CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 35, N. 4 / 1999
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Analytic Authority in Historical
and Critical Perspective:
Beyond Objectivism and Relativism
Timothy J. Zeddies, Frank C. Richardson
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Gli autori affrontano uno dei temi più scottanti oggi nel dibattito
psicoanalitico, cioè cosa è rimasto del concetto di "autorità
analitica" dopo le critiche avanzate dal movimento della psicoanalisi interpersonale
o relazionale. Uno dei lavori che vengono presi come punto di riferimento
è l'articolo di Jay Greenberg "Analytic
Authority and Analytic Restraint" pubblicato sul n. 1/1999 di Contemporary
Psychoanalysis (e segnalato su Psicoterapia e
Scienze Umane, 4/1999, p.
157). Greenberg, direttore della rivista e uno dei principali esponenti,
assieme a Mitchell, della prospettiva relazionale in psicoanalisi, aveva
affrontato di petto al questione, partendo dal classico articolo di Glover
del 1931 sulla efficacia della interpretazione inesatta, ed era arrivato
a proporre una "terza via" alla questione dell'autorità analitica,
alternativa sia alla concezione classica della obiettività dell'analista,
sia alla concezione relazionale basata su un accordo o una negoziazione
tra i due partners analitici. Questa terza via per Greenberg consiste nel
riconoscimento di un terzo polo presente nella relazione analitica, che
la rende una "costruzione sociale": la comunità psicoanalitica allargata,
sempre presente anche fantasmaticamente, che influenza e vincola il modo
con cui analista e paziente vedono se stessi. La comunità psicoanalitica
praticamente sarebbe una "terza forza" che gioca un ruolo stabilizzatore.
Zeddies e Richardson criticano questa proposta di Greenberg, e sostengono
che in sostanza essa non si differenzia dalla seconda concezione (quella
relazionale), e che i realtà non supera, ma ripropone, la tradizionale
dicotomia tra obiettivismo e relativismo. La loro proposta è quella
di ricorrere alla plausibilità del concetto di "comprensione" ermeneutica,
anche riguardo alla questione dell'etica, senza alcuna certezza o finalità.
Secondo Zeddies e Richardson, il modo di affrontare il problema da loro
proposto evita i rischi sia dell'obiettivismo che del relativismo, e permette
di vedere il concetto di "autorità analitica" in una nuova luce.
Infatti, da un punto di vista ermeneutico, il terapeuta inevitabilmente,
che lo si voglia o no, ha alcune idee preconcette, o degli ideali, riguardo
a quale sia il modo migliore per vivere su questa terra e su quali possano
essere gli effetti desiderati della terapia. Ma quando egli caratterizza
la terapia in modo sia tradizionale che postmoderno, rischia di offuscare
alcuni dei significati etici che fanno parte integrante del processo analitico
così come è vissuto oggi nell'epoca in cui viviamo. Ad esempio,
come anche Cushman ha fatto notare più volte, l'ideale della psicoanalisi
e della psicoterapia in generale oggi è quello di rendere l'individuo
più autonomo, emancipato, indipendente, libero. In altre parole,
la psicoanalisi porta con sé una visione potentemente liberatoria,
emancipatoria. Ma questo ideale (che per Cushman naturalmente compenetra
anche certe teorie psicoanalitiche) ad esempio cozza contro la più
completa gamma dei valori morali e dei doveri politici e di solidarietà
sociale richiesti dal mondo i cui viviamo. |
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