Questo
intero numero di Contemporary
Psychoanalysis (il n. 3/2003) è
dedicato alla memoria di Steve Mitchell, che ne fu il direttore per tanto
tempo, e che è deceduto prematuramente il 21 dicembre 2000 all'età di 54
anni (vedi l'obituario scritto da Greenberg
sul n. 2/2001 della rivista, segnalato anche su Psicoterapia
e scienze umane, 4/2001, p. 147). In questa premessa Jay Greenberg, che è
curatore di questo numero speciale e che successe a Mitchell nella direzione
della rivista (dal n. 1/2002 diretta da
Donnel B. Stern; vedi il suo editoriale
sul n. 1/2002), presenta i vari articoli e racconta il lungo rapporto di
amicizia e collaborazione intellettuale che ebbe con Mitchell fin dagli anni in
cui erano studenti della stessa scuola di psicoanalisi, vivevano entrambi quel
clima di isolamento ed esclusione (essendo psicologi) dalla comunità
psicoanalitica "ufficiale" (isolamento che terminò con l'azione
legale degli psicologi contro gli psicoanalisti medici, del 1989), si
vedevano quotidianamente allo stesso ristorante cinese dove discutevano di
psicoanalisi con passione, ed ebbero l’idea di scrivere assieme il libro del
1983 Le
relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica
(tradotto in italiano da Il Mulino nel 1986), libro che ebbe un enorme successo
e che li fece conoscere alla comunità psicoanalitica internazionale. In seguito
Mitchell scriverà molti altri libri: tra i tanti, si possono ricordare i
seguenti: Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi: per un modello integrato
[1988], Torino: Bollati Boringhieri, 1993; Speranza e timore in psicoanalisi [1992], Torino: Bollati
Boringhieri, 1995; Le
matrici relazionali del Sé,
Roma: Il Pensiero Scientifico, 1992; Influenza ed autonomia in psicoanalisi
[1993], Torino: Bollati Boringhieri, 1993; L'esperienza della psicoanalisi.
Storia del pensiero psicoanalitico moderno, con Margaret J. Black [1995], Torino:
Bollati Boringhieri, 2002; Il
modello relazionale: dall'attaccamento all'intersoggettività [2000],
Milano: Cortina, 2002; L'amore può durare? Il destino dell'amore romantico
[2002], Milano: Cortina, 2003; e così via.
Inoltre Mitchell fonderà nel 1991 la rivista Psychoanalytic Dialogues, e
diventerà il leader indiscusso di un grosso movimento cosiddetto di
“psicoanalisi relazionale” che ha stimolato un notevole interesse anche
presso gli analisti appartenenti al filone della psicoanalisi tradizionale.
Greenberg dice che il loro libro del 1983 si può definire uno dei primi
tentativi di "psicoanalisi comparata", o meglio, l'espressione di
una prima fase di psicoanalisi comparata nel senso che gli esponenti delle
diverse scuole di psicoanalisi vennero fatti dialogare tra loro per così dire
senza il loro consenso, cioè tramite la voce degli autori del libro, dei loro
"interpreti" (Greenberg e Mitchell, appunto),
che, dall'esterno, hanno "imposto" su di loro alcuni temi comuni per
vedere come venivano trattati (ad esempio il concetto di pulsione, di relazione
oggettuale ecc.). Invece ora, continua Greenberg, si può dire che questo
fascicolo della rivista rappresenti una seconda fase di psicoanalisi comparata,
in cui gli esponenti di diverse suole psicoanalitiche si confrontano tra loro,
parlando senza la mediazione di nessun moderatore o interprete, e, forse, senza
necessariamente vivere gli altri interlocutori come contrapposti in modo
antitetico. Ad ogni autore è stato chiesto di descrivere in che modo la
cosiddetta "svolta relazionale"
ha influenzato il proprio modo di pensare teoricamente e di lavorare
clinicamente coi pazienti. I colleghi invitati a intervenire sono Sander
Abend (che interviene dal punto di vista della psicoanalisi classica), Beatrice
Beebe & Frank Lachmann (che intervengono dal punto di vista della infant
research in psicoanalisi), James Fosshage (che interviene dal punto di vista
della Psicologia del Sé), Jeremy Safran (che interviene dal punto di vista
della ricerca empirica), e Stephen Seligman (che interviene dal punto di vista
della infant observation); infine Lawrence Jacobson recensisce e discute
i due ultimi libri di Mitchell (dove ravvisa, per così dire, un suo dialettico
"ritorno a Freud"). Greenberg, nel
presentare i vari articoli del fascicolo e nel riprendere alcuni temi dibattuti,
pare avere ancora l'amico Steve Mitchell come interlocutore immaginario,
ricordando cosa lui avrebbe detto e dove sarebbe stato d'accordo o in
disaccordo.
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