Nuove tecnologie mediatiche: la suggestività dei rifugi mentaliGiovanni Ferraro
In questultimo ventennio, luomo occidentale è esposto ad accelerati mutamenti a carattere culturale ed ambientale. Le ultime conquiste della comunicazione elettronica stanno modificando, in maniera sempre più evidente, le modalità attraverso cui gli individui interagiscono e scambiano informazioni. La diffusione massiva delle nuove tecnologie mediatiche sembrerebbe rispondere al bisogno, fortemente condiviso, di controllo degli eventi fisici, naturali e relazionali, accentuando in tal modo la necessità di scavalcare, almeno virtualmente, i limiti spazio- temporali dettati dal reale. Tali innovazioni configurano uninconfutabile trasformazione sociale e culturale, nonché conseguenti ristrutturazioni sia sul piano mentale-individuale, sia a livello relazionale-comunitario. Nellambito della rivoluzione mediatica attualmente in corso, lesplosione di Internet, quale potente mezzo deputato alla diffusione di informazioni a livello globale, rappresenta il fenomeno più significativo in merito, non solo per i vantaggi che esso oggi comporta, ma soprattutto per le notevoli influenze sulle modalità comunicative-interazionali, per le contaminazioni rispetto ai condivisi modelli rappresentativi cognitivi ed affettivi. Oggi la rete, inglobando e sintetizzando, in un unico sistema, servizi di comunicazione, elaborazione e fruizione di dati, costituisce una forma raffinata di contatto, unefficace simulazione dellinterazione, attraverso lutilizzo di sofisticati registri comunicativi, quali Chat Room, Mailing list, Muds, Newsgroup, ecc ecc, servizi condivisi per il loro potere socializzante e ricreativo. Gli odierni strumenti di comunicazione, in grado di connetterci a livello planetario, costituiscono un prolungamento delle normali funzioni mentali umane: a tal proposito col termine Psicotecnologia si allude a quellinsieme di strumenti capaci di emulare e ampliare il potere della psiche (De Kerckhove, 1995). In tal senso i media elettronici, oltre a costituire potenti sistemi capaci di propinare determinate visioni della realtà, rappresentano una considerevole estensione di molte funzioni sensoriali e psicologico-rappresentazionali. Lutilizzo, più o meno massivo, dei mezzi tecnologici interazionali sembra voler soddisfare la paradossale esigenza di riprodurre la realtà, di sintetizzare la concretezza del quotidiano, dimensioni spesso non sufficientemente esperite od elaborate nella vita off- line. In tal senso si parla opportunamente di quotidianizzazione della convivenza, alludendo a quelle modalità di fuga dal vuoto e dalla noia, attraverso laccentuazione virtuale dei modi di vivere la quotidianità e lordinario, facendo fronte, in tal modo, ad un intenso e comune bisogno narcisistico di protagonismo (Ingrosso, 2003); luso degli strumenti di comunicazione di massa fungerebbe quindi da possibile mediatore simbolico rispetto a dimensioni e vissuti che necessitano dessere ri-esperiti nella loro complessità. Le interconnessioni tra tutti i terminali mondiali danno origine a quello che lo scrittore William Gibson, nel suo noto romanzo Neuromancer, ha efficacemente definito Cyberspazio: un universo artificiale condiviso e del tutto slegato dallo spazio fisico reale, fortemente emulante la concretezza dello stare in-sieme, tipico delle relazioni umane (Gibson, 1995). Nel Cyberspazio, luogo significativo di scambio interculturale e di ridefinizione della propria identità, soggetti, gruppi e collettività si trovano in un costante e ripetitivo contatto virtuale-sincronico, attraverso la condivisione di un comunitario spazio invisibile, una particolare forma di non luogo (Augè, 1993), un vero e proprio spazio transizionale winnicottiano, uninterzona esperenziale tra individuale e collettivo, dentro e fuori, mente e altro da sé. La possibilità di svincolarsi dai limiti spaziali-temporali inerenti alla vita quotidiana, conferirebbe ai cyber-naviganti una sensazione di onnipotenza, un vissuto di onni-presenza virtuale allinterno dei più svariati nodi della Rete Globale. Inoltre, la disinibizione dei comportamenti, coadiuvati dallanonimato tipico dei contatti virtuali, dallassenza daltri elementi identificanti il navigante, costituirebbero variabili che fungono da catalizzatori affettivi delle relazioni interpersonali instaurabili via web. In unepoca segnata sempre più dagli imperativi sociali del successo, delliperattività e della corsa allefficienza, ladesione a tali mondi, collocati tra la dimensione intrapsichica e quella interpersonale, appare motivata dalla necessità di trovare conforto allinterno di un suggestivo ed accogliente Rifugio della mente (Steiner, 1993), una complessa dimensione in cui reale e virtuale possono sovrapporsi per includersi a vicenda: Internet può costituire così unisola della fantasia e dellimmaginario da cui poter attingere nuove significazioni alla complessità del reale. Tale potenzialità può tradursi però in un limite, una trappola, qualora tale non-luogo della rappresentazione e della ricerca di senso precluda al contatto con il reale e impedisca il regolare fluire verso la progettualità, caratteristica dei processi di cambiamento. La tendenza a sostituire progressivamente il reale con la dimensione virtuale, appare in maggior misura presente in quei soggetti che sentono il bisogno di ritrovare, sempre più spesso, un rifugio in grado di contenere le proprie problematiche esistenziali, i propri vissuti emozionali alquanto conflittuali. Lincapacità di tollerare il vuoto, la frustrazione esperita nella scansione temporale del prima/dopo, la dilazione di tempo relativa al soddisfacimento dei bisogni, sembrano essere le caratteristiche di fondo che accomunano i soggetti maggiormente predisposti a sviluppare una qualche forma di dipendenza dal mezzo tecnologico, sempre più spesso con esiti conducibili a condotte compulsive di natura tossicofilica, o, nei casi più complessi, a carattere tossicomanico. La ricerca compulsiva di tali alcove artificiali può allora essere considerata una manifestazione dissociativa, una difesa parassitaria e compensatoria rispetto a vissuti emotivi ed emozionali non sufficientemente elaborati. Alla luce di tali considerazioni, appare importante focalizzare lattenzione sulla stretta relazione esistente tra lincapacità dautoregolazione e significazione delle emozioni (ritrovabile ad esempio nel caso di sindromi alessitimiche), e comportamenti dissociativi a carattere compulsivo. Il ricorso ai rifugi della mente ci appare pertanto una sorta di automedicazione dellIo, una modalità difensiva messa in atto al fine di raggiungere una dimensione che conferisca evasione dalla realtà,e al contempo, un significativo controllo dei vincoli che riguardano il reale. Luso non controllato della rete, così come per lutilizzo più o meno massivo di sostanze di sintesi, può essere considerato una forma di protesi per far fronte al peso, spesso insostenibile, delle difficoltà relazionali e prestazionali (Di Blasi, 2003). Mediante la scelta di un vertice clinico-dinamico, che non tralascia al contempo punti di vista sociologici e culturali, e facendo continuo riferimento al pensiero gruppoanalitico, un gruppo di ricerca, che fa capo alla Cattedra di Psicologia delle Tossicodipendenze dellUniversità degli Studi di Palermo, diretto dalla Prof.ssa Marie Di Blasi, da qualche anno ha avuto modo di affrontare, le tematiche relative allabuso mediatico, ed in particolare dellInternet Addiction. In tal senso è stata privilegiata la dimensione comunicativa-interazionale, focalizzando lattenzione sulle implicazioni a livello relazionale, sociale e comunitario, non trascurando comunque il fattore potenziale di un uso intelligente della rete. Al fine di cogliere la complessità del fenomeno dellinternet Ðdipendenza, è stato necessario considerare linterconnessione esistente tra il potenziale psicopatologico rappresentato dalla rete, relativo alle sue pregnanti caratteristiche strutturali e funzionali, e i tratti di personalità predisponenti linsorgere dellInternet Addiction. Allo scopo di produrre una conoscenza diretta di tale fenomeno,allinterno del gruppo di ricerca palermitano è attualmente in corso uno studio,da me condotto, che si è avvalso della somministrazione on-line di un questionario,elaborato dalla studiosa statunitense Kimberly Young; tale strumento, ampiamente utilizzato in campo nazionale e internazionale in numerose ricerche, mira allindividuazione di uneventuale predisposizione allinsorgenza di unaddiction da internet e/o di una compromissione a livello relazionale e sociale (Young, 1999). Dai primissimi dati conseguiti da tale indagine, si delinea un uso per lo più ludico e ricreativo della rete, spesso accompagnato da un utilizzo a scopo informativo e di studio: le Chat line, risultano di gran lunga il servizio più utilizzato dagli utenti; tali soggetti considerano lo strumento un importante mezzo di interazione e conoscenza, un servizio indispensabile per stabilire nuove conoscenze e relazioni amicali. Gli utenti fino ad ora intervistati mostrano un utilizzo tendenzialmente controllato della rete; una percentuale più esigua di soggetti invece si colloca allinterno di una modalità duso parzialmente problematica che rischia di produrre un impatto non indifferente sulla vita e sulle relazioni di tali soggetti. In suddetti casi, segnalando alcuni siti consultabili, ci si è adoperati affinché tali soggetti avessero alcune informazioni sul fenomeno in questione. E interessante sottolineare che, ad oggi, nessuno dei soggetti che si sono sottoposti al questionario si colloca allinterno della terza tipologia, quella che individua una modalità duso decisamente problematica e compromettente rispetto alle relazioni interpersonali e alla produttività lavorativa di ciascun individuo. In continuità alla conduzione di tale ricerca, si prevede di poter realizzare unindagine che valuti le odierne rappresentazioni inerenti alle modalità duso/abuso della rete da parte dei giovani naviganti del web, nonché gli stili comunicativi più o meno prevaricanti, tipici del sessismo in rete (Wallace,1999). Ci troviamo di fronte ad un fenomeno così complesso da indurci a misurarci continuamente con lincessante metamorfosi cui sono soggette le nuove tecnologiche medianiche. Tale evoluzione multimediale apre vasti scenari sui nuovi modi di accedere alla conoscenza, e implica la necessità di rivedere le nostre rappresentazioni relative alla gruppalità e di riesaminare ulteriormente il concetto di relazione. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Augè M., Non luoghi. Introduzione ad unantropologia della sub-modernirtà, Editrice ACOOP,Sezione Elèuthera, 1993 Cantelmi T., DAndrea A., Del Miglio C., Talli M., La mente in internet, psicopatologia delle condotte on-line, Piccin, Padova, 2002 Caretti V., La Barbera D. , Psicopatologia delle realtà virtuali, Masson, Milano, 2002 Crispi M., Mangia E., Il disagio giovanile contemporaneo, immagini di unadolescenza tradita, La Palma,editore 2000 De Kerckhove D., (1995), La pelle della cultura, unimmagine della nuova cultura elettronica, Costa e Nolan, Genova, 1996 Di Blasi M., (A cura di ), Sud-Ecstasy, un contributo alla comprensione dei nuovi stili di consumo giovanile, Franco Angeli, Milano, 2003 Di Maria F., Cannizzaro S., Reti telematiche e trame psicologiche,Franco Angeli, 2001 Gibson W., (1984), Neuromant ,Editrice Nord, Milano, 1993 Herz J.C., I surfisti di internet, Feltrinelli, Milano, 1999 Ingrosso M., Pluralizzazione delle droghe e immaginario iperprestativo, In Di Blasi (a cura di), Sud-Ecstasy. Un contributo alla comprensione dei nuovi stili di consumo, Franco Angeli, 2003 La Barbera D., La rete che connette, la rete che cattura, metafore dellesperienza di internet, In Cantelmi e coll., La mente in Iinternet, Piccin, 2000 Pratkanis A., Aronson E., Psicologia delle comunicazioni di massa, Il Mulino, 1996. Ravenna M., Psicologia delle tossicodipendenze, Il Mulino, 1993 Steiner S., (1993), I rifugi della mente, Boringhieri, Torino, 1996 Wallace W. ,(1999), La psicologia di Internet, Cortina, 2000 Winnicott D., (1971), Gioco e realtà, Armondo, Roma, 1981 Young K.S. (1999), Presi nella rete, intossicazione e dipendenza da Internet, Calderini, Bologna, 2000 |
|