o vasculopatica della corteccia cerebrale, poi delle aree limbiche, poi al troncoencefalo fino alla morte.

L’Ambliopia: ovvero un disturbo neurologico che colpisce di frequente un occhio delle persone strabiche. In tale disturbo lo strabismo impedisce la corretta visione integrata di entrambi gli organi di senso ed il soggetto impara ad escludere le “sensazioni” da uno dei due occhi per vedere bene. Dopo molto tempo l'occhio escluso perde la propria funzionalità e degenera per il mancato uso.

In Psichiatria
La Schizofrenia Paranoidea. Facendo un parallelismo con la patologia Psichica, per semplicità esaminiamo la situazione frequente di una schizofrenia che esordisce in un giovane di circa 17-18 anni per il resto apparentemente normale (tranne una certa “Chiusura”) il quale comincia a manifestare una certa perdita di stabilità nelle relazioni, cambia ragazza, amici, orientamento scolastico; col tempo riduce l’interessamento ad hobbies attività parallele (specie quelle di gruppo) per ridurre i propri interessi a poche idee molto caricate affettivamente e generalmente di alto contenuto idealistico, poi tali idee appaiono pervasive nella vita del soggetto, il gruppo di amici viene trascurato perché inadeguato all’alto livello di idealizzazione, la scuola (od il lavoro) vengono trascurati-cambiati spesso, cominciano i primi lievi disturbi del sonno (talora uso di droghe), della cura di sé, aumenta la partecipazione emotiva alle proprie idee che diventano difficilmente comunicabili con le parole, aumenta la chiusura al mondo esterno, vengono persi ragazza ed amici, i rapporti con i familiari diventano sempre più difficili, sono frequenti litigi intensi per futili motivi. Il ragazzo pensa molto (ed ogni tanto appare assumere atteggiamenti di ascolto) ed a uscire poco (fuma moltissimo, si lava poco, dorme poco e male), talvolta borbotta fra se e sé dimentico della presenza degli altri, appare teso, ostile e sulla difensiva, comincia a non associare più le idee secondo logica ma secondo collegamenti temporali, fonetici, cromatici, olfattivi; comincia a trarre delle conclusioni deliranti sulla base di tali associazioni che però appaiono difficili da comunicare, la carica emotiva aumenta: diviene irrequieto, reattivo vede nemici dappertutto comincia ad avere la sensazione che la gente lo guardi male e faccia degli atti manifestamente ostili verso di lui, la sua reazione è di difesa rabbiosa, fuma moltissimo diviene molto nervoso ed intrattabile avverte dei suoni che progressivamente prendono la forma di Voci che lo giudicano (spesso le voci nel maschietto ripetono ossessivamente “Ricchione” o comunque tematiche fortemente dispregiative, oppure ha la sensazione che tutto alluda ad una propria omosessualità), la chiusura ostile diviene completa (in alcuni casi si evolve verso la catatonia), la persona comincia ad interpretare tutto ciò come un “evidente” piano criminale nei propri confronti che “finalmente” egli ha capito e scoperto dovuto al fatto che egli possiede date qualità che tutti intendono sottrargli o danneggiare per “invidia”. Tale ideazione invade completamente la vita del soggetto dando luogo alla malattia.

Nella evoluzione prognostica negativa con il tempo tale disturbo si stabilizza, la persona diviene invalida e la propria mente rimane sempre incentrata sulle tematiche dispercettive e deliranti che lo affliggono. Con il tempo comincia a presentare deficit intellettivi progressivamente ingravescenti e perdita delle capacità autonomiche (Residuo Schizofrenico).
La schizofrenia è in primis una patologia della corretta attribuzione e comprensione di Significati e dei relativi Valori.

Aspetti Funzionali
Partendo dalla clinica l’esistenza di una qualche struttura/funzione integratrice che cominci a malfunzionare è evidente.
Tali strutture integratrici dovrebbero convogliare l’energia (tensione) proveniente degli stimoli percepiti (sensazioni) giunti attraverso le vie afferenti, elaborarli (percezione), ottenere una qualche risultanza (reazione) da esprimere attraverso le vie efferenti.
Sintetizzando le conoscenze neurofisiologiche e psicoterapiche possiamo affermare che sin dalla nascita dell’individuo sia presente una capacità biologica di ricevere le sensazioni ed elaborarle secondo il criterio del Piacere o Dispiacere, tale principio induce Reazioni efferenti corrispondenti.

In strutture più semplici, a questa selezione corrisponde un comportamento di tropismo positivo o negativo immediato partendo dal presupposto che percezioni di fattori capaci di migliorare la sopravvivenza attirino e percezioni di fattori capaci di minacciare la vita allontanino.

L’insieme delle reazioni conseguenti al piacere - dispiacere costituisce la cosiddetta Energia Psichica Pulsionale.
Essa viene poi utilizzata per generare le Reazioni Emotive Basali (rabbia, paura, tristezza, allegria) come risposta fisiologica agli stimoli interni ed esterni.
Dalla elaborazione di queste Reazioni Emotive Basali conseguono poi tutte le spinte al comportamento (Psiche).


Piacere
Dispiacere
-------> Emozioni Basali
Rabbia,
Paura,
Tristezza,
Contentezza
-------> Insieme delle
Motivazioni del
Comportamento

(Psiche)


La struttura addetta alla gestione del piacere e del dispiacere avrebbe probabilmente sede nel Tegmento del mesencefalo. La gestione Reazioni Emotive Basali vengono generate nel Rinencefalo che si occupa della gestione di comportamenti semplici (con reazioni di scarico immediate), map (modelli di comportamento predeterminati), mentre la gestione di Aspetti Comportamentali Complessi avrebbe sede nel Telecefalo.
Una struttura di riferimento, “Rete di Collegamento Basale”, in maniera automatica integra ed elabora gli stimoli (int-ext) determina nel complesso lo “Stato Emotivo” (ovvero la sommatoria delle singole reazioni emotive e della loro carica). Essa orienta l’energia psichica (mobilitata da diverse spinte interne od esterne) nelle Reazioni Emotive corrispondenti guidandone la direzione di efferenza (le vie effettrici adeguate) e l’intensità.

Più in dettaglio il tutto funziona come se le afferenze giungono dapprima al centro del piacere, poi una volta connotate vengono processate in una Rete Centrale paleoencefalica molto primordiale (Rete di Collegamento Basale Centrale) deputata alla funzione percettiva, che è in sintonia e risonanza con il mondo esterno (es. legge “a pelle” paura nel mondo esterno secondo dei Modelli di Apprendimento (MA) percettivi, es. intuisce la sensazione di paura presente in altri individui della stessa specie o di specie diverse sintonia. A tale sensazione, che avviene per risonanza, manca la identificazione di origine e l’individuo non distingue se essa è esterna o interna).

Attorno a questa prima struttura esiste un secondo strato (sempre paleoencefalico) con una funzione elaborativo/espressiva che contiene, in gran parte geneticamente, una serie di modelli di comportamenti espressivi (MAP) di comportamento (Rete di Collegamento Basale Esterna) (es. se il nucleo centrale elabora la rabbia indirizza l’energia psichica verso le espressioni della rabbia: tensione dei muscoli masticatori e volari di tronco ed arti, aumento generalizzato della tensione muscolare, chiusura dello stomaco ecc.).
Tale componente non ha una capacità autopercettiva ma invia informazioni su di sè al nucleo centrale con funzione percettive consentendo le basi della funzione di "psychological mindedness" e di “Insigth”. Ovvero la base della componente sensoriale della funzione autopercettiva (“sento di percepire questo stato d’animo che mi dispone in questo modo.”) inconsapevole. Solo in un secondo tempo con il coinvolgimento delle funzioni corticali la autopercezione diviene consapevole (addirittura è possibile che esista una autocomprensione senza autopercezione).
Tale funzione autoreferenziale viene comunque processata a sua volta dal sistema piacere-dispiacere contribuendo al livello di serenità individuale.

La distinzione fra la componente sensitiva della rete di collegamento e la sua componente espressiva trova la sua ragion d’essere nella possibilità clinico/disfunzionale di una interruzione delle comunicazioni fra le due entità con espressioni sindromiche conseguenti.

La Rete di Collegamento Basale Esterna svolge un lavoro importantissimo e complesso in quanto:

1) Discrimina secondo il principio sé o non sé le percezioni (cosa che la componente percettiva non fa). Discrimina quindi l’origine dello stimolo, per es. decide se una emozione percepita internamente dalla rete centrale è prodotta in sede (esempio da un richiamo delle aree mnemoniche o dai sensi) o importata dall’esterno (ad esempio trasmessaci per “Suggestione” da un altro individuo). E’ la parte funzionalmente compromessa nel caso dei disturbi psicotici specie paranoidei.
2) Organizza le gestione delle energie Psichiche nelle varie vie efferenti in base al tipo di stimolo.
3) Esercita una azione di facilitazione o inibizione (fino al blocco in alcuni casi) sulle vie efferenti.
4) Riceve suggerimenti dalle aree associative e mnemoniche (telencefaliche) su alcuni aspetti di facilitazione o blocco delle vie efferenti.
5) forma i presupposti per l’elaborazione di Reazioni Emotive Complesse (es. indignazione, indifferenza, affetto ecc.).

Trattandosi di attività paleoencefaliche tutti questi meccanismi e comportamenti non ricadono primariamente nell’ambito della consapevolezza e possono essere soggettivamente percepiti o comunque compresi solo grazie alle funzioni telencefaliche.
Nell’adulto infatti è attivo il terzo livello di funzionamento quello Telencefalico che dialoga con la rete basale di collegamento cercando percepire consapevolmente la reazione emotiva e di modulare ulteriormente la risposta.
Tale modulazione è tanto più facile quanto minore è la carica energetica emotiva da modulare. Se la carica emotiva è alta, e la necessità di scarico immediata, il telencefalo può fare ben poco (es. nella demenza vascolare ischemica che coinvolge più le aree corticali si ha una riduzione funzionale del controllo della corteccia sulle aree espressive delle emozioni oltre ad una riduzione del dialogo con la rete centrale di collegamento. Ne consegue una disinibizione delle funzioni semiautomatiche sottostanti con l’inizio del fenomeno di Dissoluzione. In tali casi si ha una accentuazione dei tratti emotivo/istintuali della personalità, una focalizzazione sulle sensazioni e funzioni somatiche, una minore comprensione degli aspetti generali con un comportamento impulsivamente agito).
Complessivamente, nel soggetto adulto, dopo la decisione dei centri Tegmentali alle Reazioni Emotive corrispondono diverse risposte adattative generali (che coinvolgono le varie vie effettrici: il Sistema Nervoso Autonomo, il Sistema Nervoso di Relazione, le Funzionalità Neuroendocrine, le aree Elaboratrici Corticali). Le risposte adattative non sono libere ma seguono schemi biologici geneticamente predeterminati che correlano ad ogni Reazione Emotiva un dato insieme di reazioni (sindrome).
Ovvero ad ogni Reazione emotiva (singola o associata) corrisponde una automatica via di scarico disinibita che coinvolge contemporaneamente ogni via efferente in diversa misura ed in diverso modo a seconda della reazione da esprimere.
Lo schema espressivo è uguale per tutti gli esseri umani (al punto che osservando dall’esterno la sindrome espressa è possibile identificare le Reazioni Emotive corrispondenti) in quanto geneticamente determinato e corrispondente al concetto di Specie Umana con date caratteristiche somatiche (due orecchie, portamento eretto, cinque dita per mano ecc.).
Anche nelle specie inferiori lo schema (che parte dalla stessa base filogenetica neurale) è corrispondente dando luogo all’antropomorfismo (la presunzione di poter “leggere” le emozioni di un animale rapportandole a quelle dell’uomo) molto usato ad es. nei fumetti.
Le vie espressive vengono attivate contemporaneamente e coinvolgono varie strutture patogenetiche.
Ne sono esempio:
Il sistema nervoso autonomo che tramite le vie piramidali ed extrapiramidali influenza il Sistema Muscolare Somatica alterando il tono muscolare (che diviene in generale teso o rilassata, oppure in date aree del viso con una serie di tensioni muscolari localizzate) con l’espressione di facies e di posture corrispondenti (irata, triste, ansiosa, beata);
Il Sistema Nervoso Vegetativo che dispone in maniera congrua alla serenità o alla tensione (ma diversificate rispetto alla reazione emotiva corrispondente) la muscolatura liscia gastrointestinale, il sistema cardiovascolare, il sistema piloerettore, il sistema ghiandolare secretivo. Ne sono esempio le alterazioni del tono e delle reazioni discarico dei visceri (“nodo allo stomaco”, necessità improvvise di evacuare, alterazione della salivazione, tachicardie, piloerezione ecc.) in condizioni tensive.
Anche i sistemi neuroendocrini sono coinvolti ma meno noti. Per l’asse ipotalamo ipofisi si può citare la abolizione del ciclo mestruale, le alterazioni della risposta immune (es. ridotta migrazione T-Helper), il sistema delle endorfine in condizioni di stress.
6) Prevedibili elaborazioni cognitive in condizioni di reazioni emotive costituiscono una esperienza comune. Tali elaborazioni vengono poi immagazzinate nelle aree associative mnemoniche e reinserite nella Rete di collegamento basale rialimentando la Reazione Emotiva (es. il rancore con ruminazioni)
7) Inoltre la Rete emette e modula delle Reazioni Emotive che le ritornano attraverso il processamento piacere-dispiacere contribuendo al sistema autoreferenziale. Tale autoreferenzialità costituisce la base della autopercezione di sè e comporta l’autoapprendimento del sentire sè stessi.

Tali Reazioni Emotive pur incanalandosi in una via di espressione effettrice sono suscettibili di modulazione da parte prima di altre parti del sistema Limbico-Troncoencefalico (con possibilità che l’espressione effettrice venga filtrata o addirittura inibita) ed indirettamente del Telencefalo.
L’inibizione di una via effettrice può dirottare l’energia della Reazione Emotiva su un’altra (o più) via efferente aumentandone l’espressività.
L’inibizione per esempio della rabbia attraverso il Sistema Nervoso di Relazione incrementa l’intensità di carica espressa ad es. dal sistema vegetativo autonomo (con sintomi epigastrici legati alla ipersecrezione acida dello stomaco ed ipecinesi-ipercontratilità dell’intero primo tratto del canale digerente) oppure con tempo attraverso l’asse ipotalamo ipofisi con ipercortisolemia.

Afferenze Efferenze

Disegno

I modelli espressivi della Rete Basale di Collegamento Esterna sono geneticamente predeterminati, ma possono venire arricchiti ed addestrato (prevalentemente nella prima infanzia) quando la sua struttura è ancora plastica e le informazioni provengono da figure con le quali ci sia un legame affettivo intenso (di amore se tale legame è più associato alle aree del piacere e di odio se prevale la funzione del dispiacere).
Si ha così la formazione del nucleo più profondo della personalità individuale (in condizioni particolari può dare luogo alle caratteropatie).
Nell’età adulta è gli apprendimenti di modelli di comportamento, provenienti da rapporti privi di particolare connotazione affettiva, si indirizzano più a livello telencefalico (aree corticali associative) con lo sviluppo di funzioni cognitive. Anche in questo caso prevalgono gli aspetti formali/convenzionali che appaiono privi di una forte motivazione

Conclusioni
Ricostruendo le dinamiche generali potremmo dire che determinate informazioni (interne o ext) che giungono all’individuo vengono processate ( sin dall’infanzia) dai centri del piacere-dispiacere (tegmentali).
1) Se considerate piacevoli inducono Reazioni Emotive di contentezza con attivazione di risposte adattative di ricerca (sentimento globale di amore). A detto Amore si associa paura di cessazione di tali stimoli e paura di perdita di una situazione stimolante preesistente (Reazione Emotiva con risposte adattative corrispondenti). Se la perdita poi avviene si ha la Reazione Emotiva di tristezza con la correlata reazione emotiva.
2) Se considerate spiacevoli in sé suscitano Reazioni Emotive spiacevoli di paura (per una eventuale ripetizione dello stimolo), dolore (per perdita della cenestesi), rabbia (per il desiderio di interrompere la persistenza della fonte di stimolo spiacevole). Ognuna di queste tende a suscitare un sentimento globale di odio e risposte adattative/avversative corrispondenti.

Le Reazioni Emotive una volta generate devono trovare la loro espressione, Tale espressione è in forma basale geneticamente determinata, poi con i primi apprendimenti fondamentali viene caratterialmente arricchita/elaborata e poi ne viene ulteriormente alterato l’apetto espressivo (sia pure in maniera percentualmente inferiore) per l’intervento delle strutture (telecefaliche) preposte all’adeguamento alla situazione esterna.

L’individuo può essere più o meno consapevole di tale processo, ma a meno che tale consapevolezza non alteri la Reazione Emotiva, non è in grado di imporre sostanziali modifiche.
L’intensità di un comportamento (consapevole o meno) sarà collegato complessivamente alla direzione della (o delle) Reazione Emotiva e dalla Carica Emotiva corrispondente (motivazione emotiva) mediato ulteriormente dal livello di consensualità (inibizione - disinibizione delle strutture di gestione “Superiori”).
Complessivamente è la elaborazione emotiva svolta dalla Rete di Collegamento Basale a motivare un dato comportamento che appare inarrestabile nella propria espressione. Le strutture Telencefaliche possono riuscire a modulare l’espressione finale del comportamento stesso ma soprattutto nei suoi aspetti formali.

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