PSYCHOSOMATIC MEDICINE -
VOL. 63, N. 6 / 2001 |
SPECIAL ISSUE: OUTERSPACE RESEARCH
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Pochi sono a conoscenza dei profondi cambiamenti fisiologici e psicologici che avvengono negli astronauti sia in assenza di gravità che al ritorno sulla terra. Per gli organizzatori dei viaggi spaziali, il problema dell'adattamento degli astronauti è difficile da gestire quasi quanto i problemi di ingegneria aeronautica. I problemi maggiori avvengono nei primi 3 giorni di permanenza nello spazio e sono costituiti principalmente da cefalea, nausea, anoressia, insonnia, dolori addominali, ipotensione ortostatica. Aumenta considerevolmente la minzione, anche in assenza di rifornimento di liquidi (a causa di nausea e anoressia), determinando un abbassamento del calcio osseo che deve essere necessariamente compensato dall'assunzione forzata di liquidi per evitare calcoli renali. Inoltre il naso chiuso, permanente in assenza di gravità, non consente di dormire, aggiungendosi al problema di riposare a letto in assenza di gravità con il sole che sorge ogni 90 minuti in media. In sintesi, l'adattamento degli astronauti costituisce un obiettivo prioritario della NASA.
Questo numero di Psychosomatic Medicine dedica 6 articoli allo studio di alcune variabili psicofisiologiche implicate nella reazione di adattamento allo spazio e rappresenta un'ottima occasione per conoscere questo aspetto sostanzialmente ignorato dalla maggior parte delle persone e dai media.
L'articolo di Styf et al (Depression, Mood State, and Back Pain During Microgravity Simulated by Bed Rest) esamina le reazioni psicofisiche alla microgravità simulata a terra per il riposo notturno. La microgravità viene ottenuta sulla terra facendo dormire i soggetti a testa in giù, ossia in un letto inclinato a -6 gradi. I soggetti, dopo 3 notti passate a (tentare di) dormire in queste condizioni, hanno accusato dolore lombare e addominale, oltre a sintomi depressivi, simili a quelli descritti dagli astronauti nei primi 3 giorni di viaggio spaziale. Tuttavia, i problemi in ambiente spaziale reale sono molto più accentuati poiché l'assenza totale di gravità comporta marcati problemi nell'orecchio interno, mancanza di stimolazione gastrointestinale e di redistribuzione del flusso del sangue nei polmoni che la microgravità simulata non riesce a riprodurre.
Meck et al (Marked Exacerbation of Orthostatic Intolerance After Long- vs. Short- Duration Spaceflight in Veteran Astronauts) hanno esaminato il funzionamento del SNA degli astronauti "veterani". L'assenza di gravità infatti produce rapidamente alterazioni importanti a livello cardiovascolare e ormonale. Già nel primo giorno di volo spaziale, gli ormoni ACTH e diuretici aumentano nettamente in risposta allo stress ed alla nausea ed il volume del plasma diminuisce notevolmente. Inoltre si registra una riduzione dei valori pressori e della frequenza cardiaca, con un meccanismo a feedback sulla regolazione del SNA, soprattutto nel contingente simpatico. Gli autori hanno infatti trovato che circa un quarto degli astronauti ha riportato notevoli difficoltà nella posizione eretta al ritorno sulla terra. Infatti si ritiene che il cervello abbia dimenticato come attivare il simpatico in risposta alla gravità dopo essersi abituato all'assenza di gravità. Nello spazio, non esistono più coordinate alto-basso per cui gli astronauti si abituano a prendere cose che non cadono giù e ad andare da un angolo all'altro della stanza senza poggiare i piedi per terra. Per questa ragione, al ritorno gli astronauti mostrano alterazione dei valori pressori, difficoltà di controllo motorio e deambulazione non coordinata.
Kanas et al (Asthenia-Does It Exist in Space?) hanno studiato astronauti russi e americani dei programmi Mir e Shuttle ed hanno dimostrato che i problemi di adattamento maggiori si registrano nei primi 3 giorni di viaggio nello spazio e nei primi 3 giorni di ritorno sulla terra. Ciononostante, l'entusiasmo per l'esperienza rende gli astronauti altamente resistenti allo stress.
Mills et al (Peripheral Leukocyte Subpopulations and Catecholamine Levels in Astronauts as a Function of Mission Duration) e di Stowe et al (Elevated Stress Hormone Levels Relate to Epstein-Barr Virus Reactivation in Astronauts) hanno indagato l'assetto immunitario, modificato dai ritmi circadiani e dal simpatico, entrambi alterati nello spazio. Infatti viene registrata una diminuzione dei valori delle cellule T ed una riattivazione del virus di Epstein-Barr durante il volo spaziale. Si tratta di un problema importante poiché la diffusione batterica è potenzialmente elevata nello spazio chiuso e sovraffollato delle cabine spaziali e l'assorbimento degli antibiotici è molto ridotto a causa delle modificazioni della motilità intestinale. Per questo motivo, i contatti esterni degli astronauti vengono ridotti all'essenziale nei 10 giorni precedenti il decollo. |
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