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S.I.P.P.
PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

ANNO VIII - N. 1 - Gennaio/Giugno 2001



    RIASSUNTI - SUMMARIES

    CONTRIBUTI - CONTRIBUTIONS


    ENRICO CESARE GORI

    Resistenza-contro-resistenza

    Riassunto
    L’autore comincia a considerare le differenze tra resistenze e difese, tenendo conto della situazione neurobiologica che precede la costruzione della mente. E’ possibile che le resistenze assicurino la sopravvivenza (la continuità dell’essere con l’uso delle difese primarie o proto-difese.) Le difese (secondarie), condurrebbero alla differenziazione psichica assicurando la distinzione tra Es., Io, Super-Io.. Si può osservare che il conflitto tra resistenze e difese continua in tutti noi: pazienti ed analisti. E’ possibile che a livello profondo il paziente che resiste invada l’analista con i propri affetti primari. Se è così vero, occorre valutare quanto le resistenze del paziente attivino le contro-resistenze dello psico-analista:Se diventiamo consapevoli di quanto avviene entro noi il nostro apparato analizzante non rimane bloccato.

    Resistance-counter-resistance

    Summary
    The author starts evaluating how resistences and defences might differ,tacking account of what happens in the original body-mind passage.. The resistences might ensure the personal survival (“being continuity”), using the primary defences. The secondary defences may lead to the psychic differentiation (Id,Ego, Super-Ego.) We might notice that the resistences-defences conflict persists into each of us. At the most profound level of the analytic contact, the patient might intrude the psycho-analyst with his primary affects and sensations. If this is so, we must evaluate to what extent the patient’s resistences stimulate the psycho-analyst’s counter-resistences. We should become concious of waht is happening in ourselves so as to avoid blocking our “analysing apparatus”.

    NATALIA CAMPANA

    Memoria del corpo. Silenzio del pensiero: un'ipotesi di ricerca

    Riassunto
    Attraverso la presentazione di materiale clinico propongo un’ipotesi di lavoro-ricerca intorno alle crisi di panico.
    I pazienti di cui parlo hanno messo in evidenza di avere avuto esperienze precoci di assunzioni di responsabilità. Si tratta cioè di pazienti che da bambini hanno assunto prematuramente ruoli, responsabilità, pesi “da adulti”.. Hanno dovuto assumerli: l’urgenza delle situazioni non permetteva loro di sottrarsi. Ma hanno dovuto tacere a se stessi, non hanno potuto avere consapevolezza di quale insopportabile peso gravasse sulle loro spalle. Hanno dovuto ignorare i segni del corpo, corpo dimenticato, talvolta violentato, violato ed addomesticato al “così si deve essere, così si deve fare”
    Ma il corpo trattiene nella sensorialità la storia personale e familiare, non la dimentica, non la può dimenticare e costringe, attraverso i segni-sintomi-malesseri a ritornare là, sul luogo da cui si è cercato per necessità di allontanarsi, senza riuscirci.
    Il panico, con il suo violento bagaglio di memoria corporea, riapre scenari antichi di esperienze che hanno potuto essere “sentite col corpo”, ma non hanno avuto il tempo, né la possibilità di essere portate a conoscenza del soggetto stesso dell’esperienza. E’ stato compiuto un salto fra il sentire e il fare che ha lasciato senza nome e senza posto quanto è stato violentemente - in tutta la potenza sensoriale - sentito.
    L’ipotesi di lavoro modifica l’approccio clinico, perché fa prestare molta attenzione a quella che, nel modello psicoanalitico proposto da A. Ferrari, viene chiamata “la verticalità”.. Appare prioritario che il paziente possa ristabilire la relazione tra corpo e mente, tra sensazione e pensiero.

    Body mind-silence of mind

    Summary
    The author intends to suggest a hypothesis of research-work concerning panic fits. The patients she is going to speak about, have undergone early experiences of responsability burdens, that is, they prematurely undertook adult roles and highly responsible tasks. They had to assume these heavy tasks in emergency situatios which allowed no way out, and so were consequently forced to hold back the truth from themselves, and were never fully aware how unbearable the burden was. They have to ignore physical symptoms, a body forgotten, violated, sometimes beaten and marred, and so come to accept that: "that's the way it has to be".
    The body, though, keeps sensorial records of personal and family history and never forgets them.
    It cannot forget and, through symptoms and mental disorders, forces one to refer back to where it all started, the place it tried to get away from in vain.
    Panic, with its violent store of corporeal memories (body memory)opens up over a wide scope of past experiences which could be "felt by the body" but have never found a way out nor the time to be acknowledged by the subject involved in the experience.
    The suggested research-work modifies the clinical approach, and concentrates on what A. Ferrari calls "verticality".
    First and foremost a patient must be able to restore a body-mind relationship that connects thought to sensation. The task of a psychoanalyst, then must recreate the body-mind link so as to allow the mind to consider its own body as an object.

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