Bob Storolow in questo lavoro (presentato al congresso
della International Association for Relational Psychoanalysis and
Psychotherapy di Roma del 23-25 giugno 2005) propone il concetto di "inconscio
ontologico", che si riferisce alla perdita del senso dell'essere di una persona.
Il senso dell'essere nasce quando l'esperienza emotiva diventa linguaggio, ed è
profondamente dipendente dal contesto (nel contempo però, dato che viene
definito "ontologico", parrebbe anche unico e specifico di una persona). L'articolo
ha epigrafi di Heidegger, Lacan, Wittgenstein e Gadamer, e inizia con una poesia
che lo stesso Storolow ha scritto sulle emozioni che prova al mattino quando
porta sua figlia Emily a scuola, per poi raccontare con grande dettaglio il
grave trauma da lui subito quando, il mattino del 23-2-1991, ha trovato sua
moglie Dede (la psicoanalista Daphne Socarides Storolow) morta nel letto, un mese dopo la
diagnosi di cancro polmonare metastatizzato (questa sorta di self-disclosure
di Storolow può suscitare in alcuni lettori un certo imbarazzo per il tipo di
contenuti così personali che vengono rivelati, e può sfiorare il cattivo
gusto, o per lo meno la sensazione di assistere ad una autoesibizione
eccessiva). Bob Storolow continua raccontando il doloroso e prolungato lutto che ha
attraversato e le difficoltà incontrate dalla seconda moglie (Julia Schwartz,
incontrata nel marzo 1993 e sposata il 3-6-1995, da cui ha avuto la figlia Emily) nel
convivere con i suoi continui ricordi di Dede. Storolow poi nella seconda parte
dell'articolo usa questo racconto autobiografico per ricordare le sue
formulazioni, avanzate originariamente assieme ad Atwood e poi anche alla Orange,
sui tre tipi di inconscio ("preriflessivo", "dinamico" e "non validato"), e
chiarisce il suo concetto di "inconscio ontologico". Nell'articolo seguente
Hazel Ipp discute elogiativamente il contributo di Storolow, il quale poi
replica brevemente.
Anche questo articolo, come quello di Jeremy Safran in
questo stesso numero (al cui commento si rimanda) testimonia la
tendenza di questi settori della psicoanalisi a cercare la propria identità in
universi di pensiero (come in questo caso la fenomenologia) dai quali in passato
la psicoanalisi voleva differenziarsi. Per un commento più approfondito, vedi
la rubrica "Riviste" del n. 3/2007 di Psicoterapia e Scienze
Umane.
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