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Atti del 1°Congresso SI-EFPP - Roma, 6 maggio 2000

"Costanti e Evoluzioni del Setting in Psicoterapia Psicoanalitica"




Costanti ed Evoluzioni del Setting in Psicoterapia Psicoanalitica.
Presentazione della giornata di studio

A.Suman

AFPP



Con la "Giornata di Studio" riprende l'attività della Sezione Italiana della EFPP che era rimasta interrotta dopo il primo Congresso di Roma del 1995 che aveva avuto un ottimo successo ed una ampia partecipazione.
I Presidenti e i Rappresentanti dell'Esecutivo nelle recenti riunioni hanno espresso l'intenzione di riattivare i rapporti tra le nostre associazioni che spesso, ognuna per proprio conto, promuovono iniziative scientifiche e organizzative di ottimo livello. Di fatto la SIEFPP è sorta da associazioni che, nell'ambito della comune matrice psicoanalitica, hanno collocazioni geografiche, storie e tradizioni diverse. Se da un punto di vista questa molteplicità costituisce una ricchezza di esperienze, dall'altro è anche necessaria una visione più ampia e, nello stesso tempo, più definita della psicoterapia psicoanalitica. Gli sviluppi e potenzialità cliniche, il riconoscimento del ruolo sociale, le modalità di insegnamento, i rapporti con la psicoanalisi e con altri tipi di psicoterapie, ecc. sono temi che stimolano ulteriori riflessioni e un continuo aggiornamento. La SIEFPP può offrire uno spazio di confronto e condivisione delle esperienze che è, in buona parte, ancora da esplorare. La legge sul riconoscimento delle scuole di psicoterapia (l'Italia è uno dei pochi paesi europei che ha dato un ordinamento all'attività di psicoterapeuta) e dall'altra le norme statutarie della EFPP, costituiscono i poli di riferimento che sono di orientamento nello svolgere l'attività di psicoterapeuta psicoanalitico.
Il fatto che poi le tre sezioni, Infanzia - Adolescenza, Individuale Adulti e Gruppi si ritrovino insieme ad affrontare temi comuni da vertici specifici, rappresenta un'ulteriore singolare occasione di confronto e di sperimentazione che ha come premessa la fiducia nella capacità di dialogare e di intendersi.
Se questa premessa è realistica o utopica potremo verificarlo nella riunione finale della Giornata di Studio aperta appunto ai commenti e ai suggerimenti dei partecipanti.
Da quest'anno in poi il calendario dei congressi europei sarà meno fitto perché i congressi passeranno da due ad uno l'anno, ci sarà così più spazio per le iniziative delle sezioni nazionali; se questa iniziativa avrà il vostro consenso, potrà ripetersi annualmente.
Come risulta dal programma mettiamo alla prova una formula organizzativa già sperimentata nei congressi della EFPP. Abbiamo modificato la tradizionale strutturazione che prevede pochi relatori e tanti ascoltatori, relegati per lo più ad un ruolo passivo. Con il programma predisposto si è cercato di dare più spazio alla partecipazione di tutti attraverso la formazione di gruppi di discussione numericamente limitati.
Alla fine della giornata, come accennavo prima, ci sarà un'apposita riunione plenaria in cui l'Esecutivo potrà rispondere alle domande ed ricevere i commenti e i suggerimenti dei partecipanti, riguardo e allo svolgimento della giornata e all'attività della Sezione Italiana in generale.
Richiamandomi al tema del convegno, si può dire che anche la Giornata di Studio è organizzata sotto forma di settings variabili e che, da buoni psicoterapeuti, faremo il possibile per rispettarli. La riuscita di un programma di questo tipo ha bisogno della collaborazione di tutti.
Farò ora un breve accenno alle motivazioni della scelta del tema di oggi: "Costanti ed evoluzioni del setting in psicoterapia psicoanalitica". Esso tocca uno dei punti topici della nostra attività di psicoterapeuti e il problema dell'identità stessa della psicoterapia psicoanalitica.

Cambiamenti nella Società e nella Patologia Psichica
In questi anni, ci troviamo a essere immersi una società in rapida e continua trasformazione: l'enorme quantità di informazioni che riceviamo (e spesso senza il tempo di elaborarle), i cambiamenti nelle relazioni sociali più ampie ma mutevoli e superficiali, la storia che si riduce ad un perpetuo presente senza insegnamenti del passato e certezze per il futuro, i cambiamenti della struttura della famiglia sempre più nucleare, l'instabilità dei matrimoni, la separazione tra sessualità e riproduzione e il controllo delle nascite, il dato statistico (negli USA) che ormai quasi un terzo dei figli nasce al di fuori del matrimonio, l'incidenza della pratiche di fecondazione assistita e le manipolazioni genetiche, il riconoscimento e l'equiparazione delle coppie di fatto (compresa la richiesta di adozioni da parte delle coppie omosessuali), il cambiamento del concetto di corpo che può prendere forme diverse, assumere un look secondo la moda o la bizzarria del suo proprietario e diventare un aggregato di parti che fanno capo ciascuna ad una medicina e ad una cosmesi diversa e specializzata, sostituibili attraversi trapianti, manipolabili e modificabili attraverso la chirurgia plastica e prossimamente attraverso la clonazione degli organi.... questi sono solo alcuni esempi che ci pongono di fronte a situazioni in cui i limiti tra natura e cultura sono del tutto confusi e che ci obbligano a cercare il senso di tali cambiamenti. Il nuovo soggetto è immerso in una rete di esperienze e percezioni veloci e multiformi e passeggere. Fa notare Simone R. (2000) l'invasione ubiquitaria della tecnologia apre una nuova fase della conoscenza: televisione, computers e, in generale, i media fanno tramontare alcune forme del sapere (per es. quelle veicolate dalla lettura) per farne apparire altre, prevalentemente visive, per immagini. Queste modificazioni biologiche , psicologiche e sociali non possono non avere conseguenze nel nostro lavoro di psicoterapeuti. Esse provocano effetti sui nostri modi di pensare, sulla concezione del Sé, sulla nostra percezione del tempo e dello spazio, (il tempo che non basta mai, per es. possiamo sentirci in ansia o in colpa per non essere in grado di stare al passo con i tempi e la massa di informazioni), sul nostro modo di essere e di atteggiarci nel mondo e sui nostri paradigmi culturali. Eizirik C. L. (1997) nota come la crescente tendenza verso la globalizzazione fa prevalere le somiglianze sulle differenze. Anche tra i più giovani percepirsi diversi dagli altri, isolati o emarginati dalla comunità dei coetanei, sembra essere diventato il vissuto più temibile; la tendenza al conformismo ed alla omologazione che si va affermando può produrre una coartazione della personalità ed una riduzione della creatività.
Le conseguenze di queste nuove condizioni di vita non sono ancora pienamente valutabili, ma sotto l'insieme di queste spinte trasformative anche la patologia psichica va cambiando e diventano sempre più frequenti le sindromi a cui fa difetto la verbalizzazione e la simbolizzazione. Mi riferisco ai disturbi psicosomatici, ai disturbi di panico, alle organizzazioni border-line di personalità, ai disturbi alimentari, alle depressioni cosiddette mascherate, all'ipocondria, ecc. patologie per le quali si rendono necessarie, nuove strategie di intervento psicoterapeutico psicoanalitico (Suman A., 2001)
Si è prodotto un allargamento del campo operativo al di fuori dei disturbi tradizionalmente trattati e in contesti diversi da quelli dalla psicoanalisi classica, per cui si rendono necessarie messe a punto di strategie di intervento in setting diversificati e flessibili ma che devono fare riferimento a modelli operativi confrontabili, validabili e che non diluiscano troppo la matrice psicoanalitica correndo il rischio di chiamare psicoterapia psicoanalitica qualunque scambio verbale protratto e scadenzato tra un paziente e un psichiatra o psicologo o assistente sociale. Si sono apportate variazioni nella frequenza delle sedute, nei ritmi, nella durata, nelle posizioni della coppia terapeuta- paziente, sono aumentati gli interventi psicoterapeutici in ambito istituzionale (ma non ancora abbastanza), si sono estesi i trattamenti alle coppie e ai gruppi familiari oltre che ai gruppi tout court, a categorie di pazienti e contesti per i quali, in passato, non si riteneva indicato l'approccio psicodinamico.
Fondamentale resta la definizione del setting e il suo rispetto: l'assetto che il terapeuta deve assumere e mantenere nel corso del trattamento per dare origine a una relazione e a un processo terapeutico; entrambi (relazione e processo terapeutico) infatti sono le condizioni per un'esperienza di contatto con il proprio inconscio, con i propri conflitti e la propria storia. Realizzare questa esperienza vuol dire, in larga misura, fare esperienza del transfert e del controtransfert. Infatti il mantenimento della lettura transferale della relazione, anche se meno serrata che nei trattamenti analitici, è comunque un vertice imprescindibile di ogni trattamento che riconosca una matrice psicoanalitica. E' principalmente attraverso l'analisi del transfert, che diventa possibile un contatto sempre più approfondito del paziente col proprio mondo mentale compresi gli aspetti regressivi che, se pure meno marcati dell'analisi, sono tuttavia presenti.
E' la costanza del setting che consente di far capire al paziente che noi siamo in grado di mantenere uno spazio / tempo protetto e difeso dalle intrusioni esterne che regge ai sommovimenti interni ed è fonte di sicurezza (sia per il paziente ma anche per il terapeuta) perché protegge dal troppo odio o dal troppo amore, dai desideri fusionali o da seduzioni troppo intense, dall'imprevedibilità della relazione affettiva tra terapeuta e paziente, che necessita, secondo Modell A. (1994), "di costanti istituzionalizzate che creino un ambiente capace di proteggere e favorire l'alleanza terapeutica". Vale a dire che se il setting esterno si sottopone a modifiche, preventivamente stabilite, dobbiamo cercare di preservare quanto più è possibile l'atteggiamento analitico o secondo Meltzer D. (1967) "la funzione analitica" che deve restare costante (ambiente, regola fondamentale, astinenza dall'agire, ecc.)

Il Setting Come Strumento Di Ricerca
Fin dall'inizio la psicoanalisi ha utilizzato il setting come strumento di ricerca. Dalle conoscenze che si sono ottenute attraverso di esso è nata la teoria la quale, a sua volta, è servita a far evolvere il setting. E' un movimento di integrazione, dice Grinberg L. (1981), per cui un elemento promuove lo sviluppo dell'altro e viceversa, e permette di formulare una struttura internamente coerente per scoprire gli elementi che possono essere integrati in un trattamento psicoanalitico.
Alle diverse impostazioni del setting corrispondono pertanto contenuti, atteggiamenti e obiettivi diversi. Da questo punto di vista dobbiamo pensare ai settings come in sostanziale evoluzione. Le modificazioni del modello psicoanalitico di riferimento potranno mettere in evidenza alcuni aspetti e metterne in ombra altri. Se ne deduce, che si formano tanti modelli di terapie ed di esperienze cliniche che devono essere, come accennavo prima, sottoposti a confronto e verifica.
Una delle modifiche più importanti rispetto alla psicoanalisi, riguarda la contrazione dei tempi e della frequenza delle sedute, per ragioni diverse e ben note, sia nei servizi pubblici e sia nel privato. Questa riduzione delle sedute per es. pone la questione di quali fattori terapeutici siano da privilegiare, in quale misura porre l'accento sulla realtà esterna e quanto sul mondo interno, se l'atteggiamento del terapeuta debba essere più attivo, se lo strumento dell'interpretazione debba essere ancora quello principale e che importanza abbiano anche altri tipi di intervento da parte del terapeuta (Bibring, E. 1954): la suggestione, la manipolazione (non nell'accezione negativa che si da di solito), la chiarificazioni, le informazioni (per es. sul percorso terapeutico che il paziente si può aspettare), i confronti fra posizioni diverse e contraddittorie, ecc. Qui il discorso può aprirsi ad una quantità di considerazioni che il tempo a disposizione non permette di fare. Alcuni di questi temi saranno trattati nei Panels e dai relatori di questa mattina.
Certo è che come si vede la divisione tradizionale di psicoanalisi come ricerca e psicoterapia come cura non è più così netta, anzi mi pare proprio che di fronte ella psicoterapia psicoanalitica si estendano ancora territori inesplorati e questo ci conforta circa la vitalità della nostra disciplina.

Bibliografia
Bibring, E. (1954) Psychoanalysis and the Dynamic Psychotherapies: Journal of the American Psychoanalytic Association, 2: 745 - 770.
Eizirik, C. L. (1997) Psychoanalysis today: challenges in culture. International Journal of Psychoanalysis 78: 789-800.
Grinberg, L. (1983) Alcune considerazioni sul setting psicoanalitico in Psicoanalisi aspetti teorici e clinici. Torino Loescher Editore.
Meltzer, D. (1967) The Psychoanalytic Process: London: Heinemann.
Modell,, A. (1994) Per una teoria del movimento psicoanalitico. Milano: R. Cortina Editore.
Simone, R. (2000) La terza fase. Forme del sapere che andiamo perdendo: Bari: Editori Laterza.
Suman, A. Brignone, A. (2001) Transference, countertransference, society and culture: before and during the first encounter. British Journal of Psychotherapy, 17,4, 2001.
Suma,n A. Brignon,e A..(2001) in Psychoanalysis and Psychotherapy the controversies and the future.London Karnak Books.



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