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Atti del 1°Congresso SI-EFPP - Roma, 6 maggio 2000

"Costanti e Evoluzioni del Setting in Psicoterapia Psicoanalitica"




Dall'integrazione dell'adolescenza alla transizionalità dell'intervento con l'adolescente

Castellano A.*, Cordiale S.**, Montinari G.***

*Socio fondatore Cooperativa "Rifornimento in Volo"
**Socio Ordinario ARPAD. Socio fondatore Cooperativa "Rifornimento in Volo.
*** Socio Ordinario ARPAD. Presidente Cooperativa "Rifornimento in Volo"



Come già è stato evidenziato da numerosi Autori, l'adolescenza rappresenta una fase dello sviluppo con caratteristiche e bisogni specifici centrati sul fisiologico processo di individuazione e di autonomizzazione che si opera attraverso l'articolazione tra la realtà interna e la realtà esterna. In questo contesto ci sembra che una istituzione per adolescenti possa essere più facilmente fruibile qualora riesca ad assicurare un posto privilegiato alla "dimensione transizionale", essere cioè un "luogo terzo" tra mondo interno e mondo esterno, suscettibile di modificazioni creative e di capacità espressive. Inoltre in questa delicata fase della vita, per il profondo bisogno dell'adolescente di un apporto esterno che possa sostenere le sue risorse interne, risulta particolarmente importante il gioco delle identificazioni con le figure significative con cui l'adolescente costruisce il proprio mondo di relazione.
Coerentemente al concetto di transizionalità sviluppato da Winnicott, i "luoghi" per accogliere gli adolescenti dovranno essere polivalenti, adatti al caso, in modo da evitare a tutti i costi la trappola della cronicizzazione, non solo in senso psicopatologico, ma anche riguardo alle modalità di relazione con gli altri e con il servizio. Per questo dovranno essere non solo transizionali (area intermedia terza tra l'illusione e la realtà che consente all'adolescente di sentirsi protagonista di una ricerca), ma anche permettere all'adolescente di sentirsi libero di utilizzare il servizio con il ritmo e le modalità più consone al suo funzionamento psichico attuale. Perché dunque un'istituzione per adolescenti si riveli autenticamente fruibile, essa deve dare un posto centrale alla dimensione transizionale: deve prevedere, pertanto una certa ambiguità tra il mondo esterno e il mondo interno in modo da offrire uno spazio né totalmente soggettivo né totalmente esterno, e quindi aperto a livelli di esperienza diversi.
Su questa linea, come sottolineano Jeammet ed altri autori della scuola francese, riteniamo particolarmente utile, nella presa in carico dell'adolescente, offrire interventi diversificati e l'opportunità di poter differenziare tra le diverse figure che si occupano della sua cura. Ciò favorisce il dispiegarsi dei molteplici investimenti di cui l'adolescente ha bisogno per rimettere in movimento le diverse aree del proprio funzionamento psichico; nello stesso tempo limita i rischi legati al sovrainvestimento di un unico oggetto che può attivare intollerabili vissuti di dipendenza e passività nella relazione. L'integrazione del processo di cura, e quindi del percorso di crescita dell'adolescente, è garantita dal collegamento, dalla coerenza e dall'articolazione "pensata" tra le risorse terapeutiche messe in campo.
Questo tipo di approccio ci sembra particolarmente efficace per quegli adolescenti minacciati nel loro funzionamento mentale e nella loro capacità di pensiero. Adolescenti che, con diversi comportamenti ed espressioni sintomatiche, manifestano le proprie difficoltà evolutive ed il fallimento familiare e sociale nel rispondere alle richieste e ai bisogni di contenimento e di crescita. Si tratta in ogni caso di adolescenti che esprimono, spesso urgentemente, un rischio di arresto o di grave distorsione del processo evolutivo.
La gestione plurifocale del trattamento degli adolescenti si sviluppa attraverso l'integrazione dei bisogni esplorativi ed esperenziali dentro e fuori dal setting. In questo contesto, la Cooperativa "Rifornimento in Volo"(1), che si occupa di aiuto psicologico agli adolescenti, realizza una modalità di intervento integrato che prevede l'inserimento, accanto alle tradizionali figure terapeutiche, di un operatore denominato "compagno adulto", e/o di esperienze di laboratori espressivi. Questo tipo di intervento ci sembra indicato in quelle situazioni in cui il funzionamento mentale, sociale e relazionale dell'adolescente è in stato di stallo o momentaneamente non utilizzato e comunque quando l'adolescente, pur avendo bisogno di aiuto, non riesce ad utilizzare una cura centrata esclusivamente sulla parola e si trova sbilanciato prevalentemente sul versante dei comportamenti agiti.
La figura del Compagno Adulto si è delineata all'inizio degli anni '80 all'interno dell'Istituto di Neuropsichiatria Infantile dell'Università "La Sapienza" di Roma dal confluire di due esperienze innovative: quella di un Servizio di Accoglienza e Psicoterapia ad orientamento psicoanalitico indirizzato esclusivamente agli adolescenti e quella di un Reparto Psichiatrico di ricovero per adolescenti in crisi che si trasformava sulla base dell'esigenza di attivare nuove risorse esterne per i ragazzi ricoverati. L'incontro tra queste diverse aree di lavoro ha aperto la possibilità di coniugare la sempre più approfondita conoscenza nell'ambito della teoria psicoanalitica sulle specifiche caratteristiche del funzionamento psichico dell'adolescente con il dispiegarsi di nuove esperienze nel campo del "fare con", in un ambiente di vita organizzato e con figure di riferimento privilegiate.
Attualmente, attraverso il servizio del compagno adulto, la Cooperativa offre ai ragazzi la possibilità di costruire una relazione significativa di sostegno ed accompagnamento ai compiti evolutivi con un giovane adulto competente nel campo della psicologia dell'adolescenza e inserito in un percorso di formazione psicoanalitica personale e professionale.
Tale relazione è orientata prevalentemente alla realtà esterna del ragazzo, fa strettamente riferimento al suo contesto ambientale e sociale (famiglia, scuola, quartiere) e si consolida attraverso l'opportunità di condividere situazioni ed attività che fanno parte dell'esperienza concreta nella vita del ragazzo.
La possibilità di "fare insieme" assume la qualità di un'esperienza condivisa all'interno di una relazione, diventa occasione per i ragazzi di usufruire di nuove opportunità di confronto ed identificazione e svolge una fondamentale funzione di supporto narcisistico restituendo all'adolescente il piacere del proprio funzionamento.

"Tutte le strade portano a Roma"(2)
Omar incontra il suo compagno adulto quando ha compiuto da poco 17 anni, ma già da alcuni anni soffre di un grave disturbo bipolare, che in alcune fasi ha reso necessario un periodo di ricovero e per il quale è ora in trattamento con una psicoterapia individuale affiancata da una specifica terapia farmacologica.
Il padre di Omar, di origine nord-africana, è stato in famiglia fino a quando il ragazzo aveva otto anni, poi è partito per il Canada alla ricerca di lavoro e da quel giorno non è più tornato. In famiglia pensano che sia un barbone; ha rapporti epistolari con il figlio e molte di queste lettere hanno contenuti di grandiosità irreale che tendono a confermare e legittimare quella del figlio.
La madre, con cui Omar ha un rapporto caratterizzato da un' intensa fusionalità, si è sempre occupata di ogni aspetto della vita del figlio.
I primi incontri tra Omar e il compagno adulto hanno la funzione prevalente di definire una sorta di cornice all'interno della quale collocare la nuova esperienza ed il percorso di reciproca conoscenza. Gli incontri si svolgeranno due volte a settimana per circa due ore e avranno come punto di riferimento la casa di Omar.
Omar accoglie il compagno adulto a casa sua inizialmente con una certa diffidenza. Pur non ponendo mai direttamente domande sulla sua funzione, è evidente che questa fase ha un carattere prevalentemente esplorativo della nuova esperienza di incontro. Ogni volta che il compagno adulto va da lui fanno qualcosa insieme, spesso cose apparentemente banali, come andare al parco o fare una passeggiata per le strade attorno a casa sua. E in quelle passeggiate le strade non sono solo strade, ma ognuna di esse ha una storia, e Omar la racconta:
"In questa piazza di giorno e di notte ci sono i travestiti che a me sembravano delle donne, però adesso so che sono degli uomini che fanno delle cose schifose, io non voglio passare per quelle strade", ma poi "inevitabilmente" quella strada fa parte dei percorsi che Omar propone al compagno adulto.
"Questa pizzeria è dei miei amici, sono dello stesso paese di mio padre"
"In questa strada insieme ai miei amici da piccolo andavo in bicicletta e un giorno avevamo un giornaletto pornografico giapponese... però adesso so che queste cose non si fanno perché le donne sono il male. Esistono due tipi di donne, quelle pure e quelle impure. Per essere vicini a dio bisogna aspettare il matrimonio, però le donne sono tentatrici"

Partendo da queste immagini Omar comunica le sue teorie sul peccato, sul diavolo, sulle donne, e sui meccanismi di purificazione dai pensieri sessuali attraverso la preghiera. In questa fase il compagno adulto sente di essere come un contenitore di angosce per un adolescente privo di un tessuto relazionale e sociale di riferimento, che trascorre il proprio tempo oscillando tra innamoramenti impossibili e sensi di colpa insostenibili, tra giorni passati in casa ad ascoltare programmi di catechesi e fantasie sessuali nei confronti di una vicina di casa come nei confronti della propria madre.
Ma nello stesso tempo è anche la modalità con cui Omar ripropone e fa percepire al compagno adulto la qualità fusionale dei suoi attaccamenti, proponendo una vicinanza che espone l'oggetto alle oscillazioni tra idealizzazione e svalutazione, tra l'essere indispensabile e nello stesso tempo minaccioso. Una opportunità trasformativa si presenta attraverso la possibilità del compagno adulto di tenere fermo un proprio setting interno diversificante, ristabilendo ogni volta quella giusta distanza che gli permette di rimanere in contatto con Omar ribadendo gli elementi differenzianti ed evitando sovrapposizioni e confusioni di ruolo.
Un pomeriggio Omar vuole comprare una rivista pornografica ma non riesce a farlo da solo; vorrebbe che fosse il compagno adulto a comprarla per lui. Il compagno adulto commenta che non c'è niente di male nel comprare quel tipo di giornale, ma che non è un suo desiderio comprarla al suo posto. Non senza una visibile angoscia Omar si reca dal giornalaio e compra una rivista molto spinta che nasconde immediatamente sotto il giubbotto. All'incontro successivo racconta al compagno adulto di averla sfogliata di notte e poi gettata perché "descriveva solo il sesso e non l'amore".
Questa interazione ci permette di cogliere come il compagno adulto può muoversi nel rapporto con l'adolescente senza essere né l'adulto giudicante, né il coetaneo collusivo e rappresentare una nuova opportunità, una possibile mediazione ad una carenza, ad una falla identificatoria nella catena di sviluppo della fase adolescenziale.
Dopo alcuni mesi, al rientro dalle vacanze estive, riprendono gli incontri con la stessa cornice di riferimento. Omar ha molte cose da raccontare e nel rapporto si aprono più opportunità di fare nuove esperienze ludico-creative, come andare al cinema, al Bowling, alla Galleria d'Arte Moderna. Il giorno in cui decidono di andare al Museo, per la prima volta non si incontrano a casa di Omar. Il ragazzo è incuriosito ed eccitato soprattutto da alcune sculture e passa molto tempo ad osservarle. Fa continue domande al compagno adulto, gli chiede: "ma chi ha scolpito questa?..ma chi ha fatto questa doveva essere un genio!... " ed ancora: "io vorrei andare tutti i giorni al museo... la prossima volta dobbiamo andare in tutti i musei di Roma e del Lazio". Sembra che Omar si stia riappropriando della curiosità nei confronti delle cose del mondo; non si sono ripetute visite a Musei, ma i pensieri di Omar sono meno focalizzati sul dualismo desiderio e colpa a favore di una maggiore attenzione nei confronti della realtà circostante.

L'esperienza con Omar ci sembra mettere in luce diversi aspetti che caratterizzano il lavoro plurifocale di cui il compagno adulto fa parte. Intendiamo qui sottolineare che la condivisione emozionale dell'esperienza concreta che permette all'adolescente di sentirsi confermato e sostenuto narcisisticamente, diventa evolutivamente significativa se quanto accade nella relazione con l'adolescente trova uno spazio di ascolto, di comprensione e di significato sul doppio versante dell'adolescente nel contesto della terapia e dell'operatore nella supervisione (3) . E' il gruppo di lavoro che si fa garante e portatore della continuità e dell'integrazione tra i diversi interventi. Come dice Chan in questa prospettiva, lo spazio transizionale, "come metafora dello spazio terapeutico istituzionale", svolge la sua funzione fondamentale di paraeccitazione nella misura in cui la mancanza o l'eccesso di eccitazione da parte dell'oggetto primario costituisce l'origine della carenza dei meccanismi intrapsichici che assicurano la continuità delle funzioni materne.

Sulla base degli stessi principi teorici di riferimento e metodologici nell'operatività, la Cooperativa propone attività di Laboratorio (4) nell'ambito di un lavoro psico-pedagogico integrato, in cui l'interpretazione del significato psicologico dell'azione è coniugato con interventi socio-educativi.
Obiettivo di un progetto integrato psicologico-educativo è di offrire, all'interno di un ambiente definito, strumenti per facilitare l'accesso alla capacità simbolica, attraverso la funzione di supporto figurativo che le attività condivise possono fornire.
Nel contesto delle attività di laboratorio la funzione di "tutoring" e di orientamento progettuale garantita dagli operatori psico-educativi di riferimento, offre un sostegno continuativo al percorso di realizzazione di un progetto con obiettivi concreti e una funzione centrale di mediazione relazionale.


Dall'eccitamento all'entusiasmo
Patrizio, diciassette anni e mezzo, presenta un disturbo di personalità di tipo ossessivo, per il quale è in trattamento psicoterapeutico e farmacologico. Arriva per il primo appuntamento al Laboratorio, accompagnato dal padre e con molto anticipo. Comunica subito la sua agitazione per il fatto che questo appuntamento gli ha impedito di svolgere esattamente il "piano" che lui aveva in mente, spiega: "Dovevo tingermi i capelli di biondo dopo essermeli rasati, ma volevo anche venire qui." Esplorando lo spazio che lo circonda, Patrizio si mostra contrariato ma non ostile. Comincia a parlare come un torrente, come a scaricarsi di una tensione percettibile, ma con coerenza e proprietà di linguaggio. Parla di sé e del suo cane che considera un amico fedele, pieno di vigore, decisione e coraggio. L'operatore avverte che gradualmente si sta calmando e propone di avvicinarsi al Computer, non sapendo ancora quali siano le sue conoscenze informatiche. Patrizio dice che non si ricorda quasi nulla perché è molto tempo che non lo usa. L'operatore passa quindi all'opera, iniziando dalle nozioni di base. Patrizio segue interessato ed attento. Così l'operatore, basandosi sulla necessità di istruirlo su alcune operazioni di "WORD", gli propone di scrivere ciò che il ragazzo ha appena raccontato. Patrizio acconsente e si mette al lavoro con impegno e soddisfazione e si ferma dopo aver scritto una decina di righe. L'operatore non ritiene utile forzarlo a continuare, ma gli accenna che si può comporre un Diario che il ragazzo potrà aggiornare ogni volta che vorrà, quando viene al Laboratorio. Patrizio si crea una sua cartellina e nomina il suo File.
Negli incontri successivi Patrizio si mostra sempre più attivo nel fare domande su come è fatto un Computer e su che cosa ci si può fare. E' particolarmente interessato all'uso di Internet, di getto visita i siti dei suoi gruppi musicali preferiti di cui conosce gli indirizzi a memoria. In queste occasioni Patrizio si mostra nello stesso tempo rilassato e giocoso pur manifestando a tratti la sua eccitazione; nell'insieme comunque si mantiene all'interno di un registro comunicativo congruo. Osservandolo ed interagendo con lui, si va delineando, nella mente dell'operatore, l'idea di mobilitarlo su un progetto a lungo termine e con un senso ben preciso: costruire il sito di Patrizio. Il ragazzo mostra interesse per la proposta, subito chiede: "Cosa c'è in un Sito?". L'operatore risponde: "Secondo me ci sono gli interessi, una presentazione, le passioni... si tratta di fare un progetto, di mettere insieme delle parti dopo averle pensate, di cercarle e inserire le informazioni." Mano a mano che se ne parla, Patrizio prende interesse alla cosa e comincia a sganciarsi dalle indicazioni dell'operatore proponendo le sue idee. L'operatore sottolinea che il sito serve a dire qualcosa di sé a qualcun altro e quindi bisogna individuare un messaggio, una caratteristica o un'abilità che identifica e permette di mettersi in contatto con altri. Decidono insieme di cominciare con le fotografie che Patrizio sceglierà e porterà da casa. La volta successiva il ragazzo le porta: sono le foto della Comunione, di quando aveva 7-8 anni. Sono tutte sullo stesso tema e mostrano un ragazzino dalla faccia dolce e sorridente, magro e sereno. Successivamente aggiungerà alcune foto del suo cane, e di lui tredicenne.
Il progetto che si delinea nella mente dell'operatore si sviluppa dall'esigenza di frenare la corsa frenetica di parole e immagini che si susseguono nelle comunicazioni di Patrizio, per poi spegnersi in un suono uniforme e piatto, costruendo una trama che, partendo dall'esperienza quotidiana, raccolga le sue fantasie e le rappresentazioni di sé in una cornice dove i significati possano essere ancora rintracciati e condivisi.
In conclusione la risposta terapeutica deve tenere conto della sua capacità di offrire al paziente ciò che Jeammet chiama "alleanza narcisistica", sufficiente a fare da contrappeso all'angoscia dello stabilirsi di una relazione significativa. Creare dunque le condizioni di un setting contenente che autorizza un lavoro sui contenuti.
La coerenza, garantita dal gruppo al lavoro, ha essa stessa funzione di terzo e di limite e risulta da un lavoro di elaborazione in gruppo sull'adolescenza e le sue dinamiche e da una comprensione profonda delle mete evolutive fondamentali a questa età.
In questa ottica, gli interventi educativi, pedagogici, di accompagnamento, individuali, gruppali o istituzionali, non sono in conflitto con la psicoterapia propriamente detta, ma fanno parte di un approccio che tende alla comprensione dei bisogni e delle risposte tollerabili e percorribili per l'adolescente nell'attualità del suo equilibrio/disequilibrio psichico. Pertanto detti interventi si collocano trasversalmente nel progetto terapeutico in un "prima" o un "dopo" che trova senso nella peculiarità di ogni adolescente in cura.
Come sottolinea Novelletto l'ambito del lavoro gruppale degli operatori, nella misura in cui promuove la comprensione del transfert e controtransfert dell'incontro, nel suo divenire relazione intricata di aspettative, fa emergere come frequentemente l'adolescente e il suo sistema significativo di riferimento, instaurano con la cooperativa nel suo insieme, aspettative sia collusive che trasformative.
La tensione alla ricerca, piuttosto che alla conferma dei modelli, ci sembra poter, almeno in questo momento, mettere al riparo da un'ipotesi a rischio, cioè che le difficoltà di rapporto e cura con l'adolescente si possano superare attraverso un'organizzazione ideale. Non si può invece evitare di addentrarsi in una relazione intima, empatica, conflittuale in cui gli aspetti concreti, organizzativi rappresentano solo l'appoggio alle segrete rappresentazioni degli oggetti d'amore primari, di Sé e dei propri vissuti.

Bibliografia
AA.VV. (1998) "La comunità terapeutica. Tra mito e realtà", Raffaello Cortina, Milano.
Chan R. (1987) "Il concetto di transizionalità è euristico per l'adolescenza e la post-adolescenza?" in AA.VV. "Adolescenza terminata Adolescenza interminabile", Borla, Roma.
Ferrara M. e coll. (1994) "Alcune riflessioni sul ruolo del Compagno Adulto nell'intervento integrato in adolescenza" Prospettive psicoanalitiche nel lavoro istituzionale, 56-67, V. 12, N.1, gen-apr.. Pensiero Scientifico, Roma
Jeammet Ph. (1980): "Realtà esterna e realtà interna. Importanza e specificità della loro articolazione in adolescenza." In "Psicopatologia dell'adolescenza", Borla, Roma, 1992.
Maltese A., Monniello G. (1997) "Transfert e controtransfert nel lavoro istituzionale con gli adolescenti" Richard e Piggle, 5, p. 37-51
Masina E., Montinari G. a cura di, (1998) Atti del Convegno "Parlare con gli adolescenti - Interventi di accoglimento per adolescenti e giovani adulti" Pamel, Roma.
Novelletto A. (1986) "Psichiatria psicoanalitica dell'adolescenza" Borla, Roma.
Novelletto A., Masina E., Montinari G., a cura di (1998) "L'immagine dell'adolescente nella mente dell'operatore", Osservatorio Adolescenza, Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma, Associazione Romana per la Psicoterapia dell'Adolescenza, Risco, Roma.
Novelletto A., Biondo D., Monniello G. (2000) "L'adolescente violento" Franco Angeli, Roma.
Winnicott D. (1974) "Gioco e realtà", Armando, Roma.



Note:

(1) Non possiamo in questa sede entrare nello specifico dell'organizzazione della cooperativa e pertanto rimandiamo alle altre pubblicazioni da noi effettuate.

(2) Il caso in oggetto è stato seguito dal Dott. M. Contarino operatore del gruppo di lavoro "compagno adulto" della cooperativa

(3) Gli operatori del gruppo di lavoro del "compagno adulto" hanno una riunione settimanale di supervisione sulle attività di accompagnamento.

(4) I laboratori sono condotti dal Dott. L. Lo Cascio socio fondatore della Cooperativa



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