Progetto di Prevenzionedi Fabrizio MarcolongoE-mail: fabrizio.marcolongo@fastwebnet.itIl progetto consta di tre livelli: Progetto informazione di base Vi sono stati istituti che hanno dato disponibilità di ca. 1 ora di spazio per classe, altri più interventi.Con questa finestra temporale la considerazione delle richieste è stata realizzata non tanto sulla esposizione dei singoli capitoli che riguardano le dipendenze specifiche, ma si è preferito costruire un sistema cognitivo che dia modo alle persone di capire il "meccanismo neurofisiologico" che sta alla base del Comportamento di Dipendenza, lasciando inoltre che i principi essenziali di tale disturbo, conosciuto in gran parte, vengano individuati attraverso un sistema ermeneutico che ha come fulcro il gruppo-classe. Una mia pubblicazione (Tossicodipendenti leggeri e tossicodipendenti pesanti!!!) viene illustrata come spunto di esposizione in cui si parla del fatto che è possibile isolare tre livelli di organizzazione neuronale che sottendono i meccanismi del piacere. I° neurone: che reagisce specificatamente ad uno stimolo (il campo delle dipendenze annovera qui l'elenco dei neuroni che sono specificatamente implicati nell'assunzione di sostanze: nicotina/ac.nicotinico; cannabici/anandamide; eroina/endorfine). II° neurone: potremo dire "mesolimbico", che costituisce il nucleo Accumbens affiancato da altri centri come il nucleo caudato, putamen e pallido, questi ultimi sarebbero responsabili della ripetitività della parte comportamentale legata al disturbo di dipendenza, (non solo la ripetitività dell'assunzione di sostanza ma anche la ripetitività del gioco d'azzardo, la compulsione della lettura della posta elettronica, etc.). Il N. Accumbens, fa parte di una serie di strutture che McLean ha definito 'reptilian complex': un gruppo di centri nervosi che condividiamo con i rettili. I neuroni della shell del nucleo accumbens stimolano i neuroni della corteccia alla dismissione di dopamina, che è il neurotrasmettitore del piacere "corticale", neurone altamente associativo, e che è legato agli aspetti culturali del piacere. Nel caso infatti del forte impulso ad assumere la sostanza o ad eseguire una determinata azione (puntare al tavolo verde, o alle slot-machine) vi è anche l'aspetto 'ossessivo-compulsivo', di competenza striatale, e la sensazione di sollievo successivo al compimento dell'azione potrebbe essere mediata dal n. accumbens III° neurone: e' il neurone corticale, e la sensazione del piacere qui è acculturato, narratizzato. La rete costituita dal III° neurone, organizzata attraverso il reclutamento di gruppi neuronali induce la declinazione della 'beatitudine interna" indifferenziata, quella del nucleo accumbens, che può essere raggiunta con l'assunzione di sostanze, il tabagismo o il gambling, diversificandosi e narratizzandosi a livello corticale. Rimando i lettori all'Area Dipendenze e all'Area Psicobiologia e Neuroscienze della rivista Psychomedia per una trattazione più approfondita. La comunicazione dei contenuti avviene attraverso la discussione in classe, togliendo i banchi e facendo cerchio di fronte al conduttore. Questa modalità induce maggiore coinvolgimento. Successivamente la classe è afferita al livello due: E' al secondo livello che ho situato le richieste di un maggiore dispendio di tempo per la prevenzione, ed ho chiamato questo sistema come "Soft Education", perchè l'attività si richiama alla informazione senza utilizzare mezzi hard: film con scene di violenza od addictions, utilizzazione di messaggi non protettivi, "l'incontro reale con il vero tossicodipendente", ... etc. Si è cercato di utilizzare lo strumento della metafora, in una forma che faccia presa in maniera più efficace della "conferenza" o del dibattito: si sono scelti dei film, che vanno visti da ognuno dei componenti della classe o del gruppo classi, e poi vengono rivisti insieme in più incontri di MoviEmotions. Il film è stato scelto attraverso una discussione con gli studenti. Durante la discussione sono emersi titoli di film che ormai classicamente vengono proposti agli studenti per rappresentare le condizioni della tossicodipendenza. Questa tendenza infatti si è rivelata una costante con la proposta dei seguenti film come Trainspotting, Christian F. - Noi ragazzi dello zoo di Berlino, Arancia Meccanica, Cartoline dall'Inferno e altri titoli meno conosciuti. Tutti i titoli erano stati scelti per le scene che rasentano il genere "splatter", ad effetto, con situazioni emotivamente molto forti, con una ricerca di realismo estremo. Ho spiegato alle classi questo aspetto tecnico, che cognitivamente avrebbe indotto le persone a parlare degli effetti delle scene e non del loro contenuto. La proposta è stata accolta da un Liceo Sperimentale (Liceo S. Pertini) http://www.freeweb.org/scuole/PERTINI e sperimentalmente è stato sviluppato il progetto. Il film che ho scelto di vedere insieme alle classi è "JUMANJI" http://www.spe.sony.com/movies/Jumanji/main.html. Attraverso questo film la persona è coinvolta nel "gioco" che determina reali modificazioni della casa e della città in cui si svolge la storia. La metafora attraverso la quale accompagno i ragazzi è la metafora di un gioco (come la dipendenza da sostanze) dal quale difficilmente si ritorna indietro, e con il quale si rischia grosso. Una delle cose che si rischia è l'allontanarsi dalla adolescenza per 26 anni, come è successo al protagonista del film, Alan Parrish, dopo un turno di gioco. Infatti si è ritrovato nella jumgla (di Jumanji, appunto), come quella metropolitana, e con elementi di rischio come quelli elencati dagli studenti spettatori (lo spaccio, la prostituzione, l'abuso e la violenza sessuale, etc): come in una dantesca allegoria, le apparizioni in ogni turno di gioco (i pipistrelli, le scimmie, gli insetti, il leone, etc.) raffiguravano, come in un dipinto neoclassico, i vari elementi che realmente ogni adolescente incontra. Ma mentre la rappresentazione di film d'effetto (Trainspotting, Pulp Fiction, Le Iene, Christian F. - Noi ragazzi dello zoo di Berlino, Arancia Meccanica, Cartoline dall'Inferno) avrebbe determinato un soffermarsi dell'attenzione su aspetti scenici, qui in "Jumanji" l'elemento della fantasia, supportata dai miei interventi che traevano materiale psicopatologico da più di dieci anni di esperienza clinica con tossicodipendenti e persone detenute, ha costruito la base per il lavoro di brain-storming con il gruppo-classe. La metafora continua quando finalmente altri giocatori si apprestano a giocare e per caso salvano Alan dalla Jungla. Si è assistito quindi al ritorno di Alan al paese originario, come al ritorno del tossicodipendente "dalla storia di tossicodipendente attivo", ad una condizione di drug-free, in cui si ricorda che avrebbe potuto vivere una adolescenza spensierata che gli è stata negata dal Gioco "Jumanji". La scena in cui Alan tocca la sua bicicletta impolverata di tanti anni fa (ventisei) è la stessa scena di nostalgia e struggimento delle persone che finalmente hanno abbandonato la strada e l'eroina e cominciano a pensare alle persone care, agli studi o al lavoro interrotti, alla vita. Così man mano che gli episodi si avvicendavano, si sono trovate le parole per descrivere l'aiuto farmacologico del metadone, si è potuto spiegare che è un farmaco riequilibratore, e non "una droga di stato", si è potuto risottolineare l'effetto deleterio della sostanza MDMA. E si è trovato un accostamento anche per la mandria impazzita, che è l'opinione dell'uomo "che passa per la strada" e che molto spesso calpesta i diritti delle persone tossicodipendenti, a volte come schiacciati dagli elefanti e rinoceronti dell'ottusità del fanatismo politico. Queste mandrie riappaiono a volte come nel film di Jumanji, quando c'è da discutere sulla zona dove collocare la presenza di un Ser.T. Calpestano tutti, anche chi nel Ser.T., ci lavora. Gli argomenti che sono stati toccati hanno riguardato anche la violenza, il bullismo, il rapporto genitori-figli, la lettura delle emozioni attraverso l'espressione del volto degli attori, gli aspetti profondi della scelta tossicomanica, etc. La visione del film è stata preceduta dalla effettuazione della TAS e di un test proposto su Salute e Prevenzione n.24, 1999 - (Formisano et al., Prevenzione e disagio adolescenziale: una ricerca di intervento di psicologia della Salute; Salute e Prevenzione n.24, 1999), un test riguardo la scelta della figura, professionale e non, alla quale chiedere funzioni di prevenzione sul disagio giovanile, consumo di sostanze conmpreso. Gli indicatori di efficacia saranno costituiti da questi indici di significatività statistica, derivante dal confronto dei dati prima e dopo la visione del film e del primo step (l'informazione di base). Successivamente gli studenti hanno potuto scegliere di approfondire ancora di più la loro infomazione diventando opinion-leaders e di accedere ad uno screeening sulla sicurezza di base. Al terzo livello che ho denominato "Leaders": Le persone scelte con opzione volontaria con autorizzazione dei genitori sono sottoposte a test specifici (alexitimia, Attachment Interview). La somministrazione del test sull'Attachment (che determina la possibilità di far emergere eventuali problemi di insicurezza) è stata accolta molto favorevolmente dagli studenti e dai genitori. Il prossimo anno (quest'anno sono state completate le fasi del livello 1 e 2) i componenti del gruppo leaders si esporranno alle informazioni più specifiche rispetto alle sostanze, gli effetti a breve e a lungo termine, le agenzie e gli sportelli ai quali rivolgersi per ottenere aiuto, in completo anonimato. I leaders avranno il compito quindi di affiancare le persone in difficoltà e di poter segnalare le modalità per raggiungere l'aiuto degli adulti e delle istituzioni. Il continuo monitoraggio di questi gruppi attraverso il contatto con i Docenti referenti alla Salute determina: 1) aumento della percentuale di controllo della diffusione di sostanze rispetto agli strumenti repressivi prefettizi. (Lo strumento repressivo ha sempre creato nell'adolescente un sentimento di sfida, e non di rinuncia consapevole al consumo). 2) comunicazione con gli adulti e le istituzioni. Bibliografia: Formisano et al., 1999, Prevenzione e disagio adolescenziale: una ricerca di intervento di psicologia della Salute; Salute e Prevenzione n.24 |